martedì 30 marzo 2010

REGIOANALI: TOSTA BATOSTA


Il risultato delle regionali, in particolare con la vittoria di Vendola in Puglia e la sconfitta in Campania, evidenzia che laddove si afferma la politica dalemiana, il centro-sinistra perde. Il popolo di sinistra non vuole più essere preso per il culo. Nessun effetto francese, il problema è tutto italiano. La sinistra deve riorganizzarsi, trovare una forte unità tra le varie componenti e, soprattutto, ritrovare le sue radici nella società civile.
Ancora ieri sera Errani definiva il Movimento 5 Stelle come una forza antipolitica populista guidata da un solo capo. Questa miopia, o malafede, non fa bene alla sinistra. Non si è capito che la politica la devono fare i cittadini e che i partiti, le coalizioni, devono essere solo lo strumento della partecipazione sociale alla politica. Per questo il movimento grillino è stato premiato in Emilia-Romagna con un bel 7% che surclassa forze come la Federazione.
Io, alla fine, ho votato Rifondazione-Comunisti Italiani. E non me ne pento. Ma è stato un voto di bandiera aperto alla riconferma di Errani. Non certo di consenso alla politica "di parrocchia" dei partitini comunisti residuali.

sabato 27 marzo 2010

MONICELLI E LA PAROLA IMPRONUNCIABILE.


Durante Raiperunanotte, l'intervista a Mario Monicelli, uno dei più grandi registi italiani, è stata illuminante. Lo ha detto apertamente: a questo punto in Italia, l'unico modo per cambiare le cose è una rivoluzione. Subito il Pdalemiano Floris, ha voluto distanziarsi, distinguere. Ormai gli exPci hanno gli anticorpi di default: qualsiasi cosa recuperi antiche categorie della lotta politica dei comunisti e dei rivoluzionari di sinistra in genere, viene scartata a priori.
La raffigurazione che fanno della società italiana, del teatrino dei pupi e dei pupari, dei gattopardi occulti e benevoli, è molto simile a Paperopoli. Come se ci fosse una destra democratica e costituzionale al governo da una parte e un'opposizione di conseguenza collaborativa su ciò che va bene e critica su ciò che va male dall'altra.
I fatti e dove sta andando il paese sotto le picconate alle istituzioni e a parti dello stato nel governo Berlusconi, ci dice il contrario. Ci dice che davanti a una destra eversiva che sta occupando lo stato e rapinando il bene comune con protervia, cancellando le regole costituzionali e le leggi, occorra ben altra opposizione.
Non siamo più negli anni sessanta e settanta, dove un'estrema sinistra dottrinaria e dogmatica, consegnava inerme la critica politica e l'opposizione rivoluzionaria alle fauci di una repressione di regime democristiana, legittimata dalla violenza politica e dalla lotta armata.
Monicelli lo sa e con la sua parola disvelatoria: rivoluzione, lo ha bene espresso. Qui siamo di fronte a una società civile, democratica, che non ci sta e che comprende che va avviato al più presto un cambiamento radicale del sistema politico italiano, prima di ritrovarci alla stregua di un regime alla Bokassa, nella sua variante telefascista.
Rivoluzione oggi non è "dittatura del proletariato", un evento teorizzato da schemi analitici consegnati ormai ai musei di storia. Rivoluzione oggi è difesa e affermazione della Costituzione e dei diritti dei cittadini. Perché elementi di socialismo, ossia di collettivizzazione del bene pubblico e delle risorse strategiche, di protezione sociale delle fasce più deboli, di forma di salario sociale nell'ottica di un reingresso nella piena occupazione di precari e disoccupati, di ripristino dei diritti civili e politici riconosciuti da tutte le carte più autorevoli in ambito ONU, di controllo dal basso dei mezzi di informazione a cominciare dal servizio pubblico televisivo e così via, sono possibili e costituzionali. Di più: sono urgenti e non più rinviabili.
Certo, per il paese che siamo, si tratta di una rivoluzione bell'e buona. Monicelli sostiene che per cambiare si dovrà passare attraverso la sofferenza, delle scelte dolorose. In altre parole un conflitto aspro, di cui non oso neppure immaginare i contorni. Ma la conditio sine qua non, è che tutti, destra e pseudosinistra, se ne vadano a casa. E non lo faranno facilmente e di loro spontanea volontà, di fronte a un ciclo di lotte sociali vaste.
Forse dentro il PD si metterà in moto un meccanismo di riciclo. Ma la destra piduista, con il suo armamentario di servizi deviati, bombe nelle piazze, squadrismo fascista o mafioso, quinte colonne nelle forze di polizia, non si lascerà scalzare secondo lo schema populistico dell'acclamazione o al contrario del ludibrio di massa. Berlusconi si sta preparando a governare ancora e poi ancora, come presidente della repubblica con ruoli mutati, con i poteri concentrati su di sé. Il suo delirio, nato con i soldi della mafia e della finanza italiana eversiva sin dai tempi di Sindona, proseguirà se non viene fermato prima da una forte mobilitazione sociale e dalla riorganizzazione politica di una sinistra larga e diffusa, che possa sintetizzare il mandato di massa nell'azione politica in Parlamento e nelle istituzioni.
Il PD non può assumersi questo compito. E' intriso di pensiero debole, nicchia sulla fase (magari lo sa ma fa finta di non sapere e attenua la sua politica di critica al governo) ed il suo gruppo dirigente è compromesso con alcuni poteri forti della finanza e del capitale italiano. E poi non è da una santa alleanza centrista, che includa il neodemocratico Fini e i clericodemocristiani alla Casini, che può nascere il nuovo. Solo gestione dell'esistente.
Monicelli è stato chiaro e il suo pensiero deve essere ascoltato e raccolto da una sinistra che deve tornare a essere sinistra militante, espressione del disagio sociale, sintesi politica delle lotte di fabbrica e per il lavoro, mobilitatrice di strati sociali che ritrovano un'identità collettiva in lotte come quella per l'acqua come bene pubblico, o contro la devastazione del territorio e l'inquinamento (vedi la TAV e le discariche campane). Deve tornare a tessere il filo rosso del conflitto sociale, sulla nuova cultura politica che sta nascendo: quella degli onesti, quella che dà valore supremo alle istituzioni repubblicane nate dalla Resistenza. Dall'estremismo siamo stati vaccinati. E' ora che le nuove generazioni prendano su loro stesse la responsabilità di guidare il paese fuori dal delirio di una classe dirigente corrotta, che ogni cosa che fa la fa per il suo esclusivo interesse.
Questa è la rivoluzione: stravolgere i "giri", abbattere le clientele, i nepotismi, far pagare le tasse a chi non le hai mai pagate o pagate poco. Riequilibrare i poteri a favore dei cittadini, sottraendolo alle banche e alla finanza. Portare il Vaticano a una sua funzione esclusivamente religiosa. Non politica. Salvando la laicità dello Stato. Sanzionare pesantemente quegli imprenditori che portano le loro produzioni fuori dal paese, lasciando a casa i lavoratori.
Tante cose devono cambiare. Tante. Monicelli con una sola parola ce le ha indicate.

venerdì 26 marzo 2010

RIVOLTA CIVILE SULLA RETE

Quella di ieri sera è stata la prima grande dimostrazione web. Dimostrazione di come la rete sia in grado di spezzare il monopolio televisivo. Non che Santoro sia un esempio di partecipazione democratica diffusa all'informazione e al giornalismo di massa. Ma certamente, dietro il forte appello di numerose personalità e lavoratori della RAI alla liberazione del servizio pubblico televisivo dalle lottizzazioni e dal controllo censorio del cavaliere, si è mossa una straordinaria partecipazione popolare all'evento.
Dopo la passività di decenni, stiamo arrivando alla rivolta civile nei confronti di un regime che ci sta portando dritti alla dittatura. E ancora una volta, come a Teheran e a Pechino, protagonista è il web con le sue mille forme di connessione, espressione, condivisione.
Se la TV è quintessenza del regime, flusso univoco di informazione inevitabilmente manipolata, la rete esprime partecipazione, condivisione delle informazioni, pluralismo di opinioni.
Bene ha fatto Santoro a utilizzare questo mezzo. In futuro potremo pensare a un servizio pubblico che coniughi tv e rete favorendo la partecipazione popolare ai mezzi di comunicazione di massa.
Ora però, il divario tra il paese passivo, quello delle pantofole davanti alla Tv e dei reality, e quello della ricerca attiva dell'informazione, dell'autoproduzione culturale, dei blogger, sta aumentando. Il secondo è ancora minoranza, ma la rete consente di far circolare nella società stessa idee, punti di vista non controllati e uniformati dall'agenda setting delle tv berlusconiane o para-berlusconiane.
Sulla rete e sui flussi di informazione liberati dal controllo censorio e falsificatorio, si gioca il futuro del paese. Dobbiamo spettarci di tutto. Come quella proposta di legge che con la scusa della lotta alla pedofilia, metteva il bavaglio alla libertà di espressione e di opinione su internet. Ormai Berlusconi e soci hanno capito da dove viene il pericolo per il loro disegno piduista. Non da una falsa opposizione che vuole spartire e contrattare spazi di potere in un bipolarismo osceno. Non da un capo dello Stato che firmerebbe qualsiasi porcata gli porti il cavaliere. Anche il conto delle escort. Ma da una società civile e democratica che non ci sta a lasciare a mafia e poteri forti, fascisti e razzisti d'ogni risma la gestione futura del paese.
La lotta è aperta ed è appena incominciata.

sabato 20 marzo 2010

IL DELIRIO DEL CAVALIERE

Per Berlusconi, il giudice che ha sbattuto in galera Frisullo è un "magistrato vero", mentre invece quelli che inquisiscono lui sono "magistrati di sinistra", toghe rosse. Credo che neppure un bambino di tre anni, che dice "questo è mio", arrivi a tanta animalità di ragionamento. Berlusconi è come quello stronzo che usa il clacson a prescindere, che ti fotte il posto nella fila sapendo di farlo. Un tifoso da curva che ama la sua squadra anche se è composta da hitleriani pedofili. E' l'esempio vivente del proliferare italico di teste di cazzo che vivono sulla prepotenza e sulla malafede.
Quando la sua epoca sarà finita, nelle generazioni future resterà un blando ricordo, perché anche la merda più pregnante con la pioggia del tempo scivola via. Ma ciò che resterà sarà il luogo comune di un presidente padrone, falso e ipocrita, codardo e fregnaccione, pronto a cambiar le carte in tavola pro domo sua.

INCIUCI E CIUCI (DI ESCORT...)



La vicenda Frisullo in Puglia, sta a dirci che è ora di finirla con l’epopea dalemiana dell’inciucio, della spartizione, della disinvoltura con cui si scelgono i rappresentanti del centro-sinistra. I cavallini di razza sono personaggi che vanno alle candidature già con l’acquolina in bocca. Non è l’occasione che fa l’uomo ladro. E’ il ladro che cerca l’occasione.

Non abbiamo bisogno di questa sinistra compromessa con le parti più malate del potere politico e con i comitati d’affari.

Abbiamo bisogno di una sinistra sana, pulita, fatta di cittadini che accettano un mandato politico, che partecipano quali candidati alle elezioni per il bene pubblico. E che poi, alla fine del mandato, tornano a casa, al loro lavoro. Non abbiamo bisogno di politicanti di professione: né di quelli da sette legislature come Fassino e consorte, né dei grigi funzionari di Rifondazione a stipendio operaio. Sono tutti legati alla seggiola, fanno tutti parte della stessa logica.


A dieci giorni dalle elezioni regionali, penso di dover dare la mia indicazione di voto. I Movimenti 5 Stelle di Beppe Grillo. È l’unica forza politica nata dalla protesta dei cittadini.

Invece ecco chi non indico. Sinistra Ecologia e Libertà, è una forza politica che si muove solo in funzione del PD, per spostare l'asse a sinistra, ma non si pone il problema di una vera autonomia politica di classe nel paese. Rifondazione è un crogiuolo di vecchi miti. Dopo Bertinotti e l'uscita dei vendoliani non è rimasto nulla di propositivo: la solita e opinabile Cuba, la falce e il martello svuotato a icona simbolica priva di contenuti e una centralità retorica del lavoro, lodevole, ma insufficiente, un economicismo assistenziale, privo di progettualità forte.

giovedì 18 marzo 2010

O CI SEI, O CI FAI...

L’intervista di ieri della Finocchiaro (PD) ai vari Tg, può sembrare in apparenza una critica a Berlusconi, ma in realtà...

Cosa dice la Finocchiaro: Berlusconi, invece di preoccuparsi dei problemi del paese, ha una sola preoccupazione, quella di occuparsi delle sue vicende e dei suoi affari.

No, cara Finocchiaro, voi del PD o ci siete o ci fate. L’autotutela a tutti i costi, attaccando magistratura, e quant’altro è solo un aspetto e neppure il più imporante. La questione vera è che Berlusconi rappresenta interessi forti. Dietro di lui c’è un insieme di personaggi, nell’ombra, che si servono del governo Berlusconi per modificare la morfologia del nostro sistema politico costituzionale.

Non vedere questo significa consegnare il paese ai poteri forti che Berlusconi incarna. O peggio, significa ingannare i cittadini per partecipare alla spartizione dei poteri.

Quindi, cara Finocchiaro, delle due una: o il tuo discorso è quello di una cretina patentata, oppure è in malafede.

Vorrei pensare a una cretineria.

domenica 14 marzo 2010

QUIRI... ANALE: CON IL NOSTRO. CONTRO IL PARTITISMO, AUTONOMIA DI CRITICA E DI ORGANIZZAZIONE POLITICA.

Ma chi l'ha detto che non si può criticare il capo dello Stato? Chi è: Dio? Il PDL che definisce l'opinione di Di Pietro come un atto eversivo. Il PD che sostiene che chi attacca Napolitano è fuori dalla coalizione. La prima posizione è criminalizzazione pura dell'avversario politico e si iscrive nel piano di annichilimento di ogni voce di dissenso. La seconda posizione le fa da contraltare, ha il compito di spianare la strada ai carri armati mediatici della criminalizzazione. La questione vera è che Napolitano rappresenta un disegno politico bipartisan, riconosciuto da PDL e PD: la spartizione partitocratica bipolare del potere. Non c'è dubbio che il PD sia di per sé una forza democratica, ma sta sbagliando tutto. Per convenienza miope ci sta svendendo al piduismo di regime. Per cui penso che sostenere le coalizioni di centrosinistra con la scusa di battere a tutti i costi la destra, sia altrettanto miope.

Personalmente ho creduto a SEL, perché c'è bisogno di una forza di sinistra, laica, che sintetizzi e comprenda in un percorso comune e in un programma condiviso, il meglio delle tradizioni politiche democratiche del comunismo, del socialismo e dell'ecologismo. Ma oggi, vedo che SEL appoggia De Luca in Campania, si coalizza con il PD a prescindere, non ha una politica autonoma seria e reale. Si poggia sul personalismo dei suoi dirigenti. Sfocia nella genericità sloganistica. Non vedo molta differenza tra "la politica del fare" berlusconiana e "la buona politica" di Vendola. Basta con questa politica.

La nascita di movimenti d'opposizione dal basso ci indica quale sia la vera strada. Con il popolo viola però, si è persa l'occasione di essere qualcosa di diverso da questo politicantismo autoreferenziale. Ancora una volta "pompieri" e strumentalizzatori si sono mossi per fagocitare e depontenziare questo movimento, il quale ha ragione d'essere solo se autonomo da ogni simulacro della vecchia politica e dai partiti.
Oggi sta passando un assioma molto pericoloso: o sei nel contesto dei partiti o sei un eversivo. Su questo postulato ci marciano tutti. E i contenuti spariscono. Esempio: mi piacerebbe chiedere alla Bonino se è ancora liberista sulla questione economica. Perché ancora una volta quella che passa è la centralità del "buon mercato".

Intendiamoci: non mi fa schifo un'alleanza di centro-sinistra, anzi, la auspico. Il problema vero è che manca seriamente una forza di sinistra di classe che unisca la questione democratica a quella del lavoro. La vera autonomia politica nasce da qui. Invece, ad esempio, vedo in Rifondazione Comunista una forza che pone la questione del lavoro in modo economicistico. La vedo in battaglie di retroguardia. I movimenti stessi pongono sul tappeto la centralità della lotta politica. Il popolo viola la sviluppa sull'affermazione della democrazia reale nel paese, a partire da quella "formale" della Costituzione. Le lotte operaie hanno in sé, potenzialmente, nella questione del lavoro una forte valenza politica, di trasformazione dell'organizzazione del lavoro, della sua divisione, del comando d'impresa. C'è un piano politico forte su cui si sono innescati i grandi movimenti e fasi di cambiamento radicale della società: la questione del potere nel processo produttivo, nella produzione e nella riproduzione dei rapporti sociali. Nei rapporti di forza tra classi nel conflitto sociale. Piano politico che Rifondazione Comunista non coglie.

Paradossalmente movimento viola e lotte operaie che occupano le fabbriche, scendono per strada salgono sui tetti sono molto più leninisti di chi si crede depositario di quella tradizione. Certo, è un leninismo di sola prassi, spontaneista, un leninismo autorganizzato. Ma io credo che la migliore tradizione leninista sia proprio quella che pone al centro l'autonomia di classe anche nei confronti delle ossificazioni burocratiche di partito. Un leninismo per certi aspetti "negriano", che l'autonomia operaia degli anni '70 seppe esprimere nei momenti più alti di quel conflitto. Che non furono espressi dall'avanguardismo armato, dalle sue degenerazioni lottarmatiste, bensì dalle espressioni politiche di massa che emergevano nelle fabbriche, nelle scuole, nelle università, nei quartieri ghetto delle metropoli. Da quelle espressioni che esercitavano la forma politica più alta che la classe possa esprimere: la riappropriazione di ricchezza sociale, il controllo del processo produttivo, il rifiuto di vivere la riproduzione sociale in modo alienato e secondo la mera logica di profitto.
Quei movimenti furono autenticamente messianici, poiché oggi sappiamo a cosa ha condotto la centralità del profitto e del mercato. Tutte le politiche "di sinistra", che hanno subordinato il bene comune al mercato, che hanno accettato il pensiero unico del liberismo, la falsa neutralità dei provvedimenti per il bene del paese, i governi dei tecnici (come il governo del fare berlusconiano...) sono crollate, eppure ci sono ancora i D'Alema che le sostengono e le spendono in uno spazio bipartisan con la destra. Il tatcherismo e il blairismo ce li abbiamo ancora in casa.

Oggi il concetto di produzione sociale di ricchezza, di beni e di cultura, le risorse, vengono definite "bene comune". Oggi dovremmo sapere che dopo la sconfitta della sinistra extraparlamentare e dei movimenti degli anni '60 e '70, finiti quei cicli di lotte, passata l'epoca storica del mondo diviso tra "comunismo" e capitalismo, possiamo e dobbiamo cogliere i valori forti della democrazia italiana, creata dai padri.
Mi aspettavo per questo un'autocritica forte su questo terreno da parte di chi vuole cogliere il meglio dell'esperienza del movimento rivoluzionario di trent'anni fa. Nisba.
Per come la penso io, dobbiamo essere i più strenui difensori dello stato di diritto e partire da qui per estendere la democrazia reale nel paese, lottare per il governo della società su basi economiche, amministrative e sociali autogestite dalle classi popolari da sempre espropriate della facoltà di decidere del bene comune. L'art. 41 della Costituzione parla chiaro. C'è spazio nella Costituzione formale per ripartire dall'attualità del collettivismo come elemento regolatore del mercato stesso, nell'ottica del suo superamento, nel rispetto delle identità economiche e sociali di tutti.
So che è un discorso forte. Ma è l'unico oggi su cui ricostruire un soggetto politico comunista in grado di lavorare a una forza politica più ampia e che comprenda sul piano della dialettica progettuale le altre anime del socialismo e dell'ambientalismo.

Non c'è tempo. Le scosse che le bolle speculative e la centralità del liberismo e della finanziarizzazione dell'economia, la distruzione delle risorse e dell'eco-sistema di questo pianeta impongono scelte urgenti. Va ricostruita un'intelligenza collettiva a partire dal nostro stesso territorio, su questioni fondamentali come la vivibilità nelle città, l'uso collettivo delle risorse che sono di tutti, l'acqua in primis, l'autogestione come in Argentina delle fabbriche, la riconversione della produzione verso processi produttivi virtuosi e prodotti eco-sostenibili, la denuclearizzazione vera dei territori, la valiorizzazione delle economie di prossimità e degli scambi di comunità, la socializzazione del sapere, l'orizzontalità dei mezzi di comunicazione favorita dalle nuove tecnologie di rete, la ridefinizione delle aree urbane, oltre i ghetti e la terziarizzazione dei centri storici, con la creazione e l'estensione di spazi per i bambini, gli anziani e tutta la cittadinanza, il reddito minimo garantito e la casa per tutti.
Utopie? Non credo proprio. Vivere bene senza tumori, decidere democraticamente della cosa pubblica, vivere dignitosamente con o senza lavoro devono, senza guerre, deve diventare realtà per ogni cittadino di questo mondo.

Quindi, tornando a palla a Napolitano: perché risponde a due cittadini e non al movimento viola, che è espressione di parte della società civile di cui Napolitano stesso ciancia tanto?
Il "presidente di tutti gli italiani", ha il dovere di render conto non solo ai partiti (anima candida... si pone il problema che il maggior partito italiano non partecipa alle elezioni a Roma...), ma a tutte le forze della cittadinanza che si esprimono nella società. Napolitano non lo fa. Ecco perché è soltanto il mero presidente dei partiti e della partitocrazia.


sabato 13 marzo 2010

IL NOSFERATU DE NOANTRI.

Dove c'è costruzione di notizie false, di campagne denigratorie, ossia: dove c'è la zona oscura dell'informazione di regime, c'è lui, il Nosferatu de noantri, Augusto Minzolini, direttore del TG1. Lo ricorderemo per i suoi videoeditoriali contro i cittadini e le associazioni democratiche che scendono in piazza per un'informazione libera, le notizie false come: "assolto Mills", le telefonate rivelatorie dell'essere pappa e ciccia con i delinquenti dell'appalto sul G8 (vedi le sue telefonate con Angelo Balducci).
Nell'Italia dei furbi che si stanno costruendo un sistema di potere piduista e mafioso, a loro immagine e somiglianza, i servi "dalla lingua felpata" (secondo l'azzeccata definizione di Beppe Grillo) fanno a gomitate per avere incarichi e prebende. E' il trionfo dell'infamia, dell'affarismo prima del bene comune, una tengentopoli a livello esponenziale che ci fa vedere i ladri di partito della prima repubblica come dei romantici distrattori di danari a favore del partito. Questi no: questi rubano per loro stessi, per le cordate mafiose e clientelari, ma non si limitano a questo, fanno di più: ci costruiscono sopra un sistema politico e mass-mediatico, attaccano la magistratura, distruggono sin dalle sue fondamenta la società del diritto e la Costituzione. Sono dei delinquenti che prolificano come una piaga purulenta dentro gli apparati dello Stato, dentro i media, nei consigli d'amministrazione delle società pubbliche e private più importanti, nelle segreterie di partito. E i falsi oppositori sono organici a questo sistema. In paesi dove il senso della democrazia è più forte e dove le democrazie sono più antiche e consolidate, paesi come il Regno Unito e la Francia, gli USA, probabilmente l'opposizione si sarebbe mossa per un urto frontale e l'unica cosa di civile che avrebbe fatto la società civile, sarebbe stata la guerra.
Il governo Berlusconi è una cancrena che divora il paese. Dove anche quelli che dovrebbero essere gli anticorpi, come il PD, sono corpi insani incastonati nel pus. Se il cavaliere dovesse governare per altri tre o quattro anni, per l'Italia questo sarebbe la rovina definitiva, verrebbe sparato lontano dal contesto e dal consesso dei paesi europei avanzati, dalle democrazie europee.
Meno male però che ci sono servi idioti come Minzolini e Fede. Sono ormai così spudorati e scontati, che per sapere come sono andate le cose, basta solo leggere al contrario le loro notizie.

domenica 7 marzo 2010

SIAMO AL CESARISMO GOLPISTA.

Ci siamo. Con la complicità e l’ignavia del capo dello Stato e i distinguo salvanapolitano del PD, siamo ormai agli ultimi atti della democrazia italiana.

Da ieri è ufficiale: ci sono cittadini legati a un certo carro, con le loro forze politiche, che hanno più diritti degli altri. È bastato un decreto e la giustificazione di un Napolitano (non si poteva negare il voto a una parte degli elettori, il decreto era l’unica strada...), per dare una bella spallata al diritto uguale per tutti.

E l’opposizione del PD è solo sul fatto che il governo e la destra hanno fatto tutto senza consultare questa opposizione da operetta. D’Alema e soci sono abituati agli inciuci e alle trattative sotto banco, come per Rete 4. Non ci stanno a non essere consultati. Eccheccazzo, nella torta vogliono starci pure loro!

Noi, comuni mortali, che non prendono appalti aggirando o falsando le gare, che non hanno parenti nella pubblica amministrazione o non l’infilano nel posticino ben stipendiato secondo nepotismo, che non portano le proprie segretarie puttane in Messico, che non si scopano le escort a palazzo Grazioli, che non rimorchiano femminielli in Vaticano, che non siedono nei consigli di amministrazione dei gruppi potenti e non distraggono miliardi di IVA con la complicità della ‘ndrangheta, che non allungano mazzette a capi della Protezione Civile compiacenti e collusi per assicurarsi grandi lavori al G8, ma che devono pagare il doppio quando scade il termine per pagare una multa, che sono preda dei recupero crediti, che devono aspettare mesi per un ecodoppler, che da bravi CoCoPro se ne vanno a casa con un calcio in culo e zitti, che non possono andarsi a mangiare un panino quando sono in fila per iscrivere il figlio a scuola, che perdono la casa, pignorata quando sono in cassa integrazione, SE LO PRENDONO ANCORA DI PIU’ NEL CULO! Ma a tutti questi signori del teatrino della politica e dei loschi affari tra potenti, a queste merde che hanno occupato abusivamente lo Stato (che è di tutti) con la legge porcellum e che attaccati alla grande mammella ci sottraggono risorse, che speculano sui nostri soldi rimpinguandosi di danaro proveniente da tasse e balzelli, che con i loro media ci dicono il falso, che occultano e falsificano i fatti, che sempre gli stessi si fanno rieleggere più e più volte da segreterie di partito che non c’entrano nulla con la società civile, a tutte queste teste di cazzo che vogliono ingrassare sull’alta velocità e sul cancro da amianto per i prossimi decenni per i cittadini della Val di Susa, dico che il tonfo che stanno per fare sarà molto, ma molto forte. Non ci sarà pietà. Pietà l’è morta dicevano i partigiani. C’è qualcuno che inizia a dirlo anche oggi, agli albori di una nuova Resistenza.

Il popolo viola lo sta dimostrando: sarà una Resistenza civile, democratica, non violenta. Bloccheremo tutto, li manderemo a casa, senza pensione. I criminali li manderemo in galera, perché fortunatamente esiste ancora una magistratura che resiste e applica la Legge.

Berlusconi, pascola il più possibile nel tuo trogolo. Sguazza nella mota che tu stesso hai creato, finché sei in tempo. Crasso se ne andò ingozzato d’oro fuso.