sabato 19 giugno 2010
SCIACALLI
martedì 15 giugno 2010
POMIGLIANO, LA SINISTRA DOV'E'?
LA BARBARIE
In apparenza, uno potrebbe pensare: ma cosa costa alla CGIL firmare l'accordo per Pomigliano? C'è la crisi, buona grazia che la Fiat e Marchionne riscoprano la necessità di non portare le produzioni all'estero, facciano la propria parte per l'economia nazionale e tentino di salvare la produzione di Pomigliano proponendo condizioni di lavoro concorrenziali a quelle di paesi come Slovenia, Romania o Cina.
In realtà, la questione è un'altra. Dietro la manovra della Fiat c'è tutta l'arroganza del capitalismo italiano, che s'approfitta della crisi per portare i rapporti contrattuali e di forza con i lavoratori sulla soglia della totale assenza di diritti e tutele. Questo accordo, che le solite sigle sindacali acquiescenti e vergognose hanno firmato, crea un precedente, anzi: il precedente. Apre la strada a un antico modo di gestire i rapporti di lavoro: quelli ottocenteschi del padrone delle ferriere. E zitti e mosca.
Cito da un post di Sinistra e Libertà: "... implementazione di 18 turni settimanali sulle linee di montaggio, 120 ore di straordinario obbligatorio, riduzione delle pause dagli attuali quaranta minuti a trenta per ogni turno, possibilità di comandare lo straordinario nella mezz’ora di pausa mensa per i turnisti, possibilità di derogare dalla legge che garantisce pause e riposi in caso di lavoro a turno, sanzioni disciplinari nei confronti delle Organizzazioni sindacali che proclamano iniziative di sciopero e sanzioni nei confronti dei singoli lavoratori che vi aderiscono, fino al licenziamento, facoltà di non applicare le norme del Contratto nazionale che prevedono il pagamento della malattia a carico dell’impresa".
L'attacco padronale punta a portare le condizioni di lavoro, la vita in fabbrica, a livelli cinesi. Questa è la civiltà del capitalismo italiano. Non una parola dalla Marcegaglia su come il governo Berlusconi stia smantellando diritti elementari come la libertà di parola e di stampa, come stia attaccando lo stato dal suo interno con la riforma della giustizia e la legge bavaglio. Non una parola da questo capitalismo cialtrone che vive da sempre e in modo parassitario sugli incentivi e le prebende di stato e, quindi, di noi tutti.
Anzi, marcegaglia e soci sono parte organica di questo disegno reazionario che porterà l’Italia ai livelli del Ruanda, che realizzerà la forma storica e possibile di fascismo in una società occidentale nell'epoca in cui la crisi strutturale del sistema crea forti incertezze in tutti i paesi a capitalismo avanzato.
Oggi in Italia non c'è più innovazione, elettronica. Non solo sull'energia, ma anche su molti prodotti dipendiamo dall'estero. E questi stronzi chiacchierano nelle loro Cernobbio, si mettono tuti d'accordo per massimizzare i profitti strizzando il limone quasi avvizzito. Da una parte la finanza, dall'altra la grande industria. E in mezzo i corrotti di stato che appaltano, i boiardi delle stock option salate. Tutto co i nostri soldi. Tutto con la rapina legalizzata.
Questo è il capitalismo italiano da sempre. E oggi, con il governo piduista di Berlusconi, trova il suo terreno più propizio.
Nucleare e modello produttivo e di consumo che mette al centro il petrolio, sono i punti di una politica miope, suicida, basata solo sull'interesse immediato di pochi speculatori. L'accordo di Pomigliano si inscrive in questa politica, in questa logica.
La resistenza della CGIL a questa porcata è più che doverosa, ma occorre precisare una questione. La sinistra sindacale sconta decenni di inciuci contrattuali e di patti scellerati nel nome di non meglio precisati interessi nazionali. Sono gli anni della triplice, quelli che hanno smantellato il patromonio storico di lotte operaie dal dopoguerra in poi. Il risultato di questa politica autolesionistica, che seguiva l’approdo neocentrista del centro-sinistra, è ben evidente. L’incapacità di avere una propria proposta aternativa in materia di politica economica, la debolezza politica di fronte a una destra che dilaga nel paese anche in materia di lavoro.
Oggi la sinistra sindacale gioca di rimessa, opera un mero e timido resistenzialismo rivendicazionista. Non trova sponde in una sinistra di lotta e alternativa che oggi è pressoché inesistente.
E in questa battaglia in particolare, raccoglierà il ludibrio di un’opinione pubblica che non ha chiavi di lettura diverse dalla vulgata neo-liberista che fa passare tranquillamente i sacrifici per la gente come male inevitabile (vedi Grecia) e le plusvalenze dovute agli azionisti e al potere finanziario come elemento intangibile. Un diritto naturale alla rapina.
venerdì 11 giugno 2010
COME IN IRAN
mercoledì 2 giugno 2010
ISRAELE: MINACCIA SERIA PER TUTTO IL MONDO.
I fatti di questi giorni, l’aggressione militare decisa dal governo di estrema destra israeliano contro le imbarcazioni pacifiste che portavano aiuti umanitari a Gaza, non rappresentano un episodio estemporaneo, un atto sfuggito di mano all’establishment di Tel Aviv.
Piuttosto sono la conferma della politica criminale, chiara nei suoi obiettivi, che il pugno di fascisti alla guida di Israele sta perseguendo con lucida follia.
Il governo Netanyahu, da una parte agisce per chiudere ogni spazio al dialogo e a una soluzione diplomatica della questione palestinese. Dall’altra, mette in atto azioni che “saggiano il terreno”, la politica del fatto compiuto, che prevede reazioni di condanna di facciata da parte di Europa e Usa in primis, ma che gli consentono di avvicinarsi alla soluzione delle soluzioni: un’aggressione militare e atomica all’Iran.
La miopia del governo Obama, che al di là delle richieste di chiarimento non va, la mancanza di iniziativa politica dell’Europa e la politica suicida di un governo Berlusconi, altrettanto di estrema destra, che non vede il rischio di una forte destabilizzazione del quadrante sud dell’Europa, con una Turchia in rotta di collisione con Israele, sono tutti fattori che giocano a vantaggio della politica criminale dei fascisti di Tel Aviv.
Ma il gioco è un gioco col fuoco dell’atomo. Forse gli occidentali pensano che un’azione di condanna della NATO, come sta avvenendo in queste ore, basti. In realtà non basta affatto. Ogni iniziativa politica che non sia di vero contrasto, di sanzioni a Israele e di appoggio alla popolazione palestinese, ribaltando i termini della questione, liberando Gaza dalla morsa vergognosa, che vede complice anche l’occidente, è un viatico a Netanyahu per l’escalation.
Quello che neppure le forze della sinistra moderata, italiana in primis capiscono è che su Gaza si gioca il futuro della pace mondiale. Che il sostegno al popolo palestinese non si basa solo su una ragione sacrosanta perché umanitaria, ma su un’opportunità politica generale di contrasto all’escalation che la destra estrema israeliana persegue e di delegittimazione del terrorismo islamista, che la politica israeliana favorisce deliberatamente.
Il fascismo si serve storicamente della guerra per creare coesione nazionale. Israele non sfugge a questa legge politica. Per questo l’azione più efficace di contrasto al fascismo sionista è quella delle ong umanitarie che sfidano l’illegalità delle leggi internazionali, violate sistematicamente da Israele, per portare aiuti a Gaza.
È un sostegno che va nella direzione del dialogo e che deve relazionarsi con le forze politiche palestinesi e con quella parte della guerriglia che non puntano allo sterminio degli israeliani, bensì a una convivenza di israeliani e palestinesi in due stati.
La liberazione del popolo palestinese è al tempo stesso la liberazione della società civile israeliana dal terrorismo di stato che la inibisce e zittisce.
La liberazione del popolo palestinese coincide con la sconfitta del piano guerrafondaio di questa banda di criminali di stato che governa Israele, di aggressione atomica all'Iran e di deflagrazione di un conflitto di ben più vaste proporzioni.
A questi criminali (non al popolo israeliano, sia ben chiaro) auguro un settembre nero prima della fine di giugno.