lunedì 15 ottobre 2012

NESSUNA ADESIONE ALLE PRIMARIE!




Man mano che questo governo va avanti, diviene sempre più chiaro come sia uno strumento diretto della speculazione finanziaria, i cosiddetti "mercati finanziari" così sensibili alle politiche economiche dei governi. Infatti, rigore significa solo una cosa: tagli a pensioni, tfr, tasse sui cittadini, accise sulla benzina, una rapina costante, misura dopo misura, che aggrava ogni giorno di più la miseria, la precarizzazione, che fa chiudere aziende e libere professioni. Un trasferimento di ricchezza dai cittadini a coloro che hanno i titoli di stato, le grandi banche, i centri di potere finanziario europei e anglosassoni che hanno dettato l'agenda al governo Monti. Un processo economico-finanziario che non vede alcuna fine e che non è affatto una ricetta per uscire dalla crisi. Che è anche processo reazionario, perché nel nome di un'"economia neutrale", "misure dei tecnici" chiamati da Napolitano e dai partiti, corrode diritti acquisiti, esautora la democrazia come l'abbiamo conosciuta dal dopoguerra ad oggi, basata su procedure costituzionali che sono state fatte saltare qui come in Grecia.

E Bersani oggi che dice? Si mette una medaglia: Monti l'hanno voluto loro del PD, come se questo massacro sociale fosse la cura necessaria per l'avvento di un chissà quale welfare a marca pidina, con l'appoggio di Vendola & C.
Le dichiarazioni di oggi, dalla pompa di benzina paterna, dovrebbero essere benzina sul fuoco delle lotte sociali, non certo un viatico per un'opposizione completamente allineata ai dettami della finanza.
Oggi va di moda il "come sostengo i bisogni della gente, la qualità della vita", senza disturbare il manovratore. Un'assurdità, una cretineria che solo chi non ha neppure la cifra e la statura politica del peggior Berlinguer, quello dell'Unità nazionale con la DC, solo un nano della politica può affermare senza un minimo di pudore e ritegno.
E Vendola, sottoscrivendo il patto per le primarie, Monti o non Monti nel testo, ha dimostrato di essere totalmente supino a questa logica oscena di sostegno "da sinistra" agli appetiti dei finanzieri. Nel nome dell'Europa, come ciancia Napolitano, ci stanno preparando le future porcate. E con la peggiore politica economica neoliberista, sta passando la guerra: non una parola di dissenso verso la presenza militare italiana nei teatri di conflitto come l'Afghanistan. Come se fossimo lì sul serio per portare la pace. Con un'Europa comunitaria e una NATO che hanno appoggiato le scelte guerrafondaie delle potenze appartenenti ad esse, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, in Iraq, in Afghanistan, in Libia, nel quadro dell'affermazione dei complessi militari, industriali e dei gruppi finanziari occidentali nell'area medio-orientale.
Per questo, il Nobel alla CE ha il volto osceno dell'arroganza militarista verso altri popoli e della prepotenza dei gruppi monopolistici sulle cittadinanze e sui popoli d'Europa portati alla miseria, alla precarietà e alla disoccupazione.

Ma c'è un altro aspetto, che pertiene più propriamente la democrazia reale. Il PD, Vendola e IdV (quest'ultimo anche se fuori dal contesto, almeno per il momento), hanno preso a modello le primarie statunitensi. Al "popolo di sinistra" si chiede in buona sostanza di scegliere un candidato, il leader di turno, secondo il culto del politicantismo del salotto e delle personalità. Questa volta c'è anche una carta da sottoscrivere (che è tutto un programma...). Per cui si compra a scatola chiusa l'uomo, quello che si intende fare... senza alcun dibattito vero, ma senza neppure alcun legame con la società, che ricordiamolo, è fatta sì di cittadini che mettono una croce ogni tot anni, ma anche di soggettività e di movimenti che costituiscono le autentiche istanze della politica, nascoste e censurate quando confliggono con le politiche degli stati maggiori della partitocrazia.
Essere di sinistra, allora e al contrario significa, ancor più oggi con la fine dei partiti di massa che esprimevano nel dopoguerra l'andamento della lotta sociale, politica e di classe, le grandi visioni del mondo, riportare i cittadini e i lavoratori alla politica attraverso la lotta democratica dal basso, la democrazia diretta, il passaggio a una fase costituente dell'antagonismo sociale. Fuori dagli strumenti del consenso e dell'adesione politica attraverso la delega in bianco, che sono tutti del controllo borghese sulla classe.
Le primarie sono solo una farsa per dare l'imprimatur a quanto già deciso dalle segreterie. E poco importa se vince Bersani, Renzi o Vendola. Il manovratore non sarà disturbato e l'alternanza tra forze omologhe nel campo neoliberista dominante sarà assicurato.
Ecco perché è necessario disertare le primarie, boicottare questo esercizio di falsa democrazia. 

Dietro i vari protagonisti delle primarie, dunque, c'è questo denominatore comune, che deve portare il cosiddetto popolo di sinistra alla diserzione dai seggi delle primarie.
A sinistra deve nascere qualcosa d'altro. Qualcosa che non sarà maggioritario all'inizio: non abbiamo ancora una situazione greca o spagnola. A volte occorre agire come i nostri antifascisti sotto il fascismo, senza volere ovviamente sostenere che la situazione è la medesima, ma il clima di caccia alle streghe (vedi Val di Susa) c'è tutto. Qualcosa che non sarà facile costruire, che comporterà repressione ai vari livelli, perché le intelligence dei singoli stati si stanno coordinando e facendo tesoro delle specifiche esperienze: la polizia europea è già una realtà.
Ma qualcosa che è inevitabile per come si sta sviluppando la situazione politica italiana ed europea. E ineludibile per chi si pone come produttore e veicolo nelle masse di coscienza e conoscenza critiche. Non si può eludere il problema della costruzione di un soggetto politico antagonista che non sia la somma elettorale di partitelli che esprimono gruppi dirigenti orfani del Parlamento. Che non sia la fuga in avanti con linguaggi incomprensibili ai più, di spezzoni di intellettualità alla ricerca autoreferenziale di un proprio spazio.
Lo scontro imminente può e deve essere affrontato sul terreno proprio dei movimenti autoaffermativi, ma non basta. Gli agitatori movimentisti si sono sempre frantumati davanti alla forza poliziesca, hanno segnato stagioni, ma non hanno mai sfondato le porte del Palazzo d'Inverno.
Il soggetto politico, può e deve (per parafrasare la Luxemburg), interagire con l'autoattività delle masse, che è potere costituente, ma non può non porsi come organizzazione rivoluzionaria popolare e di classe.
Se i comunisti non affrontano seriamente questo tema all'ordine del giorno, il rischio è quello di andare alla battaglia in ordine sparso, senza sintesi progettuale, senza organizzazione. E saremo noi stessi i responsabili di una possibilità mancata, o di un massacro conflittuale annunciato.

Il processo democratico e rivoluzionario va governato e orientato alla sconfitta epocale del capitalismo giunto alla sua barbarie più oscena: il neoliberismo selvaggio e di guerra.
Non ci sono scorciatoie. Solo assunzione di responsabilità.
Questo non significa ricostruire anacronistici partiti comunisti di vangelo m-l, ma trovare le modalità opportune per collegare le parti più avanzate dei movimenti antagonisti a un livello di organizzazione politica e su una piattaforma generale, la cui agenda progettuale deve porre all'ordine del giorno il reddito di cittadinanza universale, l'insolvenza nei confronti dei "mercati finanziari" e l'avvio di una procedura popolare (audit) di debito odioso, il ritorno a una moneta sovrana transnazionale (se sono più paesi ad avviare processi democratici costituenti), il controllo popolare statale su banche, fondazioni, sulla cassa deposito prestiti e la loro socializzazione, la socializzazione dei principali comparti dell'economia: dall'energia alle comunicazioni, una vera riforma del marcato del lavoro secondo i parametri del lavorare meno, lavorare tutti, a salario adeguato al costo della vita, la costituzione di procedure democratiche legislative che portino la democrazia diretta, dal basso a scalzare la partitocrazia, i corporativismi, le cricche di regime.
Su una piattaforma del genere ci possono stare gran parte delle componenti della sinistra di classe. Pone aspetti di socialismo e di transizione al comunismo.
Su un programma di questo tipo deve articolarsi un vasto movimento riappropriativo di beni, spazi, processi produttivi e distributivi, servizi alla persona, di cooperazione tra soggetti della produzione economica, della riproduzione sociale.
A noi comunisti spetta il compito di costruire il soggetto politico, l'avanguardia di classe che porta la direzione del colpo dentro le lotte sociali contro il governo e chi lo sostiene, espressioni delle politiche neoliberiste e imperialiste nel nostro paese e causa prima della miseria, della disoccupazione, del debito sociale e privato per milioni di cittadini, lavoratori, giovani, pensionati.
Tutto il resto, sono esercizi accademici privi di veri agganci con le realtà sociali e inciuci tra gruppetti.
Dobbiamo tornare a sognare una società possibile, libera dallo sfruttamento, dalla guerra, dall'oppressione, dall'oscurantismo religioso integralista, quindi laica. Una società dei diritti universali e della democrazia reale, partecipata dal basso, secondo le migliori esperienze del collettivismo, come la Comune di Parigi. Perché oggi il sogno è oggi possibile in questo snodo di crisi capitalistica strutturale e sistemica.
Tutto questo non esiste da Rifondazione Comunista e dal PdCI Sinistra Popolare in poi. In questi soggetti che si proclamano comunisti, c'è tutt'al più un riformismo fumigoso, una difesa di bandiera degli interessi dei lavoratori, ma senza un programma rivoluzionario che sia in grado di unire la classe e i suoi alleati congiunturali: i ceti popolari, la piccola borghesia massacrati dalle politiche neoliberiste di pauperizzazione sociale, di precarizzazione e di debito.
Sono quelle forze politiche che ci portano costantemente a sostenere "da sinistra" il PD, nelle elezioni politiche come in quelle amministrative.

D'ora in poi occorre che sia chiaro che centrali per lo sviluppo della lotta di classe sono i processi conflittuali e di movimento che sorgono dalle contraddizioni sociali poste dalla crisi capitalistica. Che essi costituiscono il processo popolare costituente di un ordine nuovo in nuce.
Deve essere chiaro che il PD non è una forza di sinistra, ma del capitale, che non promuove riforme per i lavoratori e per le classi popolari, ma fa da sponda alle politiche neoliberiste. E il vendolismo ne è una componente organica.
Non esiste più una sinistra istituzionale degna di questo nome. L'unica via per lo sviluppo di una sinistra alternativa è l'autonomia di classe, è l'opzione rivoluzionaria per il comunismo.

Con questo non si vuole dire che la lotta in parlamento e la partecipazione alle elezioni siano da rifiutare per principio. Però l'attuale storia dei conflitti sociali nei paesi a capitalismo avanzato insegna che sono i movimenti a fare politica, ossia a incidere sui rapporti di forza tra classi, a spostare gli equilibri politici su cui si regge il potere capitalista: occupy USA, indignados spagnoli, movimenti popolari greco e portoghese, primavere arabe. Non certo gli sparuti gruppi parlamentari che potrebbero essere eletti con la benevolenza e il "do ut des" dei rappresentanti di una parte del regime di classe: PD e compagnia cantante.

Per questa ragione vanno rifiutate le "sponde" che i soliti soloni di turno, con non poca demagogia, offrono ai movimenti in cambio di voti.
Autonomia di classe, autorganizzazione, consiliarismo nelle nuove forme che si avvicendano attualmente nel panorama politico dello scontro sociale: accampate, autogestioni di fabbrica "argentine", processi autogestionali che stanno vivendo un nuovo impulso oggi, dopo una sopravvivenza difficile dagli anni '80 in poi. Sindacalismo di base anticorporativo. Sono queste le coordinate di lavoro dei comunisti rivoluzionari.