venerdì 2 marzo 2012

E BLA E BLA E BLA...


In questi giorni assistiamo al bla-bla del mainstream mediatico sulle lotte NoTav. Anche i media cosiddetti “di sinistra” si lanciano a stigmatizzare gli scontri, la violenza (guarda caso, come sempre, solo quella dei manifestanti...), pipponi sul ragazzo che insulta il carabiniere, Bottura su Radio Capital che cita i triti e ritriti Scritti corsari di Pasolini sulla battaglia di Valle Giulia. Di tutto e di più, ma senza parlare delle ragioni del movimento NoTav, del fatto che un'intera valle si sta opponendo allo scempio, al disastro ambientale e alle ricadute in termini di salute sulle persone, sta lottando contro quella che può tranquillamente essere considerata una delle più grandi e voraci speculazioni bipartisan della storia italiana, nel nome di un progresso inesistente e di un'alta velocità inutile, visto il sottoutilizzo della linea già esistente. Glissano sulla prepotenza e sull'autoritarismo del governo di oggi come quelli di ieri e delle forze politiche che rappresentano i comitati d'affari che hanno messo gli artigli sulla Val di Susa.

Il governo dell'alta finanza e dei centri di potere del capitale sovranazionale e dei potentati economico-finanziari italiani tira dritto. Altro che dialogo! La manifestazione di sabato scorso ha avuto risposta da parte dello stato subito, lo stesso lunedì.
L'alta velocità è ormai il simbolo della morte di qualsiasi pudore democraticista da parte di un potere politico ed economico che va oltre le stesse regole della democrazia rappresentativa, sordo, cieco, ma solo per le istanze della popolazione meno abbiente, solo verso i cittadini che entrano in conflitto con i poteri forti dell'economia, della speculazione e delle mafie.

Ma tutto questo a La Repubblica e Zucconi & c. non importa. E via a discettare su come il movimento dovrebbe manifestare: guarda caso in modo che il salotto buono della Torino bene non venga sporcato, ci sono regole che diamine! Fate la vostra sfilata e levatevi dal cazzo! Detto tra le righe, ma neanche tanto.

Di fronte a questo bla bla dei soliti giornalisti camomilla, occorre essere molto chiari. Non è più tempo di inascoltate manifestazioni “civili”. Ne è d'esempio proprio la NoTav: è grazie al mantenimento della tensione attraverso lotte aspre, che oggi si parla ancora di resistenza nella Val di Susa ai comitati d'affari e allo stato (che evidentemente non è di tutti). È attraverso il sacrificio di compagni come Luca e dei tanti che in queste ore stanno bloccando le autostrade e che si mobilitano in tutta Italia, che la resistenza popolare sta dando filo da torcere al regime degli speculatori. Non ci sono altre strade.

E se c'è qualcuno che pensa che la NoTav sia semplicemente una questione di difesa dei diritti di cittadini a vivere nel proprio territorio per come è, e non per come qualcuno in qualche palazzo dorato vuole che sia per profitti privati, bene, questo qualcuno vede solo un aspetto, importante, ma solo un aspetto.
Perché la guerra sociale iniziata dal capitale per espropriare le risorse della collettività, i risparmi, le pensioni, per precarizzare fino all'inimmaginabile il lavoro e la vita dei giovani e mettere su una strada i meno giovani, non può che avere una risposta: la riappropriazione di ricchezza sociale, di beni comuni, di reddito, di servizi, attraverso lo scontro sociale diretto, che faccia piazza pulita delle maestrine coi capelli rosa alla Bottura, che definisca chiaramente chi lavora per la collettività e chi per i soliti interessi bipartisan.

Questo paese non è loro, non è dei pescecani dei grandi gruppi industriali e della finanza, dei cementificatori e degli appaltatori mafiosi. Questo paese e la ricchezza che viene prodotta (e che oggi con la politica finanziaria europea viene trasferita nelle mani dei potentati internazionali, “grazie” al governo classista, di un premier che, lo ricordiamo, è presidente europeo della Trilateral) è della collettività. La Notav è una delle battaglie di questa guerra. Di più: sta divenendo una battaglia emblematica, decisiva, perché qui si gioca il futuro della conflittualità sociale, si sperimentano le nuove generazioni precarie dell'antagonismo di classe.

Se non si capisce questo, non ci saranno passi in avanti nello sviluppo di una forza sociale di classe autorganizzata che sia in grado di spostare gli equilibri politici in questo paese, i rapporti di forza tra poteri forti e loro alleati da una parte e dall'altra quelle organizzazioni di massa, quei movimenti di lotta che stanno sbocciando come cento, mille fiori nello sterco in cui ci stanno riducendo.