sabato 30 gennaio 2010

ENNESIMA PUTTANATA: LA PUBBLICITA' RIDUCE GLI INCIDENTI SUL LAVORO (sic!).


Proseguo con la critica alla comunicazione pubblicitaria, iniziata un paio di mesi fa con un appetitoso pezzo apparso sul sito di Life Longari & Loman, agenzia bolognese che ha realizzato un paio d’anni fa una adv sugli incidenti sul lavoro per Pubblicità Progresso.
Cito l'intero pezzo "Adv works" sulle news dell'agenzia: “In una recente newsletter abbiamo scritto qui che la campagna che L,L&L ha sviluppato per conto di Pubblicità Progresso, Presidenza del Consiglio e Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali e fortemente voluta dal Presidente della Repubblica, con tema la sicurezza nei luoghi di lavoro, è di nuovo in onda in questi giorni sui network TV nazionali. La campagna è on air dai primi mesi del 2008. Ma nel frattempo l’INAIL ha rilasciato il più recente rapporto sulle dimensioni del fenomeno. Ebbene, nel 2008 rispetto al 2007, il numero degli incidenti sul lavoro è diminuito di 6.000 unità. Per la prima volta dal dopoguerra il numero di incidenti mortali è sceso sotto i 1.200, con 90 vittime in meno nel 2008 rispetto al 2007. Sono sempre numeri drammatici, ma la tendenza alla crescita è stata invertita. Qui alcuni dati in più. La campagna che l’agenzia ha realizzato consiste in spot tv, annunci stampa, poster, sito internet, pieghevoli realizzati in più lingue comunitarie ed extra-comunitarie e fa parte di un vasto programma governativo: vigilanza straordinaria nei cantieri, sottoscrizione di più severi e importanti protocolli, creazione di osservatori infortuni, campagne di formazione dei lavoratori etc. Noi non ci rallegriamo di numeri come questi. Ma ne siamo orgogliosi. Ancora una volta la comunicazione ben fatta dimostra di poter stare di fianco al mercato, ma anche al Paese quando si vogliono raggiungere obbiettivi veri. Da tutti noi della L,L&L.”
In buona sostanza l’agenzia bolognese dà una chiave di lettura dei dati di flessione dell’INAIL sugli incidenti sul lavoro come se la sua campagna pubblicitaria avesse contribuito a determinare questa flessione. Un falso clamoroso che si può desumere, oltre che dal buon senso comune, anche dal sito stesso dell’INAIL:
http://www.inail.it/Portale/appmanager/portale/desktop?_nfpb=true&_pageLabel=PAGE_SALASTAMPA&nextPage=Dati/index.jsp,
che spiega piuttosto bene le ragioni di tale decremento:
“I DATI DEL PRIMO SEMESTRE 2009 Diminuiscono ancora gli infortuni e le morti sul lavoro nei primi sei mesi del 2009: in entrambi i casi ci troviamo di fronte a un calo sostenuto pari a rispettivamente al -10,6% e -12,2%. Se il dato accentua sensibilmente il  miglioramento in atto ormai da molti anni, va detto, tuttavia, che il primo semestre 2009 è stato un periodo particolarmente negativo per l'economia italiana sia sul versante dell'occupazione (diminuita dello 0,9% nel primo trimestre e dell'1,6% nel secondo) che su quello della produzione industriale, calata di oltre il 20%. Se a questo si aggiunge il massiccio ricorso alla Cassa integrazione, appare chiaro come al sostenuto calo della quantità di lavoro effettuata corrisponda, ovviamente, una considerevole flessione dell'esposizione al rischio di infortunio. Sulla scorta dello applicazione di appropriate metodologie di proiezioni statistica è possibile stimare, pertanto, che una quota da 5 a 6 punti percentuali del calo nel primo semestre 2009 (sia infortuni in complesso che mortali), sia da attribuire alla componente "accidentale" rappresentata dalla contingente congiuntura economica particolarmente sfavorevole.”
Sono dati del 2009 e la L,L,L, parla del 2008, ma la tendenza con le sue cause, è la medesima: in buona sostanza è la crisi economica, con il suo strascico di licenziamenti, aziende chiuse, cassa integrazione, calo della produttività in giorni/lavoro, a determinare la flessione degli incidenti. Ci si arriva col buon senso, con un minimo di riflessione deduttiva, oltre che con i dati dell’INAIL. Ma i nostri comunicatori felsinei devono meschinamente mettersi medaglie su un tema così tragico e ci dipingono ancora una volta la realtà delle nostre città e provincie come un’enorme Topolinia, dove il salumiere fa il salumiere, il carpentiere fa il carpentiere e il poliziotto che controlla i cantieri è Basettoni (si pensa davvero che lo Stato abbia fatto qualcosa???). Per cui sicuramente, se un migrante albanese clandestino o un muratore di Afragola vede il loro spot in TV, va dal capo cantiere a chiedere il casco. Magari con l’aiuto di Topolino. E questi glielo dà. Ma per favore!
Finché le agenzie di pubblicità considereranno i “consumer” e i clienti stessi, dei consumatori di puttanate, che si bevono anche gli elzeviri trionfalistici di qualche direttore creativo alla ricerca di allori, la pubblicità sarà sempre il regno del falso. E neppure d’autore.
Chi fa comunicazione sociale per vocazione non ha bisogno di fregiarsi di qualsivoglia merito. Detto questo, ritengo la buona pubblicità sociale più che necessaria: indispensabile. L'adv realizzata dalla Life Longari Loman per Pubblicità Progresso è comunque una buona pubblicità. E' la gestione che ne viene fatta dagli autori che è ignobile. Un bel tacer non fu mai scritto.

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