sabato 31 luglio 2010

Il collasso del verminaio




Lo scontro nel PdL mette in evidenza che ormai il governo Berlusconi è al capolinea. Ormai il verminaio che sta emergendo dalle rivelazioni dei pentiti di mafia sullo stragismo golpista di stato, fino alla P3, rende questa situazione del tutto ingestibile e ci sono parti dei ceti capitalistici che non vedono l'ora di buttare a mare un esecutivo di governo così compromesso. Berlusconi potrà anche durare qualche mese, forse anno, ma quello che è certo è che il sistema politico è al collasso e che dietro Fini e i suoi colonnelli agiscono forze di potere che tentano di ricostruire una stabilità politica post-Berlusconi.
Questo collasso politico però, rende la situazione molto incerta. Di fronte a una situazione di caos e di ingovernabilità possono prendere il sopravvento anche forze oscure. Ci sono parti del sistema politico e clientelare costruito dal berlusconismo, che lo hanno alimentato, che non si lasceranno mettere fuori dalla porta tanto facilmente. Dall'altra parte non esiste uno straccio di opposizione. Il Pd è del tutto organico a questo sfascio, ne fa parte, non può essere alternativa politica di governo. La cancrena veltro-dalemiana, le diverse consorterie ormai abituate ad alimentarsi con i fondi e le posizioni di rendita date dal sistema, non consentono neppure un ricambio in chiave socialdemocratica o riformista dentro a questa forza. L'implosione è alle porte.
Il Pd si porta addosso una grave responsabilità per il futuro della democrazia nel nostro paese. La sua incapacità a essere opposizione anche solo democratica da una parte e la sua tendenza a escludere dalla propria dialettica interna opzioni che rimettano al centro il punto di vista dei ceti colpiti dalla crisi, subalterni ed emarginati nel sistema di appropriazione di ricchezza sociale e di accesso a garanzie di vita fondamentali dall'altra, lo porta a essere in tutto e per tutto forza gregaria ai ceti dominanti, espressione meno selvaggia ma solo in apparenza.

Per queste ragioni, solo la ricostruzione di una forza politica di segno anticapitalistico, ossia non compromessa con la rete di corruzione e clientele, con l'approccio di sfruttamento e precarizzazione della classe operaia, dei giovani, delle fasce sociali salariate, precarie e disoccupate, può ridare linfa a un'opposizione sociale frantumata, in pieno caos. I segnali della ripresa di un antagonismo ci sono tutti. Manca l'avanguardia, la sintesi politica, il lavoro unitario, paziente ma lungimirante dei comunisti. Quelli veri.

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