mercoledì 10 agosto 2011

RIOTS!


I ragazzi di Brixton vanno a fare shopping. Quell'attività quotidiana che solitamente alla gioventù britannica, autoctona o migrante di ultime generazioni è preclusa. La fanno a modo loro. Come a modo loro è ciò che esprimono del malessere per una vita priva di prospettive, tra tagli all'istruzione, un'esistenza in quartieri degradati, un'assistenza pubblica di merda: incendi, assalti, distruzioni di cose.

Non c'è dubbio che le violenze messe in opera da bande che colgono l'opportunità da un fatto tragico: l'assassinio di un ragazzo da parte della polizia, per fare razzia, sono azioni di microcriminalità diffusa. Ma le cosiderazioni sono tre:

1. La violenza teppistica di questi gruppi non scagiona dalle sue responsabilità questo governo e quelli passati laburisti. Loro hanno creato le premesse. Cameron cerca di salvarsi il culo dicendo che questi episodi sono solo frutto di criminalità, ma...

2. ... che lo si voglia o meno, questi episodi sono parte di una rivolta sociale in atto nel paese oltre Manica. Diversa dalle mobilitazioni forti, politicamente mature delle popolazioni arabe, degli indignados spagnoli o dello scontro sociale di piazza greco, violento, ma politicamente giusto, condivisibile e legittimo. Vicende lontane tra loro nella geografia e nelle modalità, nelle forme politiche o apolitiche, ma unite da un filo conduttore: le politiche di devastazione del tessuto sociale nel nome dei mercati finanziari che tutti i governi dell'Europa del monetarismo selvaggio, come gli stati arabi, bacini di manodopera a basso costo per il capitale occidentale, portano avanti in una concertazione internazionale condivisa tra oligarchie pseudo-democratiche e totalitarismi di varia natura, che ha il solo scopo di massimizzare i profitti, le plusvalenze di borsa, le speculazioni, gestendo la degenerazione delle politiche sociali, delle condizioni di vita di milioni di persone nel centro imperialista come nelle periferie. Ormai un operaio di Treviso, un precario di un call center romano e un dipendente di una cooperativa "rossa" sottopagato, sono molto più simili a un lavoratore del Cairo che a un architetto dei Parioli.

Quindi i fenomeni di ribellione sociale, cosciente o epidermica, sono sintomi e conseguenze di un ben più grave saccheggio, costante, quotidiano, legalizzato, ammesso e coperto dalle classi politiche politically correct: il saccheggio in giacca cravatta con iPad e connessione internet.

Sono la conseguenza della divisione sociale del lavoro, con i suoi vari livelli di costo del lavoro da area ad area, sono il risultato della politica neoliberista che assegna senza scampo a ogni popolo, settore sociale, tipologia di manodopera, un ruolo ben preciso. Non solo il lavoro in quanto tale, ma anche il degrado metropolitano è funzionale ai profitti, in un reticolo complesso di cause ed effetti che informa le società e i popoli che le vivono come gironi danteschi d'una follia delirante riconducibile alla massimizzazione dei profitti con ogni mezzo scientificamente studiato.

C'è qualcosa di nuovo nel mondo in Europa da una decina di anni a questa parte: quello che oggi chiamano pace sociale e concertazione è solo guerra alle classi proletarie e alla piccola borghesia urbana. Senza fare prigionieri. E' questo che imbecilli come Bersani e soci non hanno capito e credono di essere ancora nel film della solidarietà nazionale. Con una DC che cercava sempre una coesione nazionale per meglio governare.

A questa generazione di finanzieri, di società di capitali, di manager senza scrupoli non gliene frega nulla della concertazione, se non di quella illusoria cantata dai media. Sono gli Attila moderni e ce l'hanno a morte con chiunque si frapponga tra loro e il cash.

3. E quando la gestione delle conseguenze sociali di questa rapina costante del bene comune, della ricchezza sociale prodotta dalla comunità ha i suoi movimenti tellurici, non evita vere e proprie rivolte di piazza, sempre più vaste, di paese in paese, ci si rende conto di come stiamo arrivando al punto di rottura nell'intero sistema mondo: dopo il crollo del socialismo reale, il capitalismo è stato solo capace di predare il più possibile, in modo inconsulto, smodatamente vorace. Ma ora il declino è giunto anche per lui: vacilla l'imperialismo a dominanza USA, altri attori premono nello scenario internazionale: Cina, Russia, Sudafrica, India, Brasile. Ma anche al proprio interno, nelle mille pieghe del ventre della bestia scoppiano contraddizioni. Che sono sociali, di classe. I popoli, le classi sociali lasciate marcire davanti alle promesse vetrine di un lusso altrui, un proletariato e una piccola borghesia spolpati dei beni di una vita, spremuti e buttati nell'immondezzaio dopomuna vita di lavoro, giovani parcheggiati nel vasto esercito precario di un eterno stagismo sottopagato privo di mutuo prima casa, VENGONO A CHIEDERE IL CONTO.

La riappropriazione di ricchezza sociale, del nostro tempo di vita, del nostro futuro è un diritto sacrosanto. Basta solo intendersi sul concetto di diritto, giacché le leggi le fanno le classi egemoni a proprio uso e consumo. Pertanto, anche una rivolta inconsulta, micro-criminale e diffusa come quella inglese, pur odiosa per la rete di ricettatori agli angoli delle strade ancora messe a ferro e fuoco, per l'aggressione ai negozi di vicinato che ne fanno le spese, è perfettamente nel solco della riappropriazione. Senza consapevolezza e senza beneficio di un sensato criterio politico, che discernerebbe arrivando a colpire chi deve essere colpito per sua responsabilità manifesta.

Il punto è che di fronte all'ebetismo di una generazione politica ex di sinistra, che dei valori forti delle classi lavoratrici, dei suoi interessi ne ha fatto carta straccia per obbedire ai diktat della borsa e delle consorterie più potenti in questa società, occorre ricostruire un luogo della politica e dello scontro sociale. Sembra un lavoro titanico, perdibile nei mille rivoli dei particolarismi manichei di un'altra sinistra, questa non ex, ma comunque gruppuscolare, da stato maggiore nano, da aperitivo e da segreteria ristretta. Ma anche questo si potrà superare.

Perché l'allargamento dello scontro sociale, per come siamo messi oggi, può certo pagare un tributo nella disorganizzazione (e in Italia questo sarà più evidente che in Grecia) e nello spontaneismo, nel ribellismo epidermico e nella frammentazione. Ma se è uno scontro vasto alle soglie di un crollo delle mediazioni sociali ormai incontrollabile, non gestibile dai soliti pompieri, quello che in termini di organizzazione di classe si otterrebbe in anni di lavoro politico in altre fasi storiche, lo si raggiungerebbe in pochissimo tempo in questa.

Ma ci saranno dei compagni dell'autonomia di classe a Brixton?


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