lunedì 8 agosto 2011

LA MADRE TUTTE LE LOTTE.


Gli analisti e i commentatori vanno parlando di questa crisi, di cui stiamo avvertendo proprio in questi giorni le avvisaglie in Italia, come la "crisi perfetta". Governo e "opposizione" si scontrano a parole, ma hanno più o meno le medesime ricette: accettare la logica del debito, ossia della rapina sistematica che i centri fnanziari più o meno occulti fanno sulla ricchezza sociale, i redditi, le pensioni, il bene comune dei singoli paesi, senza cambiare le regole di un meccanismo sempre più perverso e devastante per i settori popolari della società, ma anche le le classi medie, ormai a "rischio di estinzione".

Ma la "crisi perfetta", questa volta dovrà fare i conti con la "madre di tutte le battaglie sociali". Perché, lo si è visto in Grecia, lo stiamo vedendo in Spagna, le classi sociali che devono pagare per i banchieri e le agenzie di brokeraggio, per la casta dei politici e i comitati di malaffare, per i ceti parassiti: "i creditori", non ci stanno. Non ci staranno.
Invito tutti ad aderire a questo appello di Giorgio Cremaschi, quello che probabilmente oggi è l'esponente più autorevole della sinistra non solo sindacale. E' molto più di un appello: è una dichiarazione di irriducibilità, vitale e necessaria per la maggior parte della società, quella che non fa parte della roccaforte di privilegiati, sempre più sorda e delirante.

Perché ormai è molto chiaro che per qualsiasi ricetta sensata, la conditio sine qua non è la questione: o noi, o loro.
E noi non siamo più disposti a fare da carne da macello. In cinque punti, nei quali nessuno che si ritenga anche solo vagamente di sinistra non può non riconoscersi, c'è quello che serve per iniziare le ostilità d'autunno. Un'ossatura progettuale dalla quale partire per unificare le forze in un unico fronte di lotta. Da riempire di tanti altri contenuti e istanze.
L'altro pregio di questo appello di Cremaschi è la presa d'atto che il Centro-sinistra è l'altra faccia della medaglia del sistema neoliberista, dell'egemonia del capitale finanziario nel nostro paese, nell'Europa di Maastricht e dell'intero sistema-mondo.

Non è possibile un'alleanza tattica, una convergenza progettuale con chi sostiene la guerra dall'Afghanistan alla Libia, accettando fino in fondo le regole del neliberismo di guerra, le sue logiche.
Non è possibile un percorso comune con chi sta già discutendo su come consegnare risorse, danari, il bene comune agli appetiti bestiali e irrazionali del mercato, presupponendo tutt'al più la foglia di fico di una tiepida patrimoniale sulle rendite più grandi. Di chi si prepara fare come Papandreu e Zapatero.


Quando il gioco si fa duro, ne fa le spese l'opzione vendoliana, che era tutta incentrata sulla costruzione di un centro-sinistra con baricentro a sinistra, per un'alternativa economico-sociale al neoliberismo. Il problema del Pd è solo uno: quello di conquistare alla lotta comune il suo popolo, le compagne e i compagni più generosi, quelli meno compromessi e meno burocratizzati.

Gli altri, gli stati maggiori possono solo andare al diavolo. Altro che anti-politica! La politica, quella vera, partecipata, si ricostruisce dal basso, da una totale e completa autonomia politica delle forze che si vanno autorganizzando.
Autonomia dai partiti e partitini, compresi quelli della sinistra radicale, incapaci di realizzare quell'unità dei comunisti, delle forze della sinistra di classe e anticapitaliste che tanto è mancata in questi ultimi anni.


E' in questo scontro sociale (le vittorie elettorali e referendarie hanno rappresentato un'avvisaglia, una prova di forza, una presa di coscienza di questa forza potenziale nella società) che nasceranno i nuovi soggetti politici, in una pluralità ricca di valori e visioni del mondo che possono coesistere e rappresentare la "città futura", soggettività che non possono non coagire e interagire, pena: la devastazione sociale definitiva.

Le premesse per la spinta a un ribaltamento dei rapporti di forza nella società ci sono tutti.

Questo è il lavoro politico che ci aspetta.




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