sabato 7 luglio 2012

CRIMINALI DI STATO


Cito dal sito di Contropiano:
La Cassazione condanna gli agenti e i dirigenti responsabili delle violenza della Diaz. Ma la prescrizione salva i condannati dal carcere. Giustizia non è fatta.
Dopo ben 9 ore di camera di consiglio la Cassazione ha deciso di confermare le condanne già comminate in secondo grado per i 25 tra poliziotti e dirigenti dei vari corpi di sicurezza dello Stato responsabili delle torture e delle violenze contro i manifestanti che dormivano nella scuola Diaz di Genova il 21 luglio del 2001.
Ma, incredibilmente, nessuno dei responsabili di quella efferata brutalità contro persone inermi, della costruzione delle prove false e dei depistaggi su quanto accadde quella notte pagherà veramente. Neanche con un giorno di carcere.
La quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva le condanne nei confronti dei funzionari della Polizia di Stato per l'irruzione alla Scuola di Genova che ospitava il media-center del Genoa Social Forum. Condannati per falso aggravato, l'unico reato non prescritto dopo 11 anni, per i verbali di perquisizione e arresto a carico dei manifestanti, che si sono rivelati pieni di accuse false, nessuno di loro rischia il carcere, grazie ai tre anni di sconto previsti dall'indulto approvato nel 2006.
Confermate quindi solo in via teorica le condanne a 4 anni inflitte a Giovanni Luperi e a Francesco Gratteri, quella a 5 anni per Vincenzo Canterini, nonchè le pene, pari a 3 anni e 8 mesi, inflitte a Gilberto Caldarozzi, Filippo Ferri, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici, Spartaco Mortola, Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi, Davide Di Novi e Massimiliano Di Bernardini.
Come se non bastasse, la Cassazione ha anche dichiarato prescritti i reati di lesioni gravi commessi dagli agenti della celere che quel giorno facevano parte del settimo nucleo speciale della Mobile. 
Nel frattempo i dirigenti di allora sono stati promossi, hanno fatto strada all'interno della Polizia, dei Servizi Segreti, di altri apparati dello Stato.

Come afferma anche Amnesty International qui, alla fine non paga nessuno. Quella che fu definita da uno dei protagonisti di quella notte alla Diaz "macelleria messicana", passa in secondo piano. Lo stesso capo della polizia Manganelli dice di rispettare la sentenza della cassazione e chiede scusa. Scusa?

Dobbiamo renderci conto che le scuse non bastano e non servono. Qui non siamo in presenza di un colpo partito per sbaglio a un posto di blocco, o a dei semplici tafferugli dove vola qualche manganellata di troppo.
Qui siamo in presenza di un dispositivo preparato, programmato dalle forze politiche dell'epoca, il governo Berlusconi, per attaccare e colpire con metodi da dittatura cilena l'opposizione sociale al capitalismo neoliberista che si riuniva in quei giorni a Genova.
La caserma di Bolzaneto e i punti dove sono stati trattenuti i manifestanti, sono stati luoghi di tortura, reato che con la complicità del centro-sinistra non esiste in Italia.
Non solo la Diaz: le azioni condotte da polizia e carabinieri sono state finalizzate a colpire con violenza brutale, fino all'assassinio di un giovane manifestante, Carlo Giuliani, i manifestanti. Parliamo non solo dei disobbedienti, ma di cittadini, famiglie, organizzazioni della sinistra e del sindacato, associazioni del terzo settore e religiose. Altro che black blok. Se analizziamo la condotta delle "forze dell'ordine", vediamo invece come a interi gruppi di provocatori sia stato lasciato campo libero. Ma intendiamoci, la violenza di stato così selvaggia non avrebbe trovato giustificazione neppure verso costoro.

Lo stato dovrebbe garantire le libertà civili e politiche a tutti i cittadini, come quella di manifestare. E nel gioco delle parti ci può aspettare il contrasto verso chi cerca di violare la zona rossa. Un'azione politica e di riappropriazione popolare del territorio contro i grandi della terra che ritengo legittima e sacrosanta, nelle forme non violente e di autodifesa con cui era stata concepita.
Ma non ci stanno l'azione omicida, la carcerazione arbitraria e di massa, i pestaggi, la tortura.

Oggi nessuna forza politica dell'arco parlamentare ha il coraggio e il buon senso di definire criminale l'azione che fece il governo Berlusconi contro i no global e criminali di stato coloro che l'hanno applicata da bravi tirapiedi di regime.

PD e IDV devono spiegarci perché hanno ostacolato l'apertura di una commissione parlamentare d'inchiesta sui quei tragici eventi. I partiti che vantano tradizioni democratiche e di sinistra devono spiegarci perché questi loschi personaggi hanno fatto carriera anche sotto i governi di centro-sinistra.
Perché tutti i partiti dell'arco costituzionale, in particolare quelli che aborriscono il presunto strapotere della magistratura e parlano di garantismo, non si sono mai posti il problema di introdurre il reato di tortura nel nostro codice penale: una vera aberrazione che allontana l'Italia dalle democrazie e dai paesi civili.

A questi perché devono dare una risposta. Devono rispondere a quei cittadini che hanno a cuore i valori democratici più autentici e lo stato di diritto.




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