lunedì 2 luglio 2012

MONTIBALO!

Mentre Squinzi, presidente di Confindustria rievoca con la parola "guerra" neanche tanto antiche devastazioni sociali, Monti e Rajoy spuntano alla Merkel concessioni sulla ripartizione del debito che grava sull'Europa. Il solito mainstream giornalistico va subito ad esaltare la vittoria di "super Mario" contro i tedeschi, accostando il "trionfo" della notte del 28 giugno a quello degli azzurri a Kiev, con l'altro Mario (questo sì super), Balotelli. Vediamo in realtà cosa sta accadendo.

Già lo avevamo visto al G20. L'esecutivo statunitense (e con lui le principali banche d'affari anglosassoni) ha una forte preoccupazione: l'Europa. Se l'Europa dovesse dichiarare default, i debiti da onorare a breve, trasferiti all'Europa "grazie" alla "manovrina" di decine di mld di dollari della FED di un anno fa, quindi imposti nella solvenza di capitale al vecchio continente dagli investitori di Wall Street e dalle loro agenzie di rating, resterebbero insoluti. In ballo ci sono titoli in scadenza per centinaia di mld di dollari, la copertura di cds da parte delle banche e delle casse di paesi come Italia e Spagna. Questa la prima ragione per far dire a Obama nei confronti della Merkel: spalma, distribuisci gli oneri su tutta l'Europa. E a tutti i protagonisti europei: trovate una soluzione.

La seconda ragione è più strettamente legata alla crisi dei mercati, non solo quelli finanziari: soprattutto quelli delle merci, dei prodotti. L'Europa è un mercato vasto, imponente, quindi strategico non solo per gli USA, ma anche per paesi come la Cina. Un declino del potere d'acquisto, giunto a un punto di non ritorno, estenderebbe la crisi oltre i confini dell'Eurozona: ripreciterebbe gli USa e gli altri paesi dell'area USA-NATO come il Giappone, nel baratro della recessione più nera, e metterebbe in discussione economie ancora in espansione come quella cinese, indiana, brasiliana. 
Quindi, Merkel: spalma. 

 L'oltranzismo tedesco nel voler sacrificare la zona sud, mediterranea dell'Europa, del resto, aveva le gambe corte. Per questo l'ambasciator Monti, più che del popolo italiano, della Casa Bianca e della Goldman Sachs & c., ha avuto gioco forza nella trattativa notturna del 28: aveva un mandato ben più potente di quello della Confindustria italiana, di un capitalismo cialtrone e straccione, che per fare impresa ha bisogno proprio del credito originato dai forzieri delle élite finanziarie mondiali. E dal quale dipende anche la forza creditizia delle banche nostrane. La soluzione, dunque, a cui si sta avvicinando l'intero sistema economico europeo è il meno peggio anche per i tedeschi. 
Che non andranno a casa come la loro nazionale a Varsavia, ma che potranno usufruire del loro storico e maggiore bacino di consumo, e di export che è proprio quello europeo. 

La quadra torna, per il momento. Ma a costo della più colossale estorsione di ricchezza sociale, espresa in servizi, salari, pensioni, condizioni di lavoro, nei confronti dei lavoratori e dei ceti popolari dei paesi "deboli" della catena europea. Questa è la contropartita con cui si sono presentati Monti e Rajoy al vertice, firmando "cambiali in bianco" anche per i futuri governi a venire. Un servizio reso ai ceti capitalisti dominanti: franco-tedeschi e anglosassoni, in conflitto tra loro, ma concordi su un solo punto: la regolamentazione della grande estorsione.

L'Europa allora che si profila è quella di un polo imperialista fortemente gerarchizzato sulla potenza economica della Germania, la quale chiederà anche in termini politici e di governance una succosa contropartita. D'ora in poi, quando un lavoratore italiano, greco, ma persino francese, vedrà la propria condizione occupazionale ancora più precaria e un salario da fame, dovrà pensare alla "vittoria" del 28 giugno. Non ai goal di Balotelli, ma alle autoreti di un governo imposto dai poteri forti della finanzia mondiale.

Questo articolo esce il giorno dopo la grande batosta di Kiev, la finalissima degli europei che ha visto la Spagna dominare la nazionale italiana per 4 reti a zero. Un destino che accomuna la nazionale al paese. Perché puoi anche vincere una partita (ma nel caso di Monti ce l'ha fatto credere...), ma nel grande tavolo dei mercati finanziari, ci sono squadre ben più forti. E prima o poi... il debito viene al pettine. Queste sono le regole del neoliberismo e della finanza, che destre non populiste e socialdemocrazie, socialismi, laburismi, centrisinistra vari, accettano in tutta Europa. Si tratta al contrario di infrangerle con il fuoco delle lotte sociali e del conflitto di classe.

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