mercoledì 4 gennaio 2012

BOMBARDIERI MILITARI E CARRARMATI SOCIALI


Mentre da una parte il governo Monti va a "onorare" i contratti d'acquisto fatti dai precedenti governi (non ultimo quello Prodi del 2007) di 131 bombardieri F-35 per la cifra astronomica di 13 miliardi di Euro, dall'altra il panzer Fornero parte con il "dialogo" con la triplice sindacale sulla riforma del lavoro, in piena continuità con la logica di dividere ed imporre del precedente ministro Sacconi.
Tanto è vero che, mentre Monti tira fuori la vera carta che voleva giocare: l'art. 18, dopo le false smentite pre-natalizie, dicendo che la cosa non è discutibile (e allora il dialogo a che serve?), dall'altra butta la porta in faccia alla Camusso che chiedeva un unico tavolo di trattativa.

I tempi stringono e, dopo i tagli sulle pensioni e la prima tornata di tasse sulla casa, occorre spingere per precarizzare anche le sacche di lavoro dipendente ancora tutelate.
Ciò che emerge è che la priorità per questo governo dei banchieri e dei gruppi monopolistici italiani ed esteri è fare cassa per continuare ad alimentare la speculazione, per trasferire ricchezza sociale agli hedge founds anglosassoni, alle banche europee, e il sistema del debito pubblico ormai rappresenta il volano per questo territorio di caccia e rapina, che ormai è diventato il nostro paese.
Così come prioritari sono gli investimenti dei complessi militari industriali, in una sorta di welfare di guerra che non si ferma neppure di fronte alla crisi del debito.

Va ricordato alle nostre anime candide che hanno sostenuto da "sinistra" Monti, che parte del debito greco è dovuto all'acquisto a cifre astronomiche di aerei da guerra francesi, di cui la Grecia (come del resto l'Italia) non ne aveva alcun bisogno. Per cui, per le politiche di controllo militare e di guerra della NATO e del blocco occidentale, i soldi ci sono sempre. Non ci sono per dare una vita tranquilla e benessere agli anziani, offrire cure adeguate agli italiani, garantire lavoro stabile e adeguatamente remunerato ai cittadini.

Le due cose: bombardieri e carri armati a rullo compressore sulla spesa sociale, sui redditi dei cittadini e sulle garanzie del lavoro, non sono slegate tra loro. Il sistema economico-sociale della catena imperialista occidentale si alimenta di guerra e di rapina interna che oggi tocca anche i ceti medi. La nostra miseria e precarietà finanziano ricapitalizzazioni da bolle speculative e apparati militari con armi sempre più sofisticate. Solo così infatti, NATO e USA possono mantenere quell'egemonia mondiale messa in discussione dai paesi e dai mercati emergenti (Cina, Russia, Brasila, ALBA, ecc.).
Mentre i nostri distretti industriali si riducono sempre di più, a causa del trasferimento di cicli produttivi in aree dove il costo del lavoro e le condizioni fiscali sono molto più convenienti. La recessione nei paesi capitalisti occidentali diviene il male minore, quando altri mercati, come quello cinese, si aprono agli appetiti speculativi e ai flussi monetari alla ricerca di nuovi investimenti da parte del capitale delle multinazionali, degli hedge found e delle banche di investimento. Il profitto è il vero internazionalista: non conosce confini.

Davanti a questa politica di governo, vediamo un Bersani inebetito, che si appresta ad abbandonare la linea del Piave dell'art. 18, mentre al suo stesso interno c'è chi ha ceato le condizioni per lo stravolgimento dei diritti del lavoro, personaggi schifosi come Pietro Ichino, ben foraggiato e presente da mesi in tutte le televisioni per convincere il "popolo bue" della bontà di una totale deregolamentazione dei rapporti capitale e lavoro, secondo il solito vangelo dei neoliberisti: il mercato è il regolatore che sistema tutto.

Vediamo una Camusso in ritirata, quando il principale e più numeroso sindacato italiano, la CGIL è stata messa all'angolo dal governo di ieri e da quello di oggi, complici le dirigenze vendute degli altri due sindacati CISL e UIL. A nulla è servito l'avvertimento sulle possibili tensioni sociali. Il governo le ha già messe in conto prima ancora di insediarsi. Le veline: operai in lotta uguale humus per il terrorismo sono già pronte e i caccia mediatici, dei soliti pennivendoli sono pronti a levarsi in volo.

Per questo, è importante ricostruire opposizione sociale contro l'attacco della dittatura finanziaria, dei centri di potere del capitale al nostro lavoro, alle noste condizioni di vita, ai nostri redditi e, nel contempo, opporci a un modello politico che si alimenta di guerra.
Acquistare dei caccia ora, spendendo miliardi, è un insulto ai cittadini che vivono con sofferenza questa situazione. E' la riporoposizione e il mantenimento di una logica militare e di dominio che nulla ha che vedere con un modelo democratico e pacifico di difesa. Non abbiamo nemici da cui difenderci se non quelli che abbiamo in casa, quelli sul libro paga della Trilateral e del Bilderberg.


Loro sanno bene che ci muoveremo. Dovremo farlo con intelligenza, costruendo unità d'azione e di progetto tra tutte le realtà sindacali e sociali che produrranno conflittualità sociale. Non abbiamo padroni e padrini nei partiti dell'arco costituzionale: sono supini e complici da sempre a queste politiche e alle lobby che realmente conta sul piano nazionale e internazionale. Dovemo autorganizzarci noi e attrezzarci per una lotta che sarà lunga, molto lunga.

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