mercoledì 25 gennaio 2012

L'ALTERNATIVA POSSIBILE (4a parte)



Una nuova società può solo nascere da contenuti forti che, da una parte garantiscano un’esistenza dignitosa ai cittadini, ai lavoratori, alle donne, ai giovani, agli anziani, e dall’altra mettano in discussione le basi stessi in cui la società capitalistica si riproduce.

LA LOTTA PER LA PACE, mette in discussione l’accumulazione capitalistica e i grandi investimenti che vengono attuati per le missioni belliche, che sono strategiche per il controllo imperialista delle risorse energetiche, per l’organizzazione internazionale del lavoro e per i rapporti di forza tra potenze economiche, per lo sviluppi dei trattati commerciali di riferimento. Mette in connessione i popoli e le comunità per un futuro di relazioni basate sul dialogo e su scambi equi.

LA LOTTA CONTRO LA FINANZIARIZZAZIONE DELL’ECONOMIA E PER NON PAGARE IL DEBITO, mette in discussione la distribuzione dei profitti tra capitale finanziario e capitale industriale, la redistribuzione della ricchezza sociale, la divisione sociale del lavoro e le forti diseguaglianze sociali che si stanno acuendo in questo inizio di millennio anche nel cuore delle società capitalistiche metropolitane. Il trasferimento della governance nazionale dai poteri forti del capitale finanziario e delle élite politiche bipartisan, alla democrazia consiliare, di base, è il riflesso di una lotta popolare vincente che smantella la centralità dei profitti nelle scelte economiche, sociali e politiche del paese, per mettere al centro il bene comune e la qualità della vita dei cittadini, il comune rispetto al privato, il sociale rispetto alle caste e alle cricche.
Questa messa in discussione è lotta politica e azione di riappropriazione e autogestione al tempo stesso. Deve vedere l’unità di tutte le realtà sociali di lotta, il sindacalismo di base e quelle parti di sindacato che hanno ancora connotati di classe, forme di rappresentanza reali e che si pongono a sostegno delle categorie di lavoratori di cui sono espressione vera, in pratiche comuni e condivise. Il fronte è vasto e va dalla questione delle pensioni a quelle dei contratti di lavoro, dell’art. 18, delle privatizzazioni dei beni comuni (la lotta per difendere la volontà popolare emersa con il referendum sull’acqua). Diritto all’insolvenza, nazionalizzazione delle banche, una commissione che agisca sul debito odioso, una piattaforma generale che si colleghi a quelle dei movimenti anticapitalisti di altri paesi europei è fondamentale. Su questo terreno si va a ricostruire quell’internazionalismo proletario e popolare a partire dall’asse Europa-Mediterraneo e oltre, con i movimenti di lotta statunitensi (Occupy Wall Street, esperienza di Oakland, ecc.). La ricomposizione politica dell’antimperialismo e dell’anticapitalismo nei paesi a capitalismo avanzato.

LA LOTTA CONTRO IL RAZZISMO E LA XENOFOBIA, mette in discussione un sistema produttivo che si serve della clandestinità e delle condizioni disumane in cui vivono i migranti per garantire un costo del lavoro basso, creare concorrenza nella forza-lavoro salariata e contraddizioni sociali che mantengono la necessaria divisione sociale del lavoro un esercito industriale di riserva e la precarizzazione generalizzata per massimizzare i profitti. Questa lotta, più in specifico, è LOTTA CONTRO IL FASCISMO E Il LEGHISMO, la pericolosa deriva reazionaria e populista dentro movimenti sociali che nascono in risposta alle politiche di rapina della dittatura finanziaria e del capitale monopolistico, su contenuti fortemente campanilistici (il localismo è altra cosa), antieuropei, e di esclusione sociale.
L’antifascismo militante contro Forza Nuova, Casa Pound e i gruppi neonazisti deve essere implacabile e senza tregua. Il rapporto non può che essere di scontro frontale senza mediazioni. Il contrasto alla Lega Nord nelle zone del Nord Italia dove questa forza è maggiormente presente, deve essere intransigente, in una costante battaglia politica e unità tra tutte le forze della sinistra di classe.

LA LOTTA PER Il RISPETTO DELL'ECO-SISTEMA va a contrastare le logiche della produzione e del consumo del capitale, che con il suo modello incentrato sull'idrocarburo, sull'inquinamento selvaggio, va a distruggere l'ambiente. E' una lotta per difendere le popolazioni e le economie rurali del terzo e quarto mondo dalle rapine e dal saccheggio dell'imperialismo, dalle deforestazioni e dalle produzioni di morte per inquinamento (vedi Bophal), dove si intrecciano diritti sindacali, civili, diritto alla salute a un ambiente a misura d'uomo, al rispetto delle culture e dei modi di vivere delle comunità. E' una lotta contro la monocoltura intensiva e transgenica, contro la dittatura delle multinazionali su centinaia di milioni di contadini e aziende agricole nel monopolio brevettuale delle sementi. E' una lotta per l'acqua bene comune, comprese altre risorse in natura, che devono essere di tutti, delle comunità di appartenenza, per la valorizzazione delle attività umane che creano e trasmettono modalità eco-sostenibili di produzione e consumo, per dare forza all'autonomia delle comunità popolari e delle esperienze di economia di prossimità e di collettivizzazione, di reale cooperativismo. E' una lotta contro il nucleare senza se e senza ma. Anche questa lotta attraversa tutto il globo, tutti i paesi e tutti i popoli, assume forme diverse a seconda del contesto, ma la contraddizione capitale/lavoro e la contraddizione società/natura sono interdipendenti. Due importanti vittorie sono state raggiunte dai movimenti referendari e della società civile l'anno scorso: nel referendum sul nucleare e su quello dell'acqua. Sono risultati che devono costituire la base di proseguimento di una lotta più generale per un modello alternativo di produzione e consumo, di gestione del bene comune e delle risorse. Occorre difendere quanto conquistato, senza recedere e smobilitare. Già sull'acqua il governo Monti sta attaccando in modo subdolo l'esito referendario, con lo scopo di reintrodurre i privati e i profitti e mantenere l'acqua un business. Anche localmente assistiamo a violazioni del mandato referendario popèolare, cme le ultime misure su Hera volute dalla Draghetti, con il consenso bulgaro e in parte estorto ai sindaci della provincia bolognese. L'autoriduzione delle bollette deve diventare una pratica sociale e di lotta diffusa.

LA LOTTA LAICA PER I DIRITTI, punta ad affermare l’emancipazione della donna, i diritti degli omosessuali, contrastando l’egemonia trasversale a tutta la partitocrazia dell’oscurantismo religioso degli ambienti più reazionari della Chiesa Cattolica, dominanti nella chiesa stessa.
In un sistema capitalistico, questi diritti saranno sempre calpestati a uso e consumo delle logiche di profitto e del conseguente controllo sociale, a mantenimento del patto secolare tra Vaticano e Stato nell’esercizio dominio oscurantista religioso sulla società e sulle leggi, sempre come aspetto portante del controllo sociale.
Più in generale, la futura società o è pluralista e garante dei diritti universali, nella libertà di idee, di associazione, di culto, senza discriminazioni etniche, politiche, culturali,di genere, sessuali e religiose, o non è.
La parte fondamentale della Costituzione Italiana va affermata sempre. E’ l’eredità che abbiamo avuto dai nostri padri nella Resistenza, nella guerra di Liberazione dal nazifascismo.
L’imprinting costituzionale, va portato a un livello costituente più alto, poiché il discrimine deve essere non solo sul fascismo e il nazismo, ideologie dell’odio e del culto della superiorità della razza, ma anche sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo: non è più pensabile una società basata sull’ingiustizia sociale, sulla diseguaglianza, sulla mancanza di fratellanza nella comunità umana. Alla centralità del profitto non va dato più diritto di cittadinanza. Il liberismo per l’oppressione, lo sfruttamento bestiale, le guerre, la distruzione dell’eco-sistema, porta avanti in tutto il pianeta e su tutti i popoli, è paragonabile al neonazismo. Solo se c’è uguaglianza sociale può esserci vera democrazia, vera tutela dei diritti universali, vero pluralismo.
Questo aspetto è la punta di lancia concettuale che va esercitata nei movimenti, soprattutto in rapporto a chi in parte giustamente sostiene la difesa della Costituzione, quella carta, la cui applicazione materiale oggi i poteri forti hanno messo definitivamente in soffitta, dopo aver condizionato quei livelli minimi di democrazia nel nostro paese e in altri, con il dominio mediatico, le strategie golpiste, le bombe, la repressione sui movimenti. E’ questa la storia reale di oltre 60 anni di Costituzione e di Repubblica Italiana.
Una precisazione importante: puntando il dito sul liberismo, va detto con forza che non esiste un “capitalismo buono”. Il liberismo non è un opzione del capitalismo, è l’unica modalità generale con cui il capitalismo si manifesta. Un’egemonia generale e transnazionale che oggi diventa politicamente più pervasiva, vero totalitarismo post-democratico. Ne è prova l’uniformità di tutte le forze politiche conservatrici da una parte e socialiste e laburiste dall’altra, attorno al pensiero unico del capitalismo come unico orizzonte e del liberismo come unica politica. Questo è stato il brodo di coltura per il golpe finanziario in Europa, per la nascita in Grecia e in Italia di regimi che nulla hanno a che vedere con le democrazie fin qui avute, che definiscono questo sistema politico imposto dai gruppi di potere del capitale come post-democratico.
Per questo, quando si parla di diritti e di laicità, si parla di democrazia reale. Questi aspetti, infatti, non sono avulsi da un punto sostanziale come l’uguaglianza, non è “roba da radicali”, non è materia legislativa per lo Zapatero di turno: è un punto nodale per un programma comunista degno di questo nome, per un processo rivoluzionario costituente. Un ambito decisivo della lotta di classe.

In definitiva, a sintesi di queste lotte, si può parlare di:
LOTTA POLITICA PER IL POTERE COSTITUENTE DELLE CLASSI POPOLARI è la sintesi delle altre istanze, basata sull’autonomia e l’autorganizzazione della classe salariata e di tutti i ceti popolari (la maggioranza della popolazione, il cosiddetto 99%) che hanno l’interesse a distruggere i meccanismi di sfruttamento, di appropriazione di beni e di ricchezza, di tempi e modi di vita dettati dal comando capitalistico per realizzare profitti.
Ancora oggi Lenin è attuale se pensiamo alla coscienza politica e al progetto politico di potere costituente come il momento in cui si esprime tutta la maturità dei movimenti. Esempio concreto: se il Movimento dei Forconi in Sicilia è lotta “economica” con embrioni di progetto politico alternativo confusionari e poco definiti, inquinati spesso da elementi di populismo reazionario, la ricomposizione dei movimenti di lotta su una piattaforma di programma generale e le organizzazioni politiche che lo sostengono, rappresentano il passaggio alla lotta politica per il potere costituente.
In questo ambito, lotte sociali, rivendicazioni economiche, esperienze di autogestione sociale e produttiva e di appropriazione di ricchezza sociale, spazi e momenti di vita sociale, assumono una direzione che va ad orientare politicamente e progettualmente i movimenti e i tumulti successivi.

DUNQUE, non muore il leninismo, che resta vivo e vitale come avanguardia politica che non si sostituisce ai soggetti, ma ne è interno e organico, ne è al servizio. Muore il dogma del partito come entità ossificata e separata dai soggetti stessi. Lo vediamo ancora in quelle forze politiche che si candidano a essere partiti comunisti, vedi Rifondazione, Comunisti Italiani, Partito Comunista dei Lavoratori. Non muore il processo rivoluzionario della presa del potere, ma quella sorta di fochismo che si autorappresentava nell’atto militare. Muore il burocratismo d’apparato, che come unico interesse, al di là dei grandi ideali, ha quello di autoriprodursi in quanto tale.
Il pacifismo militante, l’azione di massa che blocca, occupa, boicotta, autogestisce, si riappropria, fa cortocircuitare i meccanismi stessi della riproduzione sociale del potere borghese.
Con i nostri corpi, con le nostre menti, con la nostra intelligenza collettiva. Con la nostra alterità che non è guerra, che non è dominio sugli esseri umani, che non è distruzione della natura, ma è azione collettiva e creativa universale, razionale e passionale, scientifica e olistica, che comprende anche i persecutori pur confliggendo con essi.


SULL’AVANGUARDIA COMUNISTA.
O è laica, libertaria, anch’essa autorganizzazione in divenire e interna alle più diverse realtà di lotta, o non è. Con meccanismi chiari e trasparenti di rappresentanza e democrazie interne. Superare il gruppismo con leader, capi e capetti, imparare a valorizzare le differenze, ma avere poi la capacità di mettere a sintesi e decidere.

IL "LENINISMO" E’ MORTO. VIVA LENIN!
Sul concetto di sovranità riappare il Lenin di Stato e Rivoluzione. Non il leninismo della manifestazione storica del comunismo novecentesco, con tutta l’esperienza negativa ed elitaria dei partiti comunisti di derivazione terzinternazionalista o quartinternazionalista, ma la dialettica del rapporto tra classe proletaria costituente e stato borghese, tra soviettismo e ancien regime, tra sovranità popolare e sovrano tiranno incarnato nella contemporaneità da classi dirigenti prive di una visione generale della società, così come da poteri forti quasi impersonali, che vivono di dinamiche automatiche, senza confini e senza barriere, dei flussi monetari e degli scambi finanziari, fatti di algoritmi e formule di un’algebra asettica che trasferisce risorse e ricchezze all’elite tiranna delle caste egemoni.
La sovranità è manifestazione di una fisicità irriducibile, è autovalorizzazione delle pratiche sociali di riproduzione di esistenza liberata dalla schiavitù del lavoro salariato, è contesa di luoghi di produzione di merci, di tempo, di senso, di socialità, di affettività, è affermazione di potere della vita collettiva, che cancella il tempo, le azioni e i luoghi dedicati al debito, alla riproduzione di un’esistenza alienata.
La sovranità non esige tributi, ma dispiega la libertà illimitata da essi, dalle liturgie del potere capitalistico che ruotano attorno al feticcio per eccellenza: il denaro.
La sovranità usa parti delle vecchie istituzioni, quelle che servono, per distruggere tutto il resto, ciò che creava egemonia burocratica ed estorsione di beni e di vita, di risorse e di tempo. La sovranità, soprattutto, crea nuove istituzioni, a partire dai consigli, dagli organi del potere popolare, e ha come base costituente la democrazia diretta dei cittadini, dei lavoratori, della maggioranza reale del paese. Che diviene classe per sé e nel contempo parte universale della società, la parte che ricompone il tutto nel processo rivoluzionario.

Nel potere costituente non esiste un contro-stato, ma qualcosa di ben più complesso e globale dello stato borghese stesso: l’attività sociale liberata e liberatrice. C’è tutta la carica creatrice di un ordine nuovo che si declina nel momento in cui si produce socialmente.
Quanto aberrante è stata la definizione di “Stato operaio”! Che divenne persino il nome dell’organo di stampa del PCI.
Nella sovranità delle classi popolari, dei lavoratori salariati che si aboliscono in quanto tali, non c’è lo stato, c’è una transizione diretta all'autogestione. Solo così si può dirimere la questione socialismo/comunismo.


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