lunedì 2 gennaio 2012

L'ALTERNATIVA POSSIBILE (3a parte)


TRILATERAL COMMISSION E MARIO MONTI: ben più di un conflitto d'interessi. RAPINA PROGRAMMATA.

E' bene sapere chi oggi, nomi e cognomi, sta portando un attacco selvaggio alla nostra vita e al nostro futuro. Un'elite finanziaria, i cosiddetti tecnocrati, completamente funzionali alle "... banche estere per le loro nomine e permanenze in carica. Non hanno alcuna infarinatura di base organizzativa politica nei paesi che governano. Costoro governano perché banchieri stranieri minacciavano di bancarotta i paesi, se non venivano accettate queste nomine. Hanno indipendenza zero, nel senso che i “tecnocrati” sono soltanto strumenti e rappresentanti diretti dei banchieri euro-americani." (James Petras – globalresearch.ca).

Il vero potere che ha esautorato in Grecia e in Italia le oligarchie della democrazia rappresentativa, leggi: le caste corrotte e abarbicate a privilegi corporativi, che hanno svuotato i sistemi democratici parlamentari e i meccanismi decisionali relativi, che hanno ceduto il passo ben volentieri ai veri decisori.

Uno di questi poteri, quello certamente dominante, è la TRILATERAL. Prendo un brano dell'articolo: Il regime di verità del libero mercato - L’Europa, la Trilateral Commission e il gruppo Bilderberg di Giovanna Cracco
"La Trilaterale nasce nel 1973, su iniziativa di David Rockefeller. Il nome rimanda alle tre aree all’epoca punto di riferimento dell’economia del libero mercato, nord America, Europa e Giappone, in cui sono tuttora presenti le tre direzioni regionali, a Washington, Parigi e Tokyo. Nel tempo il gruppo si è allargato, inglobando i vari Stati dell’est Europa e dell’Asia che abbracciavano il neoliberismo, e dai 180 membri iniziali – 60 per ogni area – si è arrivati oggi a circa 400, suddivisi per Paese in base a un principio di rappresentanza stabilito sul doppio parametro Pil/popolazione.
La struttura è insomma quella di un Parlamento globale, ma con meno membri della sola Camera italiana e, soprattutto, non elettivo: si entra a farne parte su invito, e vi si contano soprattutto banchieri (tutti i presidenti dei grandi istituti, compresi quelli centrali delle varie nazioni, della Banca europea, della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale, e gli amministratori delegati dei maggiori fondi speculativi); politici (ministri e parlamentari seduti nelle Camere dei loro Paesi e/o in quella europea e nelle commissioni europee); industriali (i rappresentanti delle principali multinazionali: Coca Cola, Nokia, Rothschild, Shell, Sony ecc.); rappresentanti del mondo accademico, giornalisti e soprattutto editori (Les Echos, Le Figaro, Financial Times, Frankfurter Allgemeine Zeitung, El Pais, Politiken [Danimarca], Helsingin Sanomat, The New York Times, Time Magazine, The Wall Street Journal, The Globe and Mail [Canada], New York Daily News, The Asahi Shimbun [Giappone]). Si riunisce in seduta plenaria una volta l’anno, a rotazione nei diversi Paesi membri, e la sua mission è favorire la globalizzazione. Nella riunione del 1975, i tre relatori principali – il francese Michel Crozier, l’americano Samuel Huntington e il giapponese Joji Watanuki – analizzarono la crisi economica del periodo come il risultato di un “sovraccarico del sistema decisionale”: la soluzione proposta fu quella di spingere per un radicale cambiamento, verso la riduzione dell’intervento statale e un rafforzamento del potere politico esecutivo a scapito del Parlamento e degli istituti di democrazia diretta, come il referendum (...)."

Avete capito bene: la riduzione dell'intervento statale e il rafforzamento del potere politico esecutivo a scapito del Parlamento, sta a significare che le democrazie occidentali diventano molto chiaramente e ancora di più dei comitati d'affari dei centri di potere del della finanza imperialista. Questo è il passaggio che stiamo vivendo in Italia e in Grecia. Un banco di prova per i poteri forti sovranazionali, che punta a cambiare la fisionomia stessa delle democrazia occidentale verso regimi economico-totalitari, dove l'attacco alle conquiste avute dai movimenti operai e popolari dal secondo dopoguerra in poi, sul lavoro, sulla sanità, sui diritti sarà selvaggio e spietato.

In particolare, chi siede sulla poltrona di presidente per l'Europa?
Chairman: Mario Monti
Deputy Chairman: Vladimir Dlouhy
Deputy Chairman: Michael Fuchs
European Director: Paul Révay

Qui potete trovare la lista intera dei membri:
http://www.trilateral.org/go.cfm?do=Page.View&pid=6

In definitiva il presidente della Trilateral in Europa è il nostro attuale premier. Non vi fa suonare una certa campana?
Tutto questo perché? Perché ciò che deve passare per risolvere una crisi sistemica di vasta portata come quella attuale è un grande trasferimento di danaro, ricchezza sociale, dalle economie nazionali e quindi dai cittadini, alle casse dei grandi fondi, degli speculatori, di un caputale transnazinale a dominanza anglosassone, a cui non frega nulla delle condizioni sociali dei singoli paesi.
Questo è il compito di Monti. Sempre da Petras:
"I programmi sociali in materia di sanità pubblica, istruzione, pensioni, e tutela dei disabili sono tagliati o eliminati e i “risparmi” trasferiti ai pagamenti tributari per i detentori di titoli esteri (banche).
I pubblici dipendenti vengono licenziati, allungata la loro età pensionabile, e i salari ridotti e il diritto di permanenza in ruolo eliminato. Le imprese pubbliche sono vendute a oligarchi capitalisti stranieri e domestici, con decurtamento dei servizi ed eliminazione brutale dei dipendenti. I datori di lavoro stracciano i contratti collettivi di lavoro. I lavoratori sono licenziati e assunti a capriccio dei padroni. Ferie, trattamento di fine rapporto, salari di ingresso e pagamento degli straordinari sono drasticamente ridotti.
Queste politiche regressive pro-capitalisti sono mascherate da “riforme strutturali”.
Processi consultativi sono sostituiti da poteri dittatoriali del capitale – poteri “legiferati” e messi in attuazione dai tecnocrati designati allo scopo." (James Petras, ibidem)

E la manovra di fine anno sulle pensioni, sulla tassa sulla prima casa (la nuova IMU), di tagli ai servizi, e quella imminente sul mercato del lavoro, e quella che ci aspetta sul mercato del lavoro, vanno in questa direzione. E' solo il primo colpo. Le conseguenze inevitabilmente recessive, poco impotanti per dei pescecani a dimensione internazionale, alla ricerca di un realizzo immediato di profitti, porteranno comunque a un'uscita dall'Euro, a una povertà e a una disoccupazione drammatiche per milioni di cittadini e al grande banchetto di aziende e strutture produttive e commerciali da parte di investitori esteri, soprattutto tedeschi (da qui si spiega la politica della Merkel contarria a una moneta europea sovrana e agli Euro bond), di sfruttamento della manodopera ormai a costo ancora più basso e flessibile, da parte dei gruppi multinazionali e del nostro grande capitale che non vede l'ora dello smantellamento dell'art.18.
Avremo una drammatica chiusura di gran parte delle PMI, sotto i colpi dell'invenduto, del non transato e del fisco aumentato (l'aumento di IVA, IRPEF, ecc.). Un'ulteriore concentrazione della ricchezza e dei mezzi di produzione nelle mani dei gruppi industriali e finanziari e dall'altra una precarizzazine generalizzata dei rapporti di lavoro, una caduta delle tutele sindacali e sul lavoro, settori sociali del ceto medio, piccooa e media borghesia, sul lastrico, in una spirale debito-prelievo-debito sempre più inesigibile, ma strumento forte di alienazione e appropriazione delle proprietà dei cittadini, a partire dalle case.

Ovviamente questa politica di spoliazione sistematica di diritti, servizi, salari, pensioni, qualità della vita, non passerà senza colpo ferire. A parte questa prima fase, in cui gran parte dell'opinione pubblica aderisce non senza poca riluttanza all'amara "medicina", contenta per la caduta dell'oligarca Berlusconi, e abbindolata dalla storiella che Monti "fa le cose per bene", che i tecnocrati sono neutrali nel comminare sacrifici e dolori, persuasa soprattutto che vadano accettati i diktat dei poteri forti europei (che per altro nessun citadino europeo ha eletto...), visti come un male inevitabile.
Le conseguenze di questa politica dei rappresentanti diretti di Trilateral e Bilderberg, della grande finanza imperiale, creeranno gli anticorpi sociali, in proteste greche se non ancora di più.

Ci auguriamo ovviamente che questo avvenga al più presto, perché un paese con forti disordini sociali è meno appetibile per i pescecani che si apprestano a divorare quanto intere generazioni di lavoratori, le nostre famiglie hanno costruito in decenni di risparmi, sacrifici e duro lavoro.
L'importante è comprendere che quando questo avverrà (e in parte sta già avvenendo), l'unica alternativa possibile a questa situazione è una nuova sovranità popolare.
Non più basata sulla vecchia democrazia rappresentativa, ormai morta e svilita dall'occupazione delle istituzioni e del Parlamento da parte di cricche politiche bipartisan, preoccupate solo di comminare privilegi per i propri famigli e per le proprie corporazioni.
Queste cercheranno di tornare in gioco soprattutto a sinistra, cavalcando il malcontento. Andranno espulsi senza tanti complimenti dalle forme di autorganizzazione popolare.

La sovranità popolare di cui parliamo è nella forma della democrazia diretta, dal basso, di potere costituente dei cittadini e dei lavoratori, non solo politico, ma economico, di rete comunicazionale, di potere sociale solidaristico e unificante. Un potere non più "riformista", che si produrrà sul terreno dello scontro sociale sull'appropriazione capitalistica della ricchezza sociale, del tempo lavoro e vita, del bene comune, e di contro dell'appropriazione e socializzazzione di tutto questo da parte delle forme di democrazia consiliare partecipata e dal basso. Sono due forme di appropriazione speculari che si eludono a vicenda, su cui occorre essere molto chiari nella scelta di campo.

Ancora sulla sovranità popolare. Se la grande borghesia esautora i suoi stessi istituti democratici di rappresentanza davanti alla necessità dei suoi gruppi più forti di fare cassa sulla pelle di milioni di lavoratori e cittadini, e ci vende come governo di tecnici una vera e propria dittatura finanziaria, l'unica alternativa possibile come forma di democrazia di transizione è la dittatura transitoria delle classi popolari e del proletariato su questo 5% di ignobili predoni. Senza farci ingannare dalla parola dittaura, questa forma costituente del potere economico-sociale è la forma più alta di democrazia e di reale pluralismo politico tra parti sociali, che pongono come centrale non più il profitto e come elemento regolatore il mercato, ma il bene comune dei cittadini, il loro benessere e un modello di produzione e consumo compatibili con l'eco-sistema.

Non siamo l'Islanda, che ha potuto mandare a calci in culo via una classe politica di venduti agli interessi forti, messo in galera gli alti funzionari di banca responsabili della crisi e mandati a quel paese i fondi olandesi e britannici, realizzando un sistema democratico popolare pur sempre liberale, nella curiosità generale del mondo. L'Italia non è un paese di 300 mila abitanti, ma una delle prime potenze economiche mondiali.
Non ce lo lasceranno fare facilmente. Qui si giocano anche gli equilibri del sistema economico mondiale, non solo europeo. Per questo i toni del conflitto nel nosro paese, potranno avere i toni della guerra civile.

Molto eloquente è quanto una grande banca privata statunitense ha analizzato sulle conseguenze delle politiche finanziarie imposte dai centri di potere finanziario e dai suoi comitati d'affari al governo sulla popolazione. "Sul finire del 2008 un promemoria interno emanato da Citigroup, membro della Us Bank e della Federal Reserve, firmato dal responsabile delle strategie tecniche Tom Fitzpatrick, avvisava di un “crescente deterioramento finanziario, causa di un ulteriore deterioramento economico, in un circolo vizioso” il quale “porterà a instabilità politica […] alcuni capi di stato sono oggi ai minimi di popolarità. C’è rischio di rivolte interne, a cominciare dagli scioperi, perché la gente si sente privata del diritto di poter decidere di sé stessa.”
(http://www.uomoplanetario.org/wordpress/2011/12/occupy-il-pianeta-terra/)

E ancora:
"Per farsi un’idea di che razza di ideologie retrograde alberghino nelle menti che dirigono il Dipartimento della Difesa, vale la pena di dare un’occhiata al rapporto 2007 del Ministero della Difesa americano. Il rapporto, steso dagli strateghi del Mod’Defence Concepts and Doctrines Centre – un think-tank militare responsabile della pianificazione di iniziative – mette in evidenza che entro il 2035 la popolazione mondiale raggiungerà probabilmente gli 8,5 miliardi di persone, un aumento riconducibile per il 98% ai paesi sottosviluppati. Il rapporto riconosce che questo enorme incremento della popolazione avrà luogo in un contesto di enormi tensioni mondiali dovute a crisi economiche, energetiche e ambientali."
(ibidem)

Dunque la controrivoluzione è già all'opera da tempo. E ben prima dei soggetti politici che puntano alla direzione politica dell'antagonismo sociale. Lo si vede nelle misure poliziesche messe in opera con Occupy Wall Street. L'apparato di regime ha lo scopo di chiudere ogni spazio di iniziativa antagonista autonoma da parte dell'opposizione sociale.

Ma potremo farcela se la maggioranza della popolazione parteciperà al conflitto sociale per la sua stessa sopravvivenza. Nelle forme meno militari possibili (non è questa la specularità conflittuale vincente), ma più socialmente diffuse e, proprio per questo, fortemente invasive, come il sabotaggio delle reti avversarie e delle forme di rapina di ricchezza sociale, il boicottaggio, l'autoriduzione delle bollette e di altri beni e servizi, l'occupazione di spazi, luoghi e mezzi della produzione, come inizio di un'autogestione della nostra vita, un sistema sociale in embrione che esclude il gettito per il profitto e le sue regole autoritarie di rapina."

Il nostro compito di avanguardie di una nuova società, in questo momento, è proprio quello di denunciare pubblicamente questo governo e le sue manovre per quello che sono e dove ci stanno portando, valorizzare e riunificare ogni esperienza di lotta dei lavoratori, dei precari, dei cittadini, anche quelle più parziali, sotto un'unica bandiera, ampliare la rete di controinformazione e di condivisione di pratiche ed esperienze antagonistiche.
Spingere più avanti, ove possibile le forme di autorganizzazione e autogestione popolari, contrastare le inevitabili spinte xenofobe e campanilistiche che sorgeranno dal populismo reazionario e parafascista di forze come la Lega. Lavorare politicamente sul popolo di sinistra e nelle basi sindacali, evidenziando le contraddizioni che forze come il PD esprimono, il loro collaborazionismo attivo con i centri finanziari che impongono le peggiori ricette di spoliazione sociale, neoliberiste e di precarizzazione sempre più estesa del lavoro (vedi la ricetta neoliberista di Ichino e dall'altra l'ebetismo pseudoriformista di Fassina). Rafforzare il sindacalismo anticapitalista e antiliberista, tessendo un'unità trasversale tra le varie componenti su una piattaforma comune di azione e di lotta.

Dobbiamo comprendere che un'autonomia di classe oggi è ancora più possible, è sempre più possibile. Anzi, la situazione la esige, nella direzione di una fase rivoluzionaria imminente. Negli anni '70, come novelle cassandre prefigurammo la scomposizione di classe selvaggia, nella prima lungimirante lettura del decentramento produttivo e nella segmentazione territoriale dei cicli di produzione e con essi la frantumazione del corpo di classe. Quello che oggi è il precariato, definisce quasi con esatteza scientifica l'analisi che formulammo sullo sviluppo dell'operaio sociale come nuova figura funzionale all'accumulazione capitalistica e alla realizzazione dei profitti intervendo sul costo del lavoro, sui suoi tempi e modalità di produzione.
Ma appunto, eravamo cassandre perché la fase vedeva ancora una forte tenuta dell'economia capitalistica e del tessuto produttivo sociale che aveva molto da perdere da un conflitto sociale favorevole alla classe.

Oggi non è più così. Si aprono ampie prospettive per un processo rivoluzionario comunista. Come un fiume carsico, il meglio del portato teorico e pratico del marxismo rivoluzionario, l'operaismo, riaffiora alla superficie di un mondo in forte sconvolgimento, con tutta la sua carica virale per incidere sui rapporti centrali tra capitale e lavoro, su questioni come alienazione dei mezzi di produzione e socializzazione, comando capitalistico sul lavoro e la vita da una parte e liberazione, gestione diretta dei mezzi di produzione, dei tempi e degli spazi di vita dall'altra, tra potere economico centralizzato, privato e contro-potere sociale, controrvoluzione e insurrezione.



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