domenica 14 febbraio 2010

LORO RIDONO...



E' l'Italia dei furbi, rappresentata dal superfurbo, che quando riceve un altro premier da farsa come lui, Berisha, e firma un accordo per far diventare l'Albania la pattumiera dell'Italia e per controllare le coste dagli sbarchi di immigrati, dice che magari si fa un'eccezione con qualche bella ragazza. L'Italia è diventata un paese di puttane e usurai, criminali ed evasori, speculatori, nani miseri, tangentari, concussi e concussori. E tutto finisce sempre in cavalleria. Gli onesti pagano, la gente comune non arriva alla terza settimana e questi stronzi, bauscia, ridono quando la terra trema. Grassi affari con l'Abruzzo.
So che c'è ancora tanta gente per bene in Italia. Ma al governo ci sono loro. E hanno pure impestato l'opposizione. La prima Repubblica ci aveva abituato a tangentisti e delinquenti di partito tutto sommato dignitosi. Questi mercanteggiano anche "la figa".
E il Vaticano zitto. Si lagna ogni tanto, quando si supera palesemente la misura. Ma le porcate come quelle dell'affaire Boffo le lascia passare. Fino a quando però non vanno a pestare i calli ai vari Tarcisio Bertone, ai giannizzeri vaticani del cavaliere, collusi manovratori. Che pur sempre porporati sono, e che cacchio.
Eccola, l'Italia che voleva Licio Gelli. Non i carriarmati, ma i culi in tv hanno sfondato la linea democratica della correttezza e dell'etica politica, costituzionale e della decenza. Questo è il paese dove il responsabile della Protezione Civile va a troie, dirige mazzette, o è così coglione da lasciarsi passare sotto il naso gli accordi sotto banco, le commesse, gli appalti delle zone disastrate. E pontifica sugli aiuti statunitensi ad Haiti, come fosse un commento di Mosca da Biscardi nel dopo partita. Arriva lui.
Questo è il paese dove Ubu re, non si accontenta più di difendersi con i poteri che gli conferisce la sua carica dai processi, ma che ai primi passi di un'inchiesta su un suo scherano, grida alla magistratura comunista. Che ha torto a prescindere. E rimette le dimissioni appena paventate da Bertolaso. E nel teatrino dei pupi Bertolaso a sua volta, da servo fedele e grato, dice che si dimetterà solo se il cavaliere lo chiede. Ci pigliano anche per il culo.
E gli stessi che difendono l'indifendibile, strillano alle dimissioni di Del Bono a Bologna. Come se fossimo sul pianeta papalla e non nello stesso agone. Del Bono ha fatto una cosa che in ogni paese civile, un amministratore responsabile fa: per difendersi dalle accuse, ma soprattutto per consentire una serena amministrazione della cosa pubblica, lascia l'incarico. Questo si fa. E non lo dico a sua lode. In altri paesi, ripeto, è un fatto normale.
Questo è il paese della risata perversa di chi ha il potere e se ne fotte del paese e dei cittadini.
Che tristezza...

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