venerdì 15 luglio 2011

LA CRISI E CHI SOSTIENE QUESTO STATO DI COSE SONO Lo STESSO PROBLEMA


Con la manovra di Tremonti, pagheranno le fasce sociali più basse. Dai ticket sanitari ai tagli sulle agevolazioni fiscali, ai tagli alle pensioni e altro ancora, ancora una volta si va a mettere le mani nelle tasche già mezze vute non degli italiani, ma degli italiani meno abbienti.

Già l'iniquità di una scelta che non è (badate bene) obbligata, ma squisitamente politica, di campo, è ben evidente in questo dato: il 10% della popolazione italiana detiene il 45% della ricchezza complessiva, per cui non si capisce perché non si inizi a toccare le grandi rendite e i patrimoni delle fasce più agiate, perché non si toccano gli emolumenti e le agevolazioni dei parlamentari. Ma oltre a questo, è proprio la logica che è sbagliata. Le crisi, le speculazioni finanziarie le pagano sempre gli stessi. Gli utili da speculazioni e sul debito vanno alle banche e al sistema finanziario privato, mentre le perdite vengono socializzate.
Che sia crisi di sistema, che siano bolle speculative che alimentano la crisi stessa, le elite finanziarie e politiche non pagano mai dazio.

La politica stessa, di fronte al primato dell'economia neoliberista, ha perso i suoi ideali per arrivare ad essere semplicemente la funzione gestionale nella società e nelle istituzioni degli interessi privati delle lobbies economiche e delle multinazionali. Oggi è la politica che organizza e assicura ai potentati la grande spartizione.

Una politica che rivela il suo vero volto di fronte a situazioni come quella attuale. Non una posizione in controtendenza neanche dall'"opposizione". Sono tutti d'accordo con la logica del far fronte alla crisi senza mettere in discussione il sistema che l'ha originata.

Nessuno di questi signori, dal PD all'IdV, dice che la crisi è questo stesso sistema, che l'unico modo per uscirne è un cambiamento dei rapporti sociali forte, radicale e profondo, che veda i paesi europei e ogni paese in genrale uscire dal capitalismo che oggi si riproduce solo attraverso il più bieco sfruttamento dei lavoratori, sulla miseria come parametro del mercato del lavoro, sulla totale mancanza di rispetto e valorizzazione delle persone e dell'ambiente.



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