domenica 3 luglio 2011

PATRIMONIALE SUI POVERI


Il governo, nella figura di Tremonti, ha partorito le misure per "far fronte alla crisi". La bastonata riguarderà i ticket sanitari e in particolari le pensioni. Sui dettagli, rimando all'Unità.it.
In pratica si tratta di una patrimoniale sulle fasce sociali meno abbienti, che colpirà almeno 5 milioni di pensionati. Come al solito, chi non paga o paga percentuali irrisorie, sono le banche e i transatori finanziari d'alto livello.

Nell'Italia delle bande armate e dei colletti bianchi mafiose e camorristiche, delle associazioni per delinquere negli appalti, delle P4, del mangia mangia, dello sperpero di denaro pubblico, le rendite, i privilegi corporativi e delle lobbies non vengono neppure scalfiti. Il malaffare ormai è diventato una pratica bipartisan. Ne è d'esempio l'affare Pronzato, il PD coordinatore nazionale per il trasporto aereo, beccato con un sorcio da 40 mila euro in bocca e tutte le mazzette che stanno venendo fuori nell'entourage di D'Alema, amici e affini. E in questo contesto è difficile pensare a un'opposizione seria, incorruttibile, onesta nel versante del PD.

Il senso che pervade la grande massa, la gente che vorrebbe un cambiamento, soprattutto dopo gli ultimi esiti elettorali positivi e promettenti, è quello di uno scoramento profondo. Una cricca berlusconiana che non molla neppure di fronte agli scandali più allucinanti, neppure davanti a verminai che escono dalle inchieste giudiziarie e l'ignavia al limite della collusione di una classe politica incapace di porsi come alternativa, non lasciano tante speranze.
E poi, fosse anche un asse Montezemolo-Marcegaglia, quella parte di padronato che firma con i sindacati un accordo vergognoso, che dà l'imprimatur alla linea Marchionne nell'attacco ai diritti del lavoro, che possibilità ci sono per le masse popolari? Che garanzia darebbe agli strati sociali più poveri e colpiti dalla crisi, una coalizione del PD col terzo polo, come vorrebbe D'Alema?

Questo è lo scenario italiano al settimo mese del 2011, al giro di boa di un anno che sta rappresentando la risocssa della società civile, la presa di coscienza diffusa dell'essere governati da una banda di delinquenti con carta bianca. Potenzialità che rischiano di essere disattese e affossate da chi vorrebbe zittire la piazza per rappresentare il paese sano nei salotti che contano. Tra un accordo sottobanco e l'altro, tra una spartizione e l'altra.

E allora, l'immagine di una Grecia sempre più in preda a una crisi devastante fa capo lino anche nella necessità di ricostruire una narrazione altra, autonoma, proprio a partire dalle pratiche di rottura conflittuale che il paese ellenico ci sta mostrando. Una volta si diceva che la rivoluzione passa dalla stretta porta della guerra civile. Oggi non si può che dire, e auspicarlo forte, che il cambiamento passa dalla ricostruzione di una politica autonoma dal basso, da un esercizio del potere democratico, ossia del popolo, nelle piazze, nei posti di lavoro, nei quartieri.

Nessun commento:

Posta un commento