mercoledì 23 settembre 2009

DEMOCRAZIA E...



Ragionamenti che tutti possono capire. Tutti possono capire come la seconda Repubblica sia nata nel sangue dei servitori dello Stato coraggiosi. Borsellino, Falcone. Quella parte di Stato che voleva sconfiggere le mafie, battere questa cancrena che sta invadendo come una lebbra ogni interstizio dela società.

È una questione economica, perché i profitti “puliti” si intrecciano a queli sporchi. È una questione culturale e morale, lo vediamo in questi giorni in cui il governo dà un colpo di spugna ai reati fiscali e penali di un’élite che se ne fotte dei problemi del paese, della crisi, la generazione dei senza dio, senza patria, che usa dio e la patria, per soddisfare appetiti sempre più grandi.

Ma di fatto, se vogliamo portare il ragionamento ai massimi sistemi, abbiamo una società capitalistica, della globalizzazione, un sistema di riprodurre raporti sociali ed economici sempre più iniquo, che distrugge le risorse del pianeta, che crea divari sempre più abissali tra ricche élite e classi sociali, (prsino quelle medie) in crisi. Abbiamo un capitalismo pseudo-democratico, su cui si innestano, anzi di più: al quale sono organici poteri criminali che guidano la finanza, la politica e i mezzi d’informazione (vedi l’era Bush per quanto riguarda gi USA).

Le collusioni di Berlusconi con la mafia, che hanno portato alla trattativa con essa, sono state alla base della nascita dell’attuale sistema politico. Sono parte integrante di un modo di gestire l’economia. Con un’imprenditoria colpevole di non aver saputo dare un impegno civile alla propria attività, una classe industriale di parassiti, pronti a ricevere prebende dallo stato, pronti a spostare le produzioni all’estero e scaricare i costi del degrado e della miseria di cui sono resonsabili, a tutta la collettività. E l’innovazione? E una politica industraile di sviluppo del Mezzogiorno? Di che interessi nazionali parla la Marcegaglia? Perché il gruppo dirigente del PD li sostiene, si fa partigiano d cordate discutibili nel mondo industriale e delle banche? Con quali criteri D’Alema discerne tra gli uni e gli altri? Sono le zone d’ombra di una politica spregiudicata, di quella dell’inciucio, di Rete 4 lasciata a Berlusconi (in cambio di cosa, Violante? Ce lo devi ancora dire...).

Per cui viviamo un paradosso: le contraddizioni tra capitale e lavoro (o non lavoro) sono sempre più forti, ma la questione fondamentale è la questione democratica. L’intellettualità che si ribella lo fa su questioni etiche. Travaglio ne è un esempio. Non è certo un uomo d sinistra, è un montanelliano convinto. Eppure l’onesta, chi mette al centro il bene comune del paese, oggi è il discrimine. Dal’altra parte ci sono le caste, c’è la faccia di bronzo dei governanti e de falsi oppositori che decidono di questioni fondamentali come la guerra. A La Russa non servono argomentazioni per giustificare il perdurare della presenza dell’esercito italiano in Afghanistan, a FARE LA GUERRA. A Ranieri del PD, di prima mattina su Rainews 24, serve solo dire che l’opinione generalizzata nel paese, contraria alla presenza in Afghanistan è semplicemente utile per orientare meglio la politica di intervento. Sottinteso c’è che questa opinione non incide sull’aristocrazia politica che non rappresenta nessuno e deve solo cogliere gli umori del paese per fare oi quello che gi pare. Ecco dove sta la questione democratica. Grande come un bubbone. È un modo di gestire il potere e di amministrare la res publica che ricorda sempre di più una dittatura, dove i cittadini diventano sudditi al di là della primarie di facciata.

Una forza politica di sinistra in Italia, che sia realmente tale, deve fare i conti con la questione democratica. Ma nessuna forza di sinistra o centrosinistra se ne rende conto. Neppure una sinistra radicale incapace di fare i conti con i propri limiti, che sopravvive in ceti politici che non rappresentano nulla e nessuno, non può cogliere la questione. Ha nel suo piccolo il germe della casta politica che decide in nome di ideali pur lodevoli, ma non corrispondente a un reale rapporto organico con i referenti sociali. Perchè questo rapporto può nascere solo dalle lotte sociali. La lotta politica che sia tale è autorganizzazione, è il prodotto storico, di congiuntura di un percorso di base. Ecco l’essenza di un lavoro di massa ben fatto, l’ontologia stessa della militanza politica che abbi,a la dignità e la funzione di essere tale.

Poi c’è la questione degli interessi materiali, sempre di parte, che si intende portare avanti. Gli ex-PCI hanno perso questa funzione storica e politica. Tralascio aspetti importanti come la laicità della res publica e di altre questioni politiche non certo irrilevanti. Disattese dal gruppo dirigente fin qui succedutosi nel PD e ragione degli strappi e delle diaspore a sinistra. È la questione fondamentale del SOCIALISMO. Chi sposta l’asse delle sue referenze all’ambito del capitale fnanziario, Passera, Bazoli, ecc. E di capitale, Colaninno, ecc., non ha più nulla a che fare con gli interessi materiali delle classi sociali economicamente subordinate a questo sistema.


Democrazia e socialismo sono inscindibili.


QUESTIONE DEMOCRATICA.

La prima vive nella lotta per affermare le libertà civili, di partecipazione alla vita politica, alla produzione di informazione da parte dei cittadini, di espressione delle idee, di riconoscimento e valorizzazione di ogni identità clturale, sessuale, religiosa. È pertinente alla difesa di un contesto comune, che definire Stato è riduttivo, un portato di valori e regole acquisite nato dalla Resistenza e che vive nella Costituzione. Pluralismo, sovranità del popolo attraverso il Parlamento. Quindi, la lotta al potere mediatico e al piano piduista che si sta affermando nel paese, espresso dall’attuale governo Berlusconi, complice la debolezza di pensiero e talvolta la collusione di una falsa opposizione, la lotta ai fondamenti stessi della seconda Repubblica, nata dalla mediazione tra poteri dello Stato deviati e mafie, rapresentano il fronte su cui raccogliere forze politiche e intellettuali (che già si stanno muovendo) non necessariamente di sinistra. È tattica leniniana pura nel rapporto con i “menscevichi”. Ci sono parti di società che sono altro da una visione cattolica del mondo, che vedono nella laicità delle istituzioni un valore insopprimibile, che vedono nei media la possibilità di avere un servizio per la gente basato su un pluralismo rappresentativo delle diverse sensibilità e paradigmi politici che vivono nella società. Che rimettono al centro il Parlamento sovrano. La Costituzione diventa costituzione materiale, vissuta e sostenuta nella lotta democratica per difendera la Costituzione stessa, che geneticamente ha tutto ciò che serve.


SOCIALISMO.

Il secondo, in particolare, oggi è portatore di un bene comune, risorse naturali, sociali, del lavoro e dell’attività umana più in generale che rendono attuale la questione marxiana di centralità di classe. Di fronte alla decandenza di un sistema globale sempre più preda di lobbies voraci (vedi le bolle speculative), dove la guerra e la rapina sono alla base della sua riproduzione, il socialismo come progetto forte, si carica di questioni non più rinviabili, legata al modo di produrre società, quindi anche all’ecosostenibilità di un modello economico e sociale. Questo ambito è pertinente alla ricostruzione di un progetto politico DI CLASSE forte nel paese e a una forza unitaria alternativa e di sinistra. Non significa dittatura del proletariato e lotta assoluta al capitalismo. Significa affermare una politica economica e sociale di governo che rappresenti l’egemonia di questi settori sociali in uno Stato e in una governace della res publica che tuteli di default il diritto a una vita dignitosa e al benessere collettivo. E questo si può fare solo se lo Stato riesce a controllare i gangli vitali dell’economia reale, le risorse. Una tutela di queste ultime. Solo se lo Stato sposta il baricentro della distribuzione della ricchezza sociale. Nè la destra, né il centro-sinistra si sono mai posti questo problema. Si sono mai posti da questo pnto di vista. Cartina di tornasole con un esempio concreto: entrambi accettano e sostengono l’assioma ignobile del “stiamo uscendo dalla crisi economica, nonostante i problemi di occupazione che avremo anche nel 2010”. No, non stiamo uscendo dalla crisi. Questa è una visione basata sugli indicatori di borsa. I parametri di una forza di sinistra sono: la crisi ci sarà finché ci sarà disoccupazione e miseria. Non è questione di lana caprina: la cosa fa un’enorme differenza. Distingue una visione pseudo-generalista (in realtà di classe capitalista...), da una dichiaratamente e giustamente di classe, quindi socialista.

È oggi che mangiamo, che respiriamo, che beviamo l’acqua, che amiamo. Non domani. È oggi che dobbiamo pensare ai nostri figli. Non domani. Un recupero crediti ha diritto di pignorare i debiti di chicchesia e i cittadini non hanno diritto di decidere sul bene comune come l’acqua, l’aria, non hanno diritto di pretendere in quanto cittadini di vivere in una società che gli garantisca un livello di vita accettabile? Socialismo si tratta di spostare la politica da un faslo e indistinto diritto generale, in realtà diritto capitalista, a un diritto veramente generale, perché garantisce un’esistenza dignitosa a tutti. Questo deve essere centrale nella politica della sinistra. E anche in questo caso nella Costituzione Repubblicana c’è tutto quello che serve.


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