martedì 12 ottobre 2010

L'OSCURAMENTO E LA QUESTIONE NON PIU' RINVIABILE.


Esiste una parte della popolazione completamente oscurata dai mezzi d'informazione. C'è in altre parole un popolo di sinistra contrario alla guerra in Afghanistan, che ha ben chiaro l'attacco che le borghesie dominanti stanno portando ai diritti del lavoro, a partire dalla politica Fiat a Melfi e a Pomigiano e alle scelte di Confindustria sui contratti. Consapevole dei forti rischi per la democrazia (o per quello che rimane della medesima...) che la permanenza di Berlusconi al governo comporta. Che vede con chiarezza a cosa stanno portando i tagli della Gelmini all'istruzione e la totale assenza di una politica economica di contrasto alla caduta verticale dei livelli occupazionali e la politica economica di estensione della precarietà occupazionale e dell'assenza di diritti a tutto il mondo del lavoro.
A tutto questo il centro-sinistra non dà risposte coerenti, non fa opposizione. Nella maggioranza dei casi si unisce agli interessi forti nazionali e internazionali nel gestire l'occupazione militare in medio Oriente e in Afghanistan, spaccia gli interessi peculiari di una classe capitalistica nostrana, parassitaria e collusa coi poteri finanziari più sordidi, come interessi nazionali del paese, come punto di vista di tutta l'imprenditoria.
Ma comunque, contribuisce all'oscuramento di quella parte di sinistra che sul fatto che sia minoritaria è tutto da discutere.

La questione politica fondamentale è questa. Perché è sul rilancio di una sinistra organizzata forte, che ricostruisce un tessuto connettivo e ritesse i fili di un'organizzazione dal basso proprio a ripartire dalle lotte e dalle mobilitazioni dei lavoratori, del pacifismo, dei cittadini che contrastano la grande rapina delle risorse pubbliche come l'acqua, che si oppongono alla fine della scuola di massa, che si oppongono alle mafie sul territorio, che si gioca la partita vera. La nascita di un soggetto politico autonomo che incarni tutte le espressioni particolari e locali di un'opposizione diffusa a questo sistema di gestione del potere, dell'economia, della società, è un passaggio non più rinviabile e tanto meno sacrificabile sull'altare dei piccoli stati maggiori che sopravvivono su antichi allori.

Il fenomeno del grillismo è fin troppo eloquente e deve far ragionare forze politiche della sinistra come Rifondazione Comunista. Non è più tempo di critiche manichee censorie contro chi si muove, contro pezzi della società civile e del lavoro, da chiunque siano organizzato o da chiunque trovino orientamento politico. In questa pratica si accomunerebbero al PD. E' un'arroganza che non ci possiamo più permettere. A livello sociale abbiamo una base di destra, forcaiola ben diffusa: la Lega al nord, che rischia di dilagare anche nella "rossa" Emilia, e spezzoni di estrema destra che con tematiche populistiche trovano facile terreno di coltura. Un fenomeno che coinvolge tutta l'Europa e che il più delle volte segna l'impotenza e l'ignavia delle sinistre socialdemocratiche.

Per questo occorre tornare a fare un lavoro "gramsciano", di presenza e orientamento politico anche solo su tematiche parziali, di inchiesta e aggregazione consiliare, in tutte le realtà che sorgono dal territorio, dal mondo del lavoro, dalle scuole e della università. Il moderno principe va ricostruito, di fronte allo scempio di un centro-sinistra completamente asservito alle regole dominanti del capitalismo selvaggio che domina gli scenari economico-sociali del nostro paese, del'Europa e dell'intero sistema-mondo.
L'attuale modo d'agire politico non basta più. Occorre un colpo di reni, una spinta nuova verso un'unità organica della sinistra anti-capitalistica, verso una visione unitaria di un blocco d'opposizione sociale che diventi soggetto visibile, ma al tempo stesso plurale, ossia che includa le più diverse sensibilità. Un lavoro che solo dei comunisti degni di questo nome possono e devono svolgere.
E' il Gramsci de l'Ordine Nuovo e dell'esperienza dei consigli operai torinesi, che va coniugato con la visione gramsciana più matura di sintesi (tutta italiana) del pensiero leniniano, di attività d'avanguardia per la realizzazione dell'egemonia politica e culturale delle classi popolari nella società. E' questo metodo che va rivalorizzato e riattualizzato nel presente contesto, per trovare nuove forme di organizzazione operaia e di classe, perché ogni percorso di lotta e di aggregazione trovi sedimentazione stabile nell'organizzazione di classe in tutte le sue situazioni ed espressioni particolari e locali.
E' un lavoro di ampliamento dei livelli di democrazia, di partecipazione popolare e di espressione di progettualità politica dal basso.
Il progetto politico è il prodotto di una prassi e di una nuova visione sociale del mondo che si crea in un processo critico e diffuso e non il parto meccanico di qualche cervellone.

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