martedì 19 ottobre 2010

QUELLO CHE SI DOVREBBE FARE SULL'AFGHANISTAN IN UN BELL'EDITORALE DA LIBERAZIONE.



Afghanistan: una proposta contro l’imbroglio demagogico.
Noi proponiamo il ritiro unilaterale delle truppe italiane, la fine della guerra della Nato, un cessate il fuoco e un negoziato politico interno e internazionale (con il concorso del Pakistan e dell’Iran) garantiti dal presidio del territorio da parte di una forza di Caschi Blu (con l’esclusione dei paesi attualmente belligeranti). Altre “soluzioni” sono semplicemente la prosecuzione della guerra o, peggio ancora, l’ennesimo imbroglio demagogico, cinicamente giocato sulla pelle degli afghani e degli stessi soldati italiani. Il governo italiano, se avesse una propria politica estera, dovrebbe proporre in sede Nato il ritiro e l’apertura di una nuova fase gestita dall’Onu, dai paesi dell’area e dai belligeranti afghani. Ma una simile proposta, per quanto sia l’unica pragmatica e realistica, si scontrerebbe con la vera natura della guerra e con i suoi veri obiettivi (che non sono cambiati solo perché dall’unilaterale “Enduring Freedom” siamo passati al “multilateralismo occidentale” della Nato), e contro gli interessi dell’industria bellica Usa. Quindi il governo italiano dovrebbe ritirare unilateralmente le proprie truppe, seguendo l’esempio olandese, proprio per esercitare l’unica pressione seria e possibile in sede Nato e verso gli Usa, al fine di mettere fine ad una guerra che mai potrà essere vinta sul piano militare. L’opposizione (parlamentare), se avesse una propria politica estera diversa da quella degli Usa e quindi diversa da quella del governo Berlusconi, presenterebbe immediatamente una mozione in Parlamento per il ritiro unilaterale, sia per mettersi in sintonia con l’opinione pubblica sia per sfruttare le evidenti contraddizioni fra Lega e Pdl. Ma non lo farà. Continuerà a vagheggiare “ridiscussioni della missione”, non meglio precisate “exit strategy” senza proporre nulla di concreto e così via. Finirà inevitabilmente con il discutere, anche dividendosi, delle false piste proposte dal governo (come quella di La Russa sulle bombe), utili solo a rappresentare, nella politica spettacolo, come unica dialettica possibile quella interna ai favorevoli alla guerra, e a far apparire come estremistica, irrealistica e velleitaria qualsiasi idea o proposta che sia contraria alla guerra come soluzione del problema afghano. Noi abbiamo mille ragioni per essere contro questa guerra. Sono politiche ed anche etiche. La principale delle quali è che siamo contro la costruzione di un nuovo ordine mondiale, conseguente alla globalizzazione capitalistica, nel quale i paesi “occidentali” dominano e “governano” il mondo sconvolto dalla crisi, attraverso la “guerra permanente” e la riduzione dell’Onu ad “ente inutile”. Perciò siamo contro la Nato e contro il governo Usa. Perciò pensiamo che su questo punto corra un confine fra ciò che è di sinistra e ciò che è di destra. Il resto sono chiacchiere e pagliacciate buone solo per i talk show.
Ramon Mantovani in data:11/10/2010

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