mercoledì 16 novembre 2011

L'IMPERO DELLA FINANZA


Tutti uomini di banca, di circoli dell'alta finanza, bocconiani, luissiani. E' il nuovo governo targato Monti, partorito tra funambolismi per trovare una concordanza tra le varie segreterie dei partiti, che ora possono appoggiare senza avere la responsabilità delle misure da massacro sociale che verrano prese nelle prossime settimane.

La politica abdica alle decisioni fatidiche mentre l'Euro affonda (il problema era solo la manovra italiana?), ma questo non è un governo di tecnici.
Ce li spacciano così, e di fronte agli esimi professori ci sentiamo come tanti Renzo con i capponi in mano davanti all'azzeccagarbugi di turno.
I nostri capponi si chiamano pensioni di anzianità, tutela del lavoro, reddito in generale, servizi. Tutele, diritti e servizi spariranno davanti a un'emergenza che non hanno voluto i cittadini italiani, ma le speculazioni finanziarie. E questo si chiama plusvalenze private e perdite socializzate, il meccanismo perverso che gli azzeccagarbugli come Monti, tra una massima in latino e un bisbiglio misterioso, nascondono con l'ostentazione di una sapienza neuale quanto risolutiva.

Ma qui di tecnico e di neutrale non c'è nulla. Questo è il primo vero governo di un'oligarchia finanziaria non eletta dal popolo italiano, esattamente come non sono elette le teste d'uovo a capo della BCE.
Quindi possiamo dire che questa sia la politica, quella vera. Non quella dei nani e delle ballerine. La politica che ha nomi e cognomi: NWO (New World Order), massoneria, Illuminatus, Trilateral Commission, Bilderberg Group. Un dedalo, un intreccio, un verminaio di relazioni che vanno a costituire la geografia di un potere sovranazionale con addentelati nelle consorterie finanziarie nazionali, nei consigli di amminisrazione di università, imprese, tra i boiardi di stato, che può essere definible come capitale monopolistico, o borghesia imperialista.

E quando ascoltiamo la retorica sugli interessi del paese messa in scena da personaggi che hanno fatto di tutto per distruggere la sinistra, i suoi valori di uguaglianza e giustizia sociale, come quel brutto arnese di Veltroni, comprendiamo che qui di opposizione non c'è più nulla. Neanche di sovranità. Parlano di paese e già l'hanno venduto ai grandi recupero crediti della finanza.

Non esiste che il pensiero unico dell'economia finanziaria. Nel Novecento le idee, come il liberalismo e il socialismo si scontravano su prospettive sociali diverse. C'era l'orgoglio della propria storia, c'era il coraggio e il sacrificio della militanza nel difendere le proprie appartenenze. La classe operaia, la media borghesia, il sottoproletariato. Oggi che i ceti popolari hannouna fisionomia completamente scomposta dalle esigenze della produzione, dove la precarizzazione del lavoro e della vita è la dominante, per questi becchini della società di cui tanto cianciano, abbiamo una sola figura: gli utaliani.

Il pensiero unico... italiani come nel fascismo. Italiani dove c'è precarizzazione, lavoro dove c'è sparizione del lavoro, equità dove c'è iniquità ai massimi livelli nella rapina finanziaria dei nostri redditi, della ricchezza sociale, democrazia dove c'è dittatura dell'oligarchia pseudo-neutrale, dove c'è esaustorazione del Parlamento, sospensione del diritto di andare ad elezioni quando cade un governo e la sua maggioranza, missione umanitaria dove c'è guerra per il petrolio, per contenere l'espansione delle potenze emergenti come Cina e Russia, dove c'è putsch sanguinario e bombardamento sulle città e sui civili... a difesa dei civili! come in Libia.

Il pensiero unico è la capacità che ha questo regime di ribaltare i fatti, le ragioni. Il predatore diventa difensore della civiltà, dotto professore a difesa dei nostri titoli di stato, del bene comune. Ma i fatti vanno in direzione opposta. E questo significa che il pensiero unico perde quando le devastanti condizioni di vita che le popolazioni proveranno ogni giorno di più, faranno nascere nuovi pensieri, nuove idee critiche, che diventeranno poi azioni conflittuali.

Al di là degli scenari apocalittici che nuovi soloni di un rivoluzionarismo autoreferenziale iniziano a predicare, resta il fatto che tutto questo accade perché il sistema sta andando in pezzi. L'era del capitalismo globale ha messo a nudo i limiti dell'impero d'Occidente, stretto tra debito pubblico sempre più alto, economie emergenti che tolgono spazio vitale, che portano la concorrenza a livelli insostenibili, disastri climatici e ambientali frutto di uno sviluppo distruttivo sempre più forsennato, penuria delle risorse energetiche planetarie. La guerra e il massacro predatorio che devasta persino i ceti medi, sono le risposte. Un governo Monti è molto più funzionale a queste scelte di sistema, dei centri di potere a dominanza anglosassone dell'area Euro-Dollaro-Yen, NATO e TRILATERAL.
Per questo non è un avversario politico, ma un nemico di classe, la filiale degli interessi imperialistici e finanziari di questa borghesia, di questo capitale monopolistico spietato nel difendere i suoi interessi attaccando in modo spregiudicato con tutti i mezzi possibili.
E' un nemico per i popoli della periferia imperialista come del centro. E come tale va affrontato.

Oggi noi sappiamo che dalle rovine della vecchia sinistra istituzionale non può nascere nulla. Il nuovo è altrove: è nei processi di lotta che si vanno sviluppando in tutto il mondo da Santa Insolvenza a Zuccotti Park, per interrompere il flusso finanziario che va dalle classi popolari, dai cittadini alle cassaforti nei paradisi fiscali di finanzieri e broker che agiscono con la copertura delle banche centrali, delle agenzie di rating e dei governi acquiescienti.

Non è un flusso virtuale, perché nella moneta e nei titoli sono fissate la nostra ricchezza prodotta con la nostra attività, con anni di lavoro maturati, la nostra salute con i servizi, la nostra istruzione, la nostra cultura. In definitiva, la nostra vita, il futuro di una collettività.
Lo è dal momento che questo spostamento finanziario diminuisce, azzera gli investimenti e le spese per i servizi, per i redditi, dal momento in cui erode diritti e tutele nel lavoro, crea e accresce la precarizzazione a partire dalle future generazioni.

Quindi, la questione è molto semplice: interrompere questo flusso a ogni costo. Paesi come Islanda e Argentina l'hanno fatto. Ma la critica va portata fino in fondo, spostando l'economia e il funzionamento di una società dalla centralità del profitto per pochi privati alla centralità dei bisogni sociali e della vita dei cittadini e delle comunità nazionali. Dalla privatizzazione delle forze produttive alla loro socializzazione.

Nell'immediato va raccolta e sostenuta la bandiera dei 5 punti posti da Cremaschi:
1. NON PAGARE IL DEBITO, FAR PAGARE I RICCHI E GLI EVASORI FISCALI, NAZIONALIZZARE LE BANCHE.
2. NO ALLE SPESE MILITARI E CESSAZIONE DI OGNI MISSIONE DI GUERRA, NO ALLA CORRUZIONE E AI PRIVILEGI DI CASTA.
3. GIUSTIZIA PER IL MONDO DEL LAVORO. BASTA CON LA PRECARIETÀ.
4. AMBIENTE, BENI COMUNI, STATO SOCIALE. PER IL DIRITTO ALLO STUDIO NELLA SCUOLA PUBBLICA.
5. UNA RIVOLUZIONE PER LA DEMOCRAZIA. PARITÀ DI DIRITTI PER I MIGRANTI. IL VINCOLO EUROPEO DEVE ESSERE SOTTOPOSTO AL NOSTRO VOTO.

Non pagare il debito e imporre la volontà popolare come forme di democrazia diretta, lotte sociali improntate sul boicottaggio e sulle forme di iniziariva ben descritteda Bifo qui.
"Le occupazioni nei prossimi mesi prolifereranno, diverranno luoghi di aggregazione di un precariato diffuso che ha bisogno di riconoscersi, organizzarsi, e iniziare il processo di appropriazione della ricchezza che ci è stata sottratta.
Le occupazioni organizzeranno l’insolvenza che non è soltanto l’azione puntuale del non pagare il debito finanziario, ma è, più generalmente, il processo di disincagliamento della potenza sociale dal debito semiotico che si incorpora nelle tecnologie di controllo.
Insolvenza significa rifiuto di subire e riconoscersi nella semiotizzazione finanziaria del mondo, significa sperimentazione di altre semiotiche, di altre forme di organizzazione del territorio, della produzione, della vita quotidiana.
Insolvenza significa costruzione delle strutture della sopravvivenza (ristoranti popolari, case collettive, strutture di autoformazione) che ci permetteranno di sottrarci al debito materiale della miseria e al debito simbolico della solitudine, insomma ci permetteranno di cominciare a vivere." (Bifo, vedi link qui sopra)

Nessun commento:

Posta un commento