venerdì 11 novembre 2011

SU PEI MONTI... APPUNTI SUL DOPO BERLUSCONI.


Tra i fischi e i festeggamenti di una folla che ciorcondava il Quirinale e Palazzo Grazioli, Berluscono alle 22 di ieri è salito al Colle e ha rassegnato le dimissioni.

Come avevo previsto e già scritto, la fine del governo Berlusconi era solo questione di tempo. Quello che viene dopo è ancora più inquietante: un governo sovranazionale in Europa che esaustora i governi nazionali, commissaria i paesi, detta le misure da prendere, limitando le sovranità nazionali, con a capo i rappresentanti del capitale finanziario. Una vera e propria plutocrazia che calpesta l'Europa dei diritti e del lavoro nel nome del pareggio di bilancio e del debito pubblico, che ha il solo compito di funzionalizzare ogni economia alle speculazioni di borsa e più in genrale agli interessi dei gruppi finanziari e del capitale monopolistico.

Quello che è accaduto in Grecia, dopo due anni di massacro sociale, sta per avvenire anche in Italia. Non importa il nome scelto: Monti, Dini, Amato. Quello che il nuovo esecutivo, che non rappresenterà più una maggioranza uscita dalle elezioni, ma che nel nome dell'emergenza si insedierà senza voto popolare, dovrà fare è esattamente quello che la BCE e i capi dei paesi della cordata europea Merkel-Sarkozy impongono: sulle pensioni, sui diritti nel lavoro, sulle spese sociali.

Tutto il mainstream che plaude, per certi aspetti giustamente, alla fine di Berlusconi, sancisce un gesto di forte autoritarismo. Per la prima volta dopo il fascismo e decenni di DC, prima e seconda repubblica, ritroviamo uno stato di dittaura, che appunto significa "governo eccezionale transitorio". Imposto con la forza, ossia attraverso una campagna mediatica ossessiva che taccia di irresponsabili coloro che non ci stanno (vedi il linciaggio a Di Pietro), legittimata con il "fare presto".
Ma il fare presto per cosa non è discutibile.

Nell'era del capitalismo morente, da parte dell'Occidente è iniziata dieci anni fa una guerra contro i popoli per il controllo delle aree e dei flussi energetici, dall'Afghanistan all'Iraq, alla Libia. Una guerra per contrastare l'ascesa di nuovi attori sulla scena economica mondiale, per sopperire il debito verso la Cina in primo luogo con l'aggressività imperialista. Le bolle speculative hanno accelerato il processo, trasferendolo all'interno dei propri centri metropolitani, iniziando a far saltare i patti sociali, i welfare su cui era retto il sistema di pace sociale interna. Guerra imperialista e massacro sociale per drenare profitti, trasferire ricchezza sociale erosa dalla speculazione vorace e incontrollata nei forzieri delle banche, sono le due facce delle medesima medaglia.

Il fare presto di chi subisce gli attacchi del capitale monopolistico attraverso esecutivi supini e passacarte, di destra o di pseudo-sinistra che siano, allora non è lo stesso fare presto di chi pensa di continuare all'infinito la razzia spacciata per misure inevitabili.
Per questo è più coerente e giusto non sostenere l'ennesimo esecutivo del capitalismo finanziario e batterci per contrastare con ogni mezzo questa grande opera di macelleria sociale.

Da sempre siamo preda di una politica che in modo bipartisan, non chiede nulla in cambio quando paga con i soldi dei contribuenti i buchi di banca frutto di speculazioni a dir poco criminali. Una politica di casta che sostiene il principio "profitti privati e perdite socializzate".
E oggi questa politica è quella che vende la nostra democrazia a un pugno di partecipanti ai circoli finanziari più ristretti, che per questo affida a uno di questi membri, Mario Monti Bilderberg, l'onere di fare il lavoro sporco. Un modo anche per rifarsi la verginità alle prossime elezioni.

Da oggi, esiste di fatto un governo sovranazionale informale che fa capo a circoli ristretti del capitale monopolistico e finanziario, che esaustora di fatto i sistemi democratici e parlamentari dei paesi in crisi e che comunque influenza pesantemente anche le politiche di governo dei paesi più solidi. E' un'influenza trasversale "bipartisan". Da qui si spiegano anche le politiche di governo dei cosiddetti "socialisti" o "socialdemocratici" o "democratici", da Papandreou a Zapatero. E la linea del Pd su questa crisi sistemica, di appoggio ai diktat della finanza. Non è un caso che tutti gli uomini che stanno proponendo per governo tecnico imminente sono tutti personaggi ben accreditati nei circoli finanziari, uomini delle banche. Monti è un think tank dei ristretti circoli dell'alta finanza, è nel board di Goldman Sachs e fa parte del circolo Bilderberg.

I poteri forti hanno bypassato il governo e hanno conferito a Napolitano il compito di imporre la dittatura plutocratica al paese. Nel sottile equilibrio delle sue prerogative costituzionali, ben s'intende. Ma di fatto è così. Così come Napolitano si è fatto portavoce della NATO nel favorire la partecipazione italiana all'aggressione militare e al golpe "esterodiretto" nei confronti della Libia.

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