giovedì 19 agosto 2010

K


In questi giorni assistiamo al pompaggio mediatico su Francesco Cossiga e la sua mai troppo prematura scomparsa. Non c'è tg delle tre reti RAI, così come di Mediaset e di LA7, che non ne dedichi in apertura almeno cinque minuti. Con uomini politici e alte personalità dello stato che commentano, ricordano, rievocano, omaggiano, servizi, interviste, aggiornamenti passo passo. Un de profundis di regime rivoltante a cui si accodano come in una testimonianza di fideismo di casta tutte le forze politiche.
In questa falsa democrazia, ormai regime condiviso da nani e baffetti, con media di regime, non una sola voce critica è stata microfonata. Questo pezzo di merda, responsabile della politica dei corpi speciali, che porta sulla coscienza l'assassinio di Giorgiana Masi, di Francesco Lorusso e di altri studenti, lavoratori, manifestanti, attivisti politici della sinistra, questo Catone del gattopardismo più schifoso, depositario dei misteri più inquietanti della prima come della seconda repubblica, complice attivo dei servizi deviati, è diventato per tutti un grande e lungimirante statista.
E' in queste occasioni, è nelle sfilate delle lobbies di potere, nelle liturgie di stato che c'è "la conta", che viene riconfermata simbolicamente quella ragion di stato buttata in faccia ai parenti delle vittime del terrorismo di stato stragista, irrisi da un segreto di stato che serve solo ai manovratori occulti ben interni ancora oggi nelle nostre istituzioni.
Ragion di stato che viene fatta vivere come una chiave di lettura degli anni '60 e '70, peggio dei manualetti staliniani e post-staliniani della storia dell'URSS, peggio delle veline del Minculpop fascista.
Questa simbologia non è secondaria nel tenere in piedi alleanze, inciuci, accordi di bottega, scambi e favori sulla pelle dei cittadini. E' una simbologia paragonabile ai riti massonici, però in questo caso fatti pubblicamente da chi occupa da decenni le poltrone del regime, per dire agli italiani: la "verità" è questa, e verità di stato così come potere di stato per come si è manifestato in Italia non sono discutibili.
Per questo, diventa sempre più importante ricostruire un'altra storia del nostro paese, magari con tanti e diversi punti di vista, ognuno con la sua legittimità. Senza lasciare agli aedi di un potere sordo e monocorde la versione di una ragion di stato, che ci racconta che Cossiga, come ministro degli interni, non è stato un assassino e un liberticida dei diritti politici e di manifestazione, non è stato l'esecutore indiretto dell'omicidio di Aldo Moro, non è stato uno dei massimi responsabili dell'emergenza, che ha represso col sangue, la galera, e spesso la tortura, i movimenti d'opposizione, con la scusa della lotta al terrorismo (e l'imbecillità complice dei brigatisti e pielle vari).
Questo è il mio de profundis a uno dei personaggi più ignobili della politica di palazzo italiana.

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