mercoledì 11 agosto 2010

ONTOLOGIA DEL SOCIALISMO /3


Democrazia e avanguardia, due parole che in apparenza sembrano in piena idiosincrasia tra loro. Il pensiero va subito alla dittatura di partito nei paesi del socialismo reale, all'involuzione del bolscevismo in burocrazia d'apparato, struttura politica e amministrativa dello stato burocratico.
Le prime critiche interne al movimento comunista e alle sue correnti di pensiero su questa involuzione sono state portate dal cosiddetto "comunismo di sinistra" e da altre realtà politiche e personaggi come Rosa Luxemburg.
Lo stesso movimento socialista, gli azionisti, il liberalismo di sinistra hanno rimarcato questa tara tutta interna all'internazionale comunista dalla metà degli anni '20 in poi.
Anche la nuova sinistra italiana, dal Manifesto in poi ha tratto spunti fecondi dalla rielaborazione di un'autentica visione comunista della democrazia popolare, del processo rivoluzionario.
Io penso che oggi sia possibile riformulare questa relazione tra democrazia costituente e di popolo e avanguardia politica, in un processo di trasformazione della società, di ridefinizione dei rapporti sociali tra classi, dello stato e del bene comune della collettività, in modo più consapevole e maturo.
Lo enuncerò in modo semplice e comprensibile. Tutte le esperienze di rivoluzione popolare in cui le classi rivoluzionarie, quelle parti di società che nell'azione politica modificano i rapporti di forza tra classi in una data società, assumono un ruolo di forza di potere o contropotere, sono esperienze transitorie di democrazia diretta che devono poi coniugarsi in un sistema costituzionale di sovranità popolare, dove il pluralismo e la dialettica democratica tra parti sociali deve prendere il posto dell'assemblearismo soggettivo, ossia delle soggettività che hanno diretto lo scontro e la presa del potere. La dittatura, nel suo significato originario di governance eccezionale e transitoria, deve essere una fase in cui le avanguardie sanno consapevolmente essere limitata nel tempo. Il compito delle avanguardie è proprio quello di stabilizzare il processo rivoluzionario, che è tale in quanto democratico, in una fase costituente legata al tipo di società storicamente possibile. Assolutizzare la dittatura è stato l'errore delle sinistre antimperialistiche e delle esperienze comuniste nel Novecento, pur con non poche eccezioni.
Soviettismo, consiliarismo, i barrios sandinisti, il contropotere delle soggettività sociali nelle metropoli imperialiste, l'autogestione: tante sono le esperienze. Ma il comune denominatore per tutte, perché non si trasformino in dittatura di partito, in burocrazia di stato, o peggio, in terrore autoritario, è lo sbocco a una fase costituente in democrazia parlamentare. Ritengo che non esistano forme più mature ed evolute di democrazia popolare, di quanto abbiano potuto esprimere le democrazie parlamentari di questo fine millennio.
Il ruolo dell'avanguardia comunista è quello di portare a livelli più alti e maturi gli organi di sovranità popolare. Quello di trasformare una democrazia diretta delle soggettività in una democrzia costituente e costituzionale che abbia come premessa ontologica il pluralismo e la libertà di associazione da parte dei cittadini in partiti politici.
Diversamente mi si deve dimostrare che la democrazia popolare può vivere dentro gli organi di partito, senza un parlamento fatto di forze politiche che si confrontano civilmente e liberamente, senza un governo costituto in un libero confronto elettorale.
Diversamente mi si deve dimostrare che organi transitori di contropotere popolare, nelle forme di decisionalità soggettiva, di leaderismo assembleare ammantato di autogestione, possano in generale gestire la società e il bene comune, abbiano questa legittimità di fronte al resto della popolazione. E non rappresentino piuttosto un'involuzione autoritaria pur surrogata dai nobili principi degli oppressi.
ll principio sacrosanto della Comune di Parigi: una testa un voto e revoca del ruolo di rappresentante in qualunque momento da parte dell'assemblea popolare sovrana, deve trovare poi una sua forma costituita più generale, delle regole funzionali riconosciute per costituzione, dove la cittadinanza tutta è sovrana. E non solo "i rivoluzionari".
A questo deve sfociare un'autentica visione comunista della società. Se vogliamo portare la questione a un programma massimo e a un'utopia che deve sempre muovere una forza comunista che sia tale, la società senza classi non si realizza con la violenza e il terrore. E' un processo storico materiale che si poggia su basi culturali e politiche profondamente radicate nella democrazia progressiva, nella transizione rivoluzionaria che unisce condizioni materiali e storiche a condizioni sociali e culturali favorevoli e mature per questo passaggio.
I compiti dell'avanguardia comunista sono quelli di favorire i processi democratici e di espressione politica popolare, stimolare il loro sviluppo, sono quelli di servire i cittadini, non di comandarli. Nel rappresentare gli interessi e le aspirazioni delle classi subalterne al sistema capitalistico, i comunisti lavorano per estendere i diritti civili e democratici a tutta la popolazione, la libertà di parola e associazione a tutti i cittadini. Non "sterminano i kulaki", ma lavorano perché nella società il nuovo modo di gestire il bene comune, le forme più ampie di democrazia e di libertà, le condizioni di benessere autentico e non alienato per tutti si sviluppino fino a superare le vecchie forme di riproduzione economico-sociale.
Già oggi, lottare per affermare un pluralismo nei mezzi i comunicazione in pieno e vigente fascismo mediatico, per sconfiggere l'occupazione dello stato e delle più diverse istituzioni da parte dei partiti, veri e propri comitati d'affari e verminai di clientelismo e corruzione, per riportare le risorse energetiche e comparti economici vitali per il paese in un ambito pubblico e non privatistico, entro una logica di ridistribuzione di ricchezza sociale e servizi per i cittadini e non di profitto per azionisti, già oggi pensare a una forza politica che porta avanti tutto questo e che pone la pace e il dialogo tra popoli, etnie, stati, ecc. come la base per gestire i rapporti geopolitici internazionali, significa essere campioni del socialismo, essere comunisti autentici.
Già oggi un processo di tale portata sarebbe un vero processo rivoluzionario. Che vedrebbe sorridere i padri, i Calamandrei, i Terracini, i Parri, che vedrebbe l'assenso dei veri protagonisti del comunismo e del socialismo libertario e popolare novecentesco da Allende a Dubcek, da Palme a Gramsci.

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