lunedì 9 agosto 2010

ONTOLOGIA DEL SOCIALISMO /1


Oggi le parole sono sempre più oggetti concettuali cristallizzati in luoghi comuni. Cosicché si perde una costruzione di senso autentica, fatta di idee che si trasformano, che plasmano la realtà attraverso un'azione consapevole, che realizza progetti all'interno di un determinato contesto storico e sociale.
Parole come comunismo e socialismo sono state appiattite e ridotte alle esperienze del Novecento, nel bene e nel male, nei processi di liberazione sociale momentanea, così come nelle esperienze liberticide e autoritarie del "socialismo reale".
Ora però si tratta di ripensare a un processo di trasformazione sociale che mantenga ciò che di buono è stato pensato e fatto, in una situazione in buona parte mutata, con problematiche epocali nuove, che si innestano nell'era capitalistica per come si sta manifestando attualmente. La questione della distruzione dell'eco-sistema va a inserirsi nella critica del modo di produzione vigente, nel modo di consumare, nella critica della società dei consumi, in modo strutturale e profondo.
Mi piace la parola socialismo. Wikipedia recita così:

Il socialismo è un ampio complesso di ideologie, orientamenti politici, movimenti e dottrine che tendono a una trasformazione della società in direzione dell'uguaglianza di tutti i cittadini sul piano economico e sociale, oltre che giuridico. Si può definire come economia che rispecchia il significato di "sociale", che pensa a tutta la popolazione. Originariamente tutte le dottrine e movimenti di matrice socialista miravano a realizzare detti obiettivi attraverso il superamento delle classi sociali e la soppressione, totale o parziale, della proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio...

Se prendiamo il socialismo come complesso di teorie ed esperienze, di orientamenti politici improntati sulla gestione collettiva della società e delle risorse per il bene della società, e lo portiamo nella realtà economico-sociale odierna, se lo concepiamo come arte politica del possibile, che mantiene tutta l'utopia dell'uguaglianza, la tensione morale e civile a questo scopo, la visione di questo scopo dentro un programma massimo, generale, ebbene è possibile fare molto.
Se è chiara l'ontologia del socialismo, sul piano ideologico, etico e di metodologia o approccio scientifico nell'analisi della società e del sistema-mondo, diviene chiaro anche l'atteggiamento da tenere in ogni specifica situazione.
Da qui, per esempio, si capisce che la gestione delle risorse vitali, portanti dell'economia non può avere una logica privatistica. Non faccio entrare in Enel o in un gestore del gas, dell'energia elettrica, dell'acqua dei privati che devono trarre profitto da tale gestione. Perché non genero utili per azionisti, bensì, ridistribuisco tali utili alla collettività sotto forma di bollette più basse e servizi migliori.
L'utopista vuole abolire le classi subito. Il vero comunista, che pratica un serio socialismo, introduce elementi di forte cambiamento a favore della collettività nell'economia, nei rapporti sociali, nel mondo dell'impresa e del lavoro.
L'esperienza storico politica del PCI-DS-PD è approdata invece nella totale assenza di una visione forte. E' approdata nel pensiero debole e si è accodata al pensiero unico. Le ricette sono intrise di neoliberismo, di tatcherismo moderato, non distinguono più ciò che è bene per la collettività e ciò che è bene per i profitti di pochi, praticano i governi del "fare bene", la tecnocrazia del far quadrare i conti, all'interno della quale si muovono interessi particolaristici, di cordate, comitati d'affari, gruppi di potere, che alla fine vengono fatti "conciliare" con gli interessi generali del paese, anzi vengono identificati in tali interessi, con un'operazione di falsificazione della realtà.
Il dalemismo è la "socialdemocrazia" al servizio dei potentati, fa il verso al massone Blair. Il PD si candida a sostenere gli interessi di quella parte di capitale che è in antagonismo alla borghesia reazionaria berlusconiana, ai grumi di potere dentro la finanza e nello stato, alla media borghesia forcaiola del nord, leghista e bauscia. E' importante capire questo, perché se una buona parte della base del PD ha ancora una tradizione di classe, pur annacquata, le gerarchie che decidono della politica del partito sono tutte e solo interne a una lotta politica interborghese, intercapitalistica, per la spartizione del potere, dello stato, della cosa pubblica e delle risorse gestite dai grandi carrozzoni in parte già privatizzati.
Sostenere questo non è ridursi a pura voce settaria, a comunismo di sinistra in versione terzo millennio, ma è ragionare per riportare le ragioni di quella parte di società che ha tutto l'interesse non a cambiare questo o quello, ma a cambiare l'intero sistema economico-sociale verso una maggiore uguaglianza, verso un futuro di uguaglianza sociale.
Quindi, definire il campo del socialismo significa ripensare a una forza politica che si muova dentro questo ambito, di classe diciamolo, pur aperta a tutta la società. Che partendo ancora una volta dalla classe operaia, dal precariato, dagli strati proletari, mutati rispetto a un tempo, ma ancora tali, sappia individuare la parte sana dell'imprenditoria (i ceti produttivi, le PMI, il mondo artigiano) per aprire un dialogo sul modo di fare mercato, di gestire il bene comune, di ridistribuire ricchezza sociale, di garantire una soglia di benessere, sanità, istruzione a tutti i cittadini.
Nel rileggere la tattica dei comunisti tra la Resistenza e il dopoguerra, è proprio questa modalità di azione, questa costruzione di alleanza tra classe lavoratrice salariata e piccola e media borghesia produttiva, commerciante, intellettuale, a costituire l'ossatura della "democrazia progressiva". Fu questa tattica che portò il PCI ad avere una funzione dirigente nella guerra di Liberazione e una funzione costituente, e un'egemonia culturale poi nell'Italia della ricostruzione post-bellica.
Io penso che ci sia ancora molto da imparare dai nostri padri politici (che lo sono volenti o nolenti). L'importante è la tattica su basi di una visione del mondo forte, chiara, di analisi ed etiche ben precise, che ci dicono il perché siamo comunisti, che il socialismo oggi è questo e lo si costruisce così. Non il tatticismo pragmatico di chi non ha più visioni forti e non sa più dove andare.

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