venerdì 13 agosto 2010

ONTOLOGIA DEL SOCIALISMO /4


La classe. Nell'attuale sinistra, da quella pseudo, molto pseudo-sinistra come il PD, fino alle sinistre che si rifanno al marxismo, la questione della classe o è sparita in un indistinto "paese" o "italiani", oppure ha raggiunto livelli di astrattismo privi di una qualsiasi intenzione di analisi del corpo sociale che oggi possa essere associato a una classe proletaria.
In questo secondo caso si parla di operai, precariato, migranti, generici lavoratori. Lungi da me il voler anche solo tentare un'analisi della classe (spetta farla a chi si pone su un terreno di azione politica, quindi di internità alla classe, poiché analisi e presenza sono due aspetti inscindibili), intendo con questa quarta sezione marcare un categoria fondante del socialismo: la classe intesa come insieme di settori sociali subalterni nella produzione sociale, interni ed esterni al ciclo produttivo, comunque interni alla riproduzione della società in ogni suo ambito. Subalterni perché per riprodursi e sopravvivere non possono fare altro che vendere la propria forza lavoro.
Categoria sparita in un indistinto "mondo del lavoro" per i provenienti dal PCI-DS, oggi nel PD. Vediamo il perché di questa sparizione, perché in apparenza può sembrare più nobile e umanistico fare gli interessi di tutta la comunità nazionale. Ed è più o meno quello che sostengono anche altre forze politiche, i sostenitori dell'ordine economico-sociale vigente in chiave neoliberistica. Tutti parlano di interessi degli italiani, della nazione e via dicendo.
In realtà ciò non è possibile e lo insegna bene Marx, quando ci parla di inconciliabilità delle classi in questo come in tutti i sistemi economico-sociali fin qui succedutisi. Quando si parla di lotta di classe come motore della storia, non si è conflittualisti a tutti i costi, fanatici dello scontro, ma si prende atto, scientificamente, che la società divisa in classi è un contesto generale, macro-sociale dove i rapporti di forza tra classi sono il prodotto storico, economico, politico e culturale di una lotta incessante tra parti sociali.
Per cui la forma più alta di generalismo umanistico, è proprio quella di sostenere la parte sociale che ha tutto l'interesse storico e materiale di cambiare tali rapporti, verso la socializzazione dei mezzi di produzione e riproduzione sociale, verso forme più alte e democratiche di gestione della cosa pubblica, delle forze produttive, della risorse naturali e sociali della comunità-mondo.
Non mi dilungherò nell'attualità del pensiero marxiano sulla visione del processo rivoluzionario verso il comunismo, sulla posizione che occupano le classi salariate in questo processo. Voglio solo sottolineare che però questo aspetto non va preso in modo meccaniscistico e dogmatico come fanno le varie sinistre comuniste, o i marxismi-leninismi classici e dottrinari. Occorre saper operare in base alla realtà politica congiunturale, all'epoca storica, senza ripetere papagallescamente "eterne verità".
Ciò che è importante nella definizione di un'ontologia corretta del socialismo è proprio la necessità storica, in questa fase politica ancora di più, di creare una sinistra organizzata dentro la classe. E' questo il punto di partenza di cui a sinistra non si vede la necessità. Occorre tornare a fare come facevano i comunisti e i socialisti sin dagli anni '20 del secolo scorso: lavorare nella classe per organizzare strutture dell'organizzazione dentro di essa, nei suoi movimenti per come si presentano. Oggi c'è la tendenza a organizzarsi lì dove si è: impera una sorta di spontaneismo per forza di cose privo di un nerbo identitario forte (e non parlo di identità comunista, quanto di identità di classe). Una volta i partiti socialisti e comunisti mandavano quadri, militanti principalmente dentro la classe, nelle officine, nelle campagne. Oggi pensiamo bene dove andrebbe fatta questa azione di lavoro politico, pur considerando la forte frammentazione sociale e del tessuto produttivo stesso.
No, no ci si pensa. Neppure le forze che si dicono comuniste non hanno questa scintilla, non recuperano il meglio della radizione politica del metodo di lavoro politico di massa che i padri politici avevano. C'è come una cesura con questo patrimonio politico, da parte degli attuali militanti, a partire dai micro-gruppi dirigenti, più interessati a lotte intestine e di parrocchia, a posizioni di rendita dentro i propri miseri contesti, che a un lavoro unitario di tutte le forze comuniste, di ricostruzione di un tessuto connettivo politico dentro la classe.
Quello che manca a un'ipotesi che si proponga come alternativa forte al sistema capitalistico e a tutte le sue politiche economiche e sociali neo-liberistiche, non è tanto e solo una visione critica organica dell'attuale società e un programma conseguente. E' il suo legame forte con la classe, è il far vivere le ragioni del socialismo, dell'alternativa nei soli contesti in cui è utili e necessario farli vivere: nei luoghi di lavoro, nelle periferie degradate delle metropoli, tra i soggetti che subiscono peso di una politica reazionaria sul piano economico, sociale e culturale (vedi la questione delle diversità sessuali, l'omosessualità, la donna).
Anche le tematiche delle differenze e del razzismo nascono (e quindi ne devono avere una conseguente chiave di lettura) dalla necessità per le classi egemoni di avere una società che generi potere di classe, che giovi all'organizzazione della produzione e riproduzione sociale.
La legge Bossi Fini, dunque la clandestinità per i migranti, solo per fare un esempio, contribuisce a mantenere basso il costo del lavoro.
Con la sua visione di classe, il socialismo deve affermarsi nella società a partire dai soggetti, dai settori sociali che più hanno la necessità di liberarsi, emanciparsi da questo stato di cose.
Solo da qui, è possibile fare leva sulle contraddizioni che vivono nel capitalismo: vecchie come la sovrapproduzione di capitali e merci; nuove come i limiti delle risorse materiali nel pianeta e l'abisso che l'umanità si trova davanti proseguendo con questo modo di produzione.
C'è chi non lo vuole capire (fino al PD incluso, che fa finta di capirlo). Chi ha una visione di classe e una prospettiva socialista nel proprio agire, i comunisti in primo luogo, lo ha capito. Deve portarlo nella classe.

Nessun commento:

Posta un commento