sabato 9 aprile 2011

ATTACCO ALLA DEMOCRAZIA


Berlusconi, pericolo per la democrazia, non solo italiana.
«Per avere una vera democrazia, dobbiamo cambiare l'architettura istituzionale». Le ultime esternazioni di Berlusconi sulla Costituzione e su una strana concezione di libertà, danno la misura del pericolo per le nostre istituzioni, che rischiano uno stravolgimento senza precedenti nella storia repubblicana. Ma anche del pericolo per le democrazie europee, perché l’Italia rappresenta da anni un laboratorio per le destre eversive del nostro continente. E se questa battaglia in atto verrà vinta da Berlusconi, si aprirà un pericoloso precedente per l’intera Europa comunitaria e per i sistemi democratici in genere.

Libertà a senso unico.
Berlusconi parla di libertà. Libertà di avere una privacy, quindi attacca le intercettazioni e i controlli di polizia giudiziaria che, peraltro, con la scusa della lotta al terrorismo, continuerebbero nei confronti di chi viene considerato eversore dell’ordinamento costituito, leggi: i movimenti antagonistici e le loro realtà organizzate. E la libertà di vivere un vita dignitosa, di lavorare, di non morire sul lavoro, di non trascinarsi in un’esistenza precaria priva di prospettive? Questa libertà ovviamente non rientra nella concezione della libertà di Berlusconi. Così come non rientra la libertà di manifestare il proprio dissenso alle iniziative del premier e di un bel numenro di personalità dello Stato e dei partiti. Ogni giorno, infatti, assistiamo a una litania di bastonate e arresti verso chi urla slogan, chi srotola uno striscione nei luoghi dove il regime si autocelebra.

Il laboratorio reazionario italiano.
Dalla proposta di abolire il reato di ricostituzione del partito fascista alla costituzione della guardia nazionale sul modello statunitense ma in chiave anti-immigrati, dall’attacco alla laicità dello stato, della ricerca scientifica e della scienza medica alle misure contro i migranti, al tentativo di stravolgere gli equilibri tra poteri dello stato, vedi l’attacco alll’autonomia di organi dello Stato come la magistratura, l’Italia rappresenta da anni un laboratorio per le destre più reazionarie e xenofobe. Fino a che punto si può arrivare a concepire un regime autoritario in un paese interno a un’area di sistemi democratici moderni ed evoluti? è quello che sicuramente si stanno chiedendo nel resto dell’Europa le più diverse forze politiche. Con interesse le destre estreme, con preoccupazione le forze democratiche soprattutto della sinistra.

Il disarmo dell’opposizione e il piano autoritario neopiduista.
Questo dunque è lo scenario italiano, con tutte le sue ricadute oltre i nostri confini. Ma chi dovrebbe fare opposizione, in realtà non ha minimamente la misura, il polso di ciò che sta accadendo. Non ne comprende la posta in gioco. Perché quando un Bersani dice che Berlusconi vuole cambiare la Costituzione per non essere processato, significa che il PD non ha compreso o sottovaluta il fatto che Berlusconi è parte di un disegno reazionario che è nato con le stragi del ’92 a Falcone e Borsellino. Un progetto che altro non è che la prosecuzione del piano di rinascita democratica della P2. Con le stesse forze che hanno manovrato negli anni più bui del golpismo e della strategia della tensione sin dagli anni ’60 del secolo scorso.

L’ignavia e gli anticorpi.
Di fronte alla politica vergognosa di un’opposizione inesistente, che con la sua ignavia può favorire un fine legislatura berlusconiano che stravolgerà le istituzioni repubblicane, che ci darà una democrazia autoritaria e populista, il paese ha pur tuttavia degli anticorpi. Ha una società civile spesso criminalizzata dai media dei poteri forti. Di fatto non difesa e sostenuta dal PD stesso.
La barriera al piano autoritario in atto è la piazza, sono le mobilitazioni ancora frammentarie, ma pur vaste di milioni di cittadini che tornano all’azione politica e alla lotta. La parola è quindi alla democrazia diretta nelle sue forme di autorganizzazione dal basso. Un’autonomia politica che può sembrare apolitica, ma che invece ha una forte valenza democratica, in quanto controtendenza operante alla devastazione sociale, economica, culturale e istituzionale delle destre reazionarie di regime.

Democrazia e socialismo.
Su questa autonomia che basa la propria identità sulla Costituzione formale e reale, sulla storia democratica del nostro paese, si fonda il futuro del paese stesso.
Alle forze democratiche spetta il compito di rimettere al centro lo stato di diritto, i diritti e l’esercizio della democrazia reale. Alla sinistra di classe invece, il ruolo di spingere il paese, nel solco di questa resistenza democratica all’involuzione autoritaria, verso forme più avanzate di democrazia economica e di uguaglianza sociale, di diritto al benessere per tutti e al lavoro, di tutela dell’ambiente e delle risorse della collettività.

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