venerdì 7 ottobre 2011

INEVITABILMENTE SI ARRIVA AL DEBITO...




E' successo che il delirio fiscale dell'Agenzia delle Entrate e le conseguenti cartelle con sanzioni e more ben oltre i limiti dell'usura hanno inizito a colpire anche i soloni del lavoro dipendente, la sinistra ultracipputiana, fino alle frange più radicali.
E' di un mese fa l'occupazione della sede provinciale di Equitalia a Mestre, da parte dei centri sociali, che sono andati a pignorare simbolicamente i mobili di questo ente privato che specula sulle disgrazie e i problemi a pagare di milioni di cittadini, quelli che denunciano correttamente ma non ce la fanno a pagare.

Persino i centri sociali, dalle parole di Valentini Pavin Cacciari qui, nella summenzionata giornata di lotta parlano di aziende che chiudono, di strumenti di lavoro pignorati, di partite IVA che pagano in modo sporoporzionato e se non pagano scattano le ganasce fiscali, le ipoteche, tutto questo oltre ai pensionati e ai lavoratori dipendenti.
(Per capire cosa bolle in pentola nella sinistra radicale, è utile anche: http://www.zic.it/anche-a-bologna-occupiamobancaditalia/?utm_source=twitterfeed&utm_medium=facebook)

Il buon senso di chi tutti igiorni si trova a gestire un'attività, porta a dire che il sistema fiscale italiano è fatto per colpire non i veri evasori, ma chi paga le tasse, vuole pagare le tasse come è giusto che sia, ma non ce la fa. E' un sistema fiscale che fa vivere bene solo chi evade, chi fa del nero, con la perversa presunzione che tanto in questo paese di furbi, dal bunga bunga facile, TU EVADI a prescindere. Per cui paghi e paghi e se ritardi, con sanzioni, more e quant'altro.

Ma oggi, che viviamo la crisi finanziaria più devastante, come modalità in cui si manifesta la crisi strutturale del capitale, crisi di sovraproduzione di capitali e di merci, questo meccanismo di rapina, spoliazione, saccheggio dei beni e del risparmio di milioni di cittadini a favore della speculazione, con la complicità fiscale e politico-economica degli stati, diventa un meccanismo ancora più perverso. Ora che la globalizzazione ha portato a spostare interi cicli produttivi nelle aree del mondo dove più bassa è il costo della manodopera, assistiamo a una deindustrializzazione e a un conseguente degrado delle aree metropolitane che sino ad oggi erano definibili del capitalismo avanzato o centri del capitalismo. Dagli Stati Uniti all'Europa, al Giappone.

Ma i parametri già iniqui di un fisco sordo, che è una delle cause della morte di centinaia di migliaia di aziende (molte chiudono per debiti con l'INPS, nonostante la presenza di ordini da evadere... lasciando a casa le maestranze!), restano uguali, volutamente, con criteri bipartisan. Perché quello che accomuna un fiscalista delirante come Tremonti, che ferma il paese per spostare bruciare ricchezza sociale nei mercati finanziari, nel debito senza fine e un Bersani che "deve far quadrare i conti" comunque, è la completa adesione a un totalitarismo economico che caratterizza il ruolo delle reali istituzioni di potere della Comunità Europea: organismi eletti da nessuno de cittadini dell'unione, che dettano le agende politiche ed economiche degli stati in crisi e dei paesi membri in generale.

Saluto quindi con sollievo e vivo apprezzamento le scelte politiche della sinistra radicale, del sindacalismo di lotta, dalla FIOM e Cremaschi ai centri sociali e a tutti gli attori che hanno colto seppur in modo tardivo, uno degli aspetti che carattetizzano le nuove forme di precarioato e di schiavitù sociale ai dettami del debito pubblico, della rapina finanziaria e del fisco. Aspetti legati tra loro.

Da decenni la sinistra italiana, anche quella di classe e più attenta alle problematiche della classi popolari e ai lavoratori, non fa più da traino nelle lotte sociali a livello internazionale. Conclusosi l'ultimo grande ciclo di radicalità conflittuale negli anni '70, oggi si va a rimorchio degli indignados spagnoli e di quelli statunitensi.

Oggi negli States, vasti strati di popolazione colpiti dalla crisi, realtà politico-sociali di diversa estrazione ideologica, si sono unite nella lotta contro un nemico che hanno saputo individuare molto bene: Wall Street e la banca centrale. Hanno capito che lo stato americano, come tutti gli stati del blocco imperialista occidentale, privatizzano i profitti e socializzano le perdite, che salvano le banche ma non i cittadini, che persino le classi medie, già devastate dalla crisi, ne fanno le spese, in un sistema di welfare che ormai non esiste più, o è destinato a sparire nei paesi dive la crisi è più forte.

La sinistra italiana ci è arrivata dopo, ma vivaddio ci è arrivata. E questa scelta di campo, come la manifestazione del 15 ottobre, con le realtà politico-sociali che si riconoscono nella parola d'ordine "noi il debito non lo paghiamo", sarà la chiave di volta per una risposta del resto inevitabile da parte dei più vasti strati sociali alla caduta del welfare, alla fine dei patti sociali che avevano alimentato corporativismi, aristocrazie operaie, una pacificazione sociale che aveva contraddistinto la fine del Novecento in Europa e nelle società "opulente".
La rapina del risparmio è l'altra faccia della medaglia di un attacco selvaggio e spietato alle condizioni di lavoro, alla contrattazione con il famigerato articolo 8 del nuovo DL. Dobbiamo diventare tutti precari e lavorare alla "cinese".

Benevenuti nella lotta di classe, dunque. Oggi abbiamo l'occasione straordinaria di riunificare più settori sociali e della produzione capitalistica contro lo spettro di un capitalismo finanziario selvaggio che non ha più alcun legame con i territori di riferimento e che può spostare (e lo sta facendo) il baricentro delle sue attività di drenaggio di profitti, i suoi mercati, gli alti livelli di consumo e benessere, dove più gli fa comodo.

Oggi, paradossalmente, a fianco dei lavoratori dipendenti, dei salariati precari, abbiamo potenzialmente categorie sociali, classi medie, piccola borghesia produttiva e imprenditoriale, che si contrappone alla speculazione finanziaria.
Già nel biennio '43-'45, la classe operaia aveva a fianco nella lotta alla peste nazifascista gran parte della società italiana. Per altre ragioni, in contesto diversissimo. Ma oggi quello che prima era "società dei due terzi", con un terzo e ancor meno in una povertà "protetta", diviene 2/3 al contrario, dove i due terzi in via di pauperizzazione, senza tutele e con sempre meno ammortizzatori, non sono per nulla protetti.

La prospetiva rivoluzionaria in una formazione economico-sociale si crea nel momento in cui la maggior parte della società non ha più nulla da perdere. Certo occorrono le sovrastrutture ideologico-progettuali, politiche e culturali delle socggettività rivoluzionarie, ma sapere se una fase è matura per un cambio rivoluzionario o no, è molto importante.

Le avanguardie sociali, più che i grumi di un passato politico, da segreteria di partito, hanno ben compreso che la rapina quotidiana e l'usura che il fisco ed Equitalia mettono in opera contro i cittadini, le imprese, i precari, i lavoratori, le partite iva azzannate dall'INPS, sono parte del grande saccheggio del capitale finanziario, complice lo stato, alla popolazione.

Non pagare il debito significa sostenere i punti della piattaforma di questo movimento, principalmente moratoria sul debito pubblico sul modello dell'Islanda. Ma significa anche moratoria su quella sterminata selva di cartelle con sanzioni, che accrescono il debito dei cittadini oltre misura, che hanno lo scopo di fare bingo con le loro case, con i loro capannoni, con i loro strumenti di lavoro e autovetture. In altre parole di trasferire ricchezza sociale e risparmio dei piccoli privati a una ristretta classe parassitaria di boiardi che si autopremia con ricche stock option, a una casta di politicanti bipartisan che deve mantenere i propri carrozzoni di nani e ballerine con i surplus estorti a chi le tasse cerca di pagarle.

Un taglio delle sanzioni e delle more, una sospensione a chi dimostra di non potercela fare a pagare, la riforma di un fisco e dei meccanismi di pagamento che vada a colpire la vera evasione, le ricchezze nere e lorde di sangue della criminalità, i profitti dei più ricchi con patrimoniali, che ristabilisca delle fasce di contribuenti, con una soglia sotto la quale non si paga o si paga una tantum, che accetti sospensioni per le PM che dimostrano di mantenere costanti livelli occupazionali, che investono su forza-lavoro, sull'innovazione, che rispettano i contratti e lo statuto dei lavoratori. Un'impignorabilità della prima casa soprattutto.





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