lunedì 24 ottobre 2011

NO TAV


La lotta dei cittadini della Valsusa è ormai diventata una battaglia democratica e di civiltà che riguarda tutti gli italiani. Nella sostanza, ma anche nelle forme, come esempio di partecipazione popolare e di movimento al basso.
Ripercorriamone in breve i punti sostanziali.

In Val di Susa, da parte di lobbies bipartisan (dalle cooperative alle imprese in odore di mafia) è in atto un progetto di grande opera inutile, dannoso, in aperto contrasto con la popolazione locale e rappresenta una dei più grandi sperperi di denaro pubblico, soldi nostri, di noi cittadini.

Inutile perché il flusso su rotaia verso la Francia dell'attuale linea non è tale da implicare una seconda linea: basta la linea già esistente.

Dannoso perché i lavori diffonderanno elementi altamenti inquinanti per la popolazione (come l'amianto) e creeranno un vero e proprio scempio paesaggistico e dell'eco-sistema.
E' in aperto contrasto con la popolazione: questo aspetto è ormai molto evidente. Con nessuna forza politica dal PD alla destra, che si sia posta il problema di indire regiolare referendum (sanno che lo perderebbero a furor di popolo).

Rappresenta uno sperpero di soldi nostri, un mangia mangia dei soliti attori della rapina di pubbliche risorse e fondi, su cui tutta la partitocrazia si ritrova sempre regolarmente d'accordo, confidando sulla nostra ignoranza e inerzia.


A questi quattro aspetti di sostanza se ne aggiunge un quinto ben più inquietante: quello della provata presenza in appalto di aziende legate alle organizzazioni criminali. Sono questi interessi imprenditoriali sia indubbia che di dubbia legalità, ad aver dato vita a una delle peggiori prevaricazioni sulla popolazione locale, da che è nata la Repubblica Italiana.
Una questione che riguarda tutto il paese, perché è una questione di democrazia.

Come i governanti e i falsi oppositori si inchinano ai must della finanza internazionale e impongono ai cittadini ricette che nascono nelle stanze di poteri sovranazionali ed extra-costituzionali-parlamentari, così impongono gli interessi di consorterie dagli appetiti indomabili alle popolazioni locali, in nome di una collettività nazionale.
La rapina della ricchezza sociale sulla pelle di chi dovrebbe decidere, in quanto diretto interessato delle opere in programma.


Ecco perché la lotta NoTav è un esempio per tutto il paese, un'esperienza importante, così come importante è vincerla. Perché sarebbe la vittoria dell'autodeterminazione dei popoli nei propri territori, sarebbe la vittoria della democrazia diretta e la riproposizione della sovranità popolare, in mancanza di meccanismi e dell'uso di leggi che cisono e che servirebbero ad esercitare costituzionalmente questa democrazia popolare, ma che la casta partitocratica se ne guarda bene dall'utilizzare.


E' un esempio anche di rivoluzione dal basso, di contropotere che spazza via le logiche ribellistiche inconcludenti, tipiche di una estrema sinistra schizoide, che abbiamo visto all'opera a Roma il 15 ottobre.
I NoTav vinceranno prché loro sono i valligiani, la maggior parte, perché sono lì, sulla loro terra, perché quindi ogni domenica e ogni santo giorno saranno presenti, perché quindi se il potere economico che sta dietro questa speculazione e questo governo, o i futuri governi di destra, di centro o pseudo-sinistra vorranno fare andare avanti il cantiere, avranno dei costi di gestione dell'ordine pubblico astronomici.


I NoTav vinceranno senza l'uso sistematico della violenza perché sono il popolo. Perché sono i cittadini di un paese la cui parte sana, non certo minoritaria, conosce la democrazia e le sue regole. E non ci sta a farsela scippare da una classe politica bipartisan di veri mentecatti.
Sarà una lotta dura, una lotta lunga, ma alla fine i NoTav prevarranno, aprendo la strada alle battaglie sociali imminenti sui temi forti della vita e del futuro di tutti noi.
Qualità della vita e prospettive di un futuro migliore scippate dai poteri forti e da logiche finanziarie ed economiche prive di alcun senso politico che consideri la comunità e i cittadini stessi, il lavoro, la salute, l'istruzione, la cultura.

Sbaglia quindi, chi vede la questione della Val di Susa come un aspetto a sé stante, slegato dalla grande lotta che si sta sviluppando in questa epoca di miseria e macelleria sociale.
I lor signori se ne accorgeranno presto, molto presto.

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