sabato 31 ottobre 2009

LA BENE... MERITA?


Un ragazzo entra in una caserma dei carabinieri. Ne esce pestato a sangue. Muore. Il suo nome è Stefano Cucchi, e poteva essere chiunque. Un cittadino, tuo figlio, tuo fratello, un amico, tu. Il fatto che fosse tossicodipendente, semmai dovrebbe aumentare le attenzioni, la cura, il sostegno delle forze preposte a tutelarci, verso un soggetto debole della società. Invece no. E come Federico Aldrovandi, Aldo Bianzino e molti altri, ci sono cittadini che escono da carceri e caserme pestati a morte. Vicende che in paese civile non hanno alcuna giustificazione, anche se si trattasse dei peggiori delinquenti.
La verità è che esistono due Italie: una dei cittadini comuni e l'altra di personaggi con la divisa e  l'autorità, la cui parola vale di più di quella dei normali cittadini, ma non solo: che godono dell'omertà se non della compiacenza di tutta una filiera di pasciuti statali fino ai media, a quel sistema mediatico, ai giornalisti che già ben conosciamo per il loro servilismo. Quanto ha dovuto lottare la mamma di Federico per far emergere il caso di suo figlio, assassinato da criminali in divisa in una strada di Ferrara? Solo l'evidenza inconfutabile del fatto e la sua tenacia hanno portato all'opinione pubblica e in tribunale quella vicenda. Ma l'omertà e la copertura, lo spirito di corpo vincono sempre. E gli agenti di polizia che hanno ucciso Federico sono liberi e fanno il loro lavoro. Un poliziotto che invece di aiutare un ragazzo in stato confusionale lo pesta a morte è come un professore di lettere che non conosce Dante. Ma mentre il secondo, con un po' di buona fortuna delle sue classi, lo mandano a casa, il primo no. Spesso lo promuovono.
Anche il caso Marrazzo è molto eloquente. E svela una realtà che nessuno dei media ha voluto toccare. Tutt'al più si è parlato di poche mele marce. Gli addetti all'informazione (compreso Santoro con Anno Zero) non dicono ciò che i giornalisti e tutti quelli della "mala" e le prostitute sanno: che di fianco alla normale attività delle forze di polizia si è creata una zona d'ombra, un porto franco di atteggiamenti, che vanno dal disprezzo per certe categorie deboli, esercitato con arroganza e violenza, fino ai casi limite di un eccesso di violenze, consapevole dell'impunità. Ma c'è di peggio: associazioni a delinquere che traggono profitti illeciti e criminosi negli ambiti della delinquenza comune: droga, prostituzione e altro, come si è visto nel caso dei carabinieri che fanno irruzione nella casa del trans Natalie, dove grazie a una soffiata, sanno esserci il presidente della Regione Lazio. Un fatto che non ha il sapore di un caso temporaneo, ma di una ben collaudata pratica, volta al ricatto su personaggi influenti colti in flagranza.
In tutto questo è complice la retorica di media e politici sul carabiniere e sul poliziotto, che alimenta la fiducia cieca e fanatica che il cittadino deve avere verso queste istituzioni e verso lo Stato. La retorica non aggiunge nulla a chi in queste istituzioni si è battuto ed è caduto facendo il suo mestiere e lottando contro i poteri criminali, anzi l'eroe onesto viene usato dalla retorica a favore di servitori dello Stato "meno nobili". Perché la retorica rende difficile mettere in discussione fatti che coinvolgono uomini delle istituzioni, che sono cittadini comuni e non dei supermen, favorisce chi impedisce o inquina le inchieste o le informazioni alla stampa.
Questa situazione ha contribuito a far allargare il fenomeno della corruzione e alimentare uno spirito di corpo fascista e "giustiziere", razzista contro le fasce deboli che oggi è ben diffuso negli apparati dello Stato che dovrebbero difenderci. Le mele marce, si sa, creano altre mele marce.
Dovremmo essere tutti cittadini uguali davanti la Legge. C'è qualcuno che lo è di più e usa la Legge per fini personali e per fare del male agli altri. Quindi all'intera comunità. E, per questo, la sua presenza nelle forze di polizia (che paghiamo noi cittadini) è un insulto ai poliziotti e ai carabinieri che hanno dato la vita in servizio per rendere questo paese più sicuro e civile.
Questa dovrebbe essere la riflessione giusta da fare per la festa del 2 novembre.

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