lunedì 19 ottobre 2009

SINDACALISMO IMBECILLE E... POLTRONE!


Il servizio di Report, che ho visto ieri sera su RAI 3, svela i danni che alcuni industriali italiani e cinesi, hanno causato al comprensorio forlivese del divano, complici note case come Roche Bobois e Poltrone & Sofà. In pratica sfruttando il lavoro nero  di veri e propri schiavi cinesi, hanno messo in ginocchio decine di aziende contoterziste, in molti casi facendole chiudere. Un altro caso di concorrenza sleale che sfrutta le maniche larghe della nostra legislazione sul lavoro. Un servizio reso in termini di profitto ai soliti furbi, che hanno nomi e cognomi, marchi di lusso nel settore dei poltroniero. Per chi sfrutta i lavoratori con il lavoro nero, nei paesi civili, c'è la galera. In Italia no. Oltretutto e paradossalmente (ma in apparenza) la legge forcaiola sull'immigrazione, fatta dal governo Berlusconi, ha diminuito la sanzione, portandola da 2500 a 1500 Euro. Questo per capire di chi fa gli interessi questo governo: quelli del padronato più sordido e spregiudicato nello sfruttare i lavoratori, senza mettere in regola, senza copertura previdenziale, o al massimo pagando a part time (4 ore) giornate lavorative di 14 ore.
L'ingresso nel mercato del lavoro di manod'opera ridotta alla semischiavitù, quest'opera di schifosa concorrenza sleale, se da una parte è ciccia per gli speculatori che hanno show room nei principali centri storici delle nostre città, dall'altra ha messo a casa migliaia di lavoratori, ha colpito gli imprenditori onesti, con un grande rischio: di vedere cancellare dalla storia economico-sociale e culturale del territorio mestieri, saperi artigianali, abilità ed eccellenze di prodotto. Tutto questo è avvenuto nella completa omertà delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali. Patronati che tenevano la contabilità di questi straordinari imprenditori cinesi (che con soli 20 addetti producevano divani per 80) sono stati zitti. CNA e soci potevano capire che c'era qualcosa che non quadrava. Invece no: e con il loro disinteresse hanno danneggiato i loro stessi iscritti. Per non parlare dei sindacati, approdati alla più surreale delle imbecillità, nel sostenere che colpire il lavoro nero dei cinesi significherebbe colpire i loro diritti di cittadinanza!... Invece di mobilitare i lavoratori con manifestazioni e picchettaggi davanti alle fabbriche della vergogna, che riportano indietro i diritti del lavoro di 250 anni, non hanno fatto un cazzo, trincerandosi di fronte a non si capisce bene quali diritti di cittadinanza: come se un cinese per diventare cittadino italiano, debba lavorare alle stesse condizioni (se non peggio) di un servo della gleba della Russia pre-Ottobre '17.
Questo è il sindacato oggi, CGIL, CISL o UIL che sia: tutto meno che una forza etica prima ancora che sociale, con il compito di muoversi con inchieste sul lavoro operaio, e di azione sindacale concertata se possibile con le istituzioni, per colpire il lavoro nero, le boite dello schiavismo familiare cinese o di qualsiasi etnia. Gli strumenti legali per costringere i padroni cinesi e i loro referenti italiani a rispettare i contratti nazionali e la normativa sul lavoro, ci sarebbero. Ma la triplice sindacale non se ne serve. In realtà, dietro a queste prese di posizione sindacali c'è la disabitudine a non fare il proprio mestiere. Ci si fa vedere solo quando gli operai salgono sui carriponte presi dalla disperazione. Peggio: c'è l'intenzione di non disturbare interessi che vanno fuori dal lecito. Se poi consideriamo che il fenomeno del lavoro nero e sottopagato, della "cinesizzazione" dei comprensori industriali ha invaso numerosi settori: dalle calzature all'abbigliamento, la responsabilità di questa ignavia sindacale diviene di enormi proporzioni. Un altro segnale di mancanza di una vera opposizione politica e sindacale nel nostro paese. Un altro regalino di D'Alema & C., e dei loro amici ex-democristi.

Nessun commento:

Posta un commento