sabato 12 dicembre 2009

PIAZZA FONTANA


Fu storia infinita per decenni e, alla fine, non si giunse alla verità e alla condanna dei colpevoli. Non furono mai individuati i mandanti, per precise volontà politiche. E' la storia di una strage, la prima grande strage di stato dopo Portella della Ginestra. E si può dire che sia una puntuale allegoria della storia del nostro paese: una democrazia condizionata da poteri forti, costellata di tentativi di colpi di stato, bombe, squadrismo fascista, servizi deviati, logge massoniche eversive. Ancora oggi si sa chi c'era dietro. Ma non si sa. Segreti di stato, coperture di stato, depistaggi di stato. Uno stato ambiguo, percorso da potenti spregiudicati e boiardi compiacenti.


Lo stragismo era l'espressione dei poteri dominanti sovranazionali, che puntavano a condizionare la vita politica italiana col fine di mantenere l'equilibrio internazionale tra USA e URSS, NATO E Patto di Varsavia.  Ma anche oggi, che è caduta la cortina che divideva sistema capitalista e socialismo reale, resta e prende piede una nuova generazione di eversori dentro lo stato. Una compagine continuista, fatta di consorterie fasciste, che ora agiscono in forma autonoma, o meno condizionata dai servizi e dai personaggi politici d'oltreoceano, ma non per questo meno pericolose ed eversive: si è visto come la seconda repubblica sia nata sulle bombe e sul sangue versato da parte di servitori dello Stato, Falcone Borsellino. Bombe mafiose con fiumi di soldi e complicità di coloro che oggi sono al governo e che vogliono cambiare la Costituzione stessa. 


L’epilogo processuale della strage di piazza Fontana, riassume l’epilogo di tanti altri casi come Ustica e altre stragi ancora. Finché il paese è in mano a queste classi dominanti, a questi gruppi di potere, il testimone dei segreti, delle coperture, delle complicità, continuerà a essere passato da mani ad altre. E l’impunità avrà il solo scopo di preparare la strada ad altre manovre ocure, sordide, sanguinose.

Finché avremo un’opposizione ignobile, piena di lati ambigui, dove non sai quando finisce l’onestà e inizia la connivenza basata su dei do ut des mentecatti, fatti sulla nostra pelle, c’è ben poco da sperare. Il PCI di allora e il PD di oggi. Anche questo è continuismo della peggior specie.


Oggi ci vorrebbe un movimento d’opposizione con la stessa intransigenza della sinistra extraparlamentare di quegli anni (che pur nel massimalismo dottrinario e dogmatico, aveva ragione su tutti i fronti), ma con più intelligenza politica. E soprattutto con un senso della Costituzione e dello Stato dei cittadini e della gente molto profondo. Un movimento non violento, democratico e civile, che riassumesse le aspettative di ceti medi sani, democratici e onesti e le istanze di giustizia sociale emergenti nelle classi popolari soprattutto in questa fase di crisi economica forte e devastante.

L’ho già detto in altri post: la questione fondamentale oggi è la questione democratica. L’attacco di Berlusconi ai poteri fondativi dello Stato, ai giudici, al Presidente della Repubblica, è il peggior attacco alla democrazia mai avuto dal dopoguerra ad oggi. È un evento sottovalutato dalle opposizioni parlamentari. È un altro passaggio di un lucido piano iniziato con le bombe siciliane del ’92, di Firenze e di Milano. Gelli sorriderà: ha avuto buoni allievi.

Sulla questione democratica, che deve vedere alleate forze politiche democratiche trasversali, deve innestarsi la forza propulsiva di una sinistra organizzata che indirizzi la ben auspicabile uscita dal berlusconismo piduista in una fase di ricostruzione sociale del paese. Di riaffermazione di diritti e di condizioni di vita adeguate per tutti. Di nuove forme di produzione e di rapporti nel lavoro. Di liberazione di energie sociali e della conoscenza per una ricerca e un’imprenditorialità virtuose. Per un controllo della collettività sul mercato e sull’economia privata che tuteli la collettività stessa, come sancisce l’Art. 4 della nostra Costituzione.


Lo stragismo che oggi viene perpetrato sui diritti e sulle tutele, ha una storia lunga. Le stragi di allora e le politiche di oggi hanno un filo nero che le lega. Piazza Fontana ne è un pezzo.

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