giovedì 10 marzo 2011

DOMANI E' L'11 MARZO.


Uno studente che esce da un portone e si trova in mezzo ad altri giovani che scappano. Riconosce dei suoi amici, di Lotta Continua come lo è lui e altri ancora, del movimento. Qualcuno gli grida di scappare, ma fa solo in tempo a sentire queste poche voci concitate, a respirare l'odore acre dei lacrimogeni, perché poi seguono degli spari e questo studente viene colpito da un proiettile.
Francesco, questo era il suo nome, Francesco Lorusso cade. La corsa in auto all'ospedale, portato da alcuni suoi compagni sarà vana.

Francesco muore e la sua morte sarà l'inizio di una risposta rabbiosa da parte di un'intera generazione di ragazze e ragazzi di sinistra, che durerà una manciata di giorni. Ma soprattutto sarà l'inzio di un'occupazione militare della città di Bologna da parte della polizia e dei carabinieri, con il placet della dirigenza del PCI locale, sindaco Zangheri in testa. La repressione a bastonate e lacrimogeni su chiunque in centro passeggiasse o formasse capannelli, era un costo accettabile per liquidare un movimento che dava molto fastidio a livello nazionale. Era accettabile per Pecchioli, per lo stesso Berlinguer, che oggi viene osannato come il moralizzatore.

Il regime democristiano rispose con un picco di violenza molto alto, rispetto alla litania di morti ammazzati nelle manifestazioni del movimento e della sinistra exraparlamentare. E lo potè fare perché a "sinistra" ci fu chi glielo permise, ci fu chi appoggiò il clima di caccia alle streghe.

Ecco, il compito di chi visse quelle giornate e quei mesi in prima persona, nel fumo delle strade è molto semplice: ricordare.
Ricordare quando oggi ci vengono a dire che sulla questione FIAT-CGIL non ci si schiera, quando va in onda la pantomima di Cesare Battisti grande mostro, quando scende la lacrima per il carabiniere ucciso.

Se lo stato continua a essere quello di 34 anni fa, anzi se è peggiorato di fronte a un processo autoritario che compie il piano di "rinascita democratica" della P2, di fronte all'ignavia e all'opportunismo degli eredi della sinistra storica di quegli anni, le ragioni di un cambiamento rivoluzionario sono le stesse. Magari e possibilmente con strumenti politici diversi: presumo una maturità che ripudia la violenza da parte di chi si oppone sul serio a questo stato di cose presente. Ma le ragioni restano tutte.

Francesco è vivo e lotta insieme a noi, le nostre idee non moriranno mai!


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