lunedì 7 marzo 2011

LA SOLIDARIETA' DEI SOLITI LADRONI E CRIMINALI.

E' di queste ore la minaccia al regime libico da parte del generale della NATO Anders Fog Rasmussen: «se Gheddafi e il suo regime continueranno ad attaccare sistematicamente la popolazione civile, non posso immaginare che la comunità internazionale e l'Onu rimangano a guardare».
Peccato però che questo difensore fuori tempo massimo dei diritti civili libici (dov'era la NATO, dov'erano i paesi occidentali quando Gheddafi massacrava l'opposizione libica, torturava e incarcerava? Chi faceva "buoni affari" col rais?), predichi bene (si fa per dire) e razzoli molto male. Molto, se consideriamo la litania di danni collaterali dei bombardamenti NATO prima in Irak e poi in Afghanistan. Quanti civili ha massacrato la NATO in tutti questi anni nei suoi teatri di guerra?

E' strano questo peso e due misure di noi occidentali: gli altri massacrano le popolazioni, aggrediscono, fanno guerre. Noi intraprendiamo solo missioni umanitarie, con qualche effetto collaterale del tutto trascurabile.

Questa difesa pelosa dei civili libici è ignoble per questa ragione che ho appena esposto, ma è anche pretestuosa nel non voler vedere che in Libia nei fatti è in atto una guerra civile, che ci sono parti belligeranti: Gheddafi con i suoi fedeli e con pagatissimi mercenari da una parte e colonnelli e insorti costituiti in milizia popolare dall'altra. E in mezzo come al solito ci sono i civili.

L'occidente confonde i combattenti anti-Gheddafi con i civili. Per schierarsi con gli insorti, li associa a cittadini in fuga, o tutt'al più a semplici manifestanti, come quelli tunisini o egiziani. Stronzate. Io lo dico chiaramente: sto dalla parte degli insorti contro il regime di Gheddafi, dei combattenti rivoluzionari che hanno deciso di aprire una nuova stagione di libertà nel loro paese. Ma non mi metto a piangere sulle cannonate e sui raid del rais. Cosa accadeva nella nostra Resistenza al nazifascismo? Cos'erano i partigiani: dei civili inermi?

Ogni lotta di liberazione esige il suo tributo di sangue, non raccontiamoci palle. I combattenti libici anti-Gheddafi, dal canto loro, non l'hanno mandato a dire ai governi del blocco NATO: fuori dai coglioni, questa guerra è faccenda nostra, interna alla Libia. E hanno già cacciato via a calci in culo degli esponenti dei servizi segreti britannici che, sbarcati all'inglese sulle coste libiche forse pensavano di fare come Montgomery a Tobruk.

La realtà è che la NATO e i paesi del centro imperialista ci hanno abituato a missioni e crociate "umanitarie" guarda caso nelle zone di interesse strategico e di controllo e possesso delle risorse primarie come il petrolio e il gas. Ci hanno scassato i coglioni con argomentazioni pretestuose per mettere le mani sui beni e le risorse dei popoli.
Non è demagogia: è un dato di fatto.

In particolare, sulla questione libica, i paesi a prevalenza anglosassone: una è un'isola, l'altro sta oltre l'Atlantico, due nomi a caso: UK e USA, che non hanno la patata bollente direttamente sotto il culo, ma sono interessati a ridefinire le proprietà, i flussi e gli usufrutti, ossia i proventi dela rapina ai danno del popolo libico a discapito per esempio dell'Italia, spingono per una soluzione militare diretta, o di appoggio sostanzioso agli insorti o di presenza militare, tanto ci hanno fatto il callo (le popolazioni UK e USA un po' meno).

Per questo, nella contesa tra ladroni, secondo il ragionamento leniniano che i tedeschi avevano meno torto degli anglo-francesi nella prima guerra mondiale, capisco le remore di Frattini. Ma ovviamente non le giustifico. Qui da noi il patto d'amicizia con Gheddafi l'hanno approvato tutti. Anche il caro Veltroni che oggi vorrebbe mettere l'elmetto per aiutare Obama zio Sam. Dormiva quel giorno in aula? No, semplicemente non c'era. Perché a lui si sa, stanno a cuore i diritti dei popoli. A scoppio ritardato.

Detto questo, la posizione migliore che la sinistra (quella che sembra essere tale) e il pacifismo possano avere è manifestare contro qualsiasi ingerenza bellica della NATO nella guerra civile libica e, nel contempo, mobilitarsi per aiutare la popolazione civile sul serio, come si faceva nei tempi di un ponte per Baghdad e con la ex-Jugoslavia. Cibo, vestiti, medicine, sanitari come quelli di Emergency. Magari a Bengasi e non a Tripoli. Senza sognare come starà facendo qualcuno duro e puro a brigate internazionali. I resistenti libici non sappiamo ancora bene chi siano. Soprattutto non sono come il governo repubblicano spagnolo degli anni '30.

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