venerdì 11 marzo 2011

UN PAESE DI CIALTRONI.

Un paese in ginocchio, ma composto, civile, organizzato. Il Giappone di queste ore sta dando prova della sua proverbiale capacità di reagire razionalmente, con spirito collettivo alle peggiori emergenze. Questo è senso della nazione. Tutto il contrario dell'Italia. Mi posso immaginare cosa sarebbe accaduto se al posto dei giapponesi ci fossimo stati noantri, che fottiamo e chiagnamo. Che rubiamo ai moribondi.

Lo abbiamo visto con il terremoto de L'Aquila, con la non ricostruzione, con l'uso strumentale da parte del sultano della tragedia abruzzese, nell'organizzazione del G8 in quei posti disastrati. Lo si è visto nelle ruberie degli amici infilati nella protezione civile, con i massaggi con la bocca fatti da avvenenti troioni a Bertolaso a compensazione di favori edilizi.

Ma davvero li vogliamo festeggiare i 150 anni dell'unità d'Italia? Io la voglia ce l'ho, ma solo per metterlo in culo a Bossi e ai suoi pezzi di merda padani. Perché poi di fatto ci siamo lasciati alle spalle, come statue del passato, i Silvio Pellico, i Bandiera, i Salvo d'Aquisto, i fratelli Cervi, le Irma Bandiera, i partigiani che morivano davanti ai plotoni repubblichini con la parola Italia tra le labbra.
Davvero vogliamo festeggiare questa Italia sempre più in mano a mafie e cavalieri pitreisti e fascisti?

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