Oggi è l’anniversario della caduta del Muro di Berlino. Non c’è dubbio che il “socialismo reale” abbia rappresentato nel secolo scorso un sistema politico e sociale totalitario, basato sull’oppressione e sulla repressione di qualsiasi forma di dissenso.
Non c’è altrettanto dubbio che una grande parte delle forze politiche comuniste sino ad allora non si sia resa conto o non abbia voluto vedere quanto accadeva al di là di quel muro. E se oggi assistiamo a una cancellazione dalla vita politica in molti paesi (non ultimo l’Italia) delle soggettività che si richiamano agli ideali del comunismo, ciò è dovuto a questo buco nero nella storia del movimento comunista, con il quale non si è saputo fare i conti.
C’è un’incapacità tutt’ora perdurante, da parte dei comunisti, di fare i conti con la loro stessa storia. Che è la storia della sinistra in Italia, che aveva il più grande partito comunista dell’Europa Occidentale.
Poco serve chiamasi fuori nel nome di un mai realizzato “comunismo eretico”, operaista, o di quello di derivazione “quartinternazionalista”, solo per fare alcuni esempi di soggettività politiche “altre” dal mainsteam storico del PCI. La responsabilità è collettiva e la riflessione deve andare sul perché un processo rivoluzionario che punta a una reale democrazia economica e sociale, involve poi in forme di dittatura di pochi sulle moltitudini.
Io faccio molto fatica a definirmi comunista. Perché al di là di anacronistiche nolstalgie, non vedo una progettualità epocale che vada al di là di quella classica, basata sulla “dittatura del proletariato”. Rifondazione in primis. Puro resistenzialismo ammantato da vecchie icone.
Cosa sono io oggi? Cosa sono io nel pensare a un cambiamento epocale che porti i cittadini della comunità-mondo a riappropriarsi del bene comune oggi rapinato dai poteri forti del capitale finanziario? Nel non rinunciare a progettare una società dove vige la forma più alta di libertà e democrazia, basata sull’abolizione delle classi sociali e di un sistema iniquo di appropriazione del lavoro altrui, del tempo, delle vite, delle risorse?
Non sono interrogativi facili. La definizione di “comunista” mi serve a poco o a nulla. Perché comunque i miei riferimenti di cittadino che riconosce la Costituzione e lo Stato risiedono in un ambito più vasto ideologicamente e che hanno una genesi ben precisa: la Resistenza al nazi-fascismo e la nascita della Repubblica Italiana. I miei padri sono Parri, Calamandrei, Terracini. Posso fare dei distinguo ideologici, come uomo di sinistra, posso ancora oggi interpretare in chiave socialista una Costituzione che ha una sua attualità di fondo e che ritengo sia tra le migliori sul pianeta. Ma senza progettazione, senza politica seria, senza unità delle sinistre, non mi piace etichettarmi come comunista. Non sono disposto a sacrificare questo processo unitario, oggi sempre più doveroso, sull’altare di un leninismo di maniera e residuale. Voglio costruire altro. Perché sono convinto che gli stessi problemi che nella quotidianeità sto vivendo io, li vivano lavoratori salariati e stipendiati, precari, disoccupati, donne, trans, gay, migranti, piccoli imprenditori e lavoratori autonomi. In una parola: CITTADINI.
Ecco, il mio spazio è quello del “citoyen”. La Rivoluzione d’Ottobre non mi dice nulla senza quella francese. In un paese che sta incancrenendo le istituzioni, dove i cittadini sono sempre più sudditi, dove esiste un muro, invisibile “grazie” a milioni di tubi catodici, la nuova Resistenza non può avere ristretti connotati ideologici.
Ma non è un caso che io abbia detto: faccio fatica a essere comunista. Fatica, sì, ma lo sono. Se essere comunisti fosse pensare che la dittatura del proletariato sia la strada giusta, e all’ordine del giorno, non sarei comunista. Perché lo Stato non è un’entità che sta dalla parte delle classi dominanti per definizione. Certo, in buona parte è espressione del dominio del capitale finanziario e monopolista sulle altri classi sociali. Ma è anche qualcosa di più complesso. Soprattutto è un terreno che per Costituzione abbiamo la possibilità di conquistare attraverso il voto, con la partecipazione nelle istituzioni. Il che non è in inconciliabile contraddizione con la lotta di classe. Ne è un momento. Ne deve essere un momento.
Oggi sovversivo è chi attacca la Costituzione cartacea e sostanziale del paese. Sono i potentati che col signoraggio e il loro sistema di potere negano l’esercizio della democrazia economica, sancita dal’art. 41 della nostra carta costituzionale. È l’autoritarismo di Berlusconi e soci, la violazione di tre diritti fondamentali: alla vita, alla difesa e alle ispezioni in luogo carcerario da parte di un eletto dal popolo che ne ha facoltà, esercitata da corpi corrotti e fascisti dello Stato.
Io, comunista, purtroppo senza progetto, ma con un’utopia che mi scalda il cuore, non sono sovversivo. Valorizzo la storia del mio paese, le sue istituzioni. Perché queste appartengono alla gente, come le risorse, il tempo, la vita.
Un muro è crollato vent’anni fa. Io vidi quelle rovine e piansi sulla tomba di Brecht. Ma la mia rabbia di oggi, trae linfa dalla consapevolezza che altri muri, più potenti, spesso invisibili, albergano nel mondo e nella vita dei popoli. Che la nostra parte, quella che ha “vinto” si è tenuta la voracità di potenti che non ascoltano neppure il richiamo della specie, in questa crisi di civiltà, in un mondo in cui prima del finire del primo secolo vedrà il mare sommergere terre emerse, città, fabbriche, culture, il benessere di pochi. E con esso la nostra arretratezza. Una civiltà decandente non come le altre succedutesi, perché definitivamente decadente.
Siamo al capolinea e il peggio era ed è di qua. Se non comprendiamo questo, senza riabilitazioni o nostalgie, non potremo iniziare la nuova Resistenza, l’ultima. In difesa della vita stessa.
Interessantissimo!
RispondiEliminaPer completare l'argomento invito a dare un'occhiata al mio blog sui confini, dove alla pagina "RDT (Germania Est)" c'è una ricca galleria di foto ad alta definizione, raffiguranti i confini berlinesi anche nel periodo "pre-muro" 1950-1961.
Saluti cordiali!
Grazie per l'indicazione, vado a visitare il Suo blog. Cordiali saluti. Spartaco.
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