lunedì 2 novembre 2009

A SENSO UNICO/2



Sul caso Blefari Melazzi, la brigatista morta suicida in carcere, in condizioni di palese insanità mentale, voglio spendere qualche parola. Con una premessa: non mi interessa valutare cosa abbia commesso questa persona, perché tutti i cittadini, al di là dei reati da loro commessi, dovrebbero avere lo stesso trattamento secondo quella che è una società giuridica di un paese che vuole definirsi democratico e rispettoso delle carte internazionali dei diritti umani. Certo è che il terrorismo, qualunque colore abbia, va condannato e perseguito nei termini di legge. Punto.
Detto questo, ribadisco: il problema non è cosa abbia commesso un cittadino; è una questione di stato di diritto: ogni cittadino in potestà al sistema giudiziario e alle forze di polizia va trattato secondo i diritti civili e umani che un paese civile e democratico, che non sia una dittatura cilena, ha l'obbligo di garantire. Il caso della Blefari Melazzi, a quanto sembra di capire dai giornali, è quello di una persona psicolabile e schizofrenica, ossia in condizioni inidonee a una detenzione in carcere. Ma la logica che è stata esercitata sui due soggetti (che hanno storie diverse e Cucchi non era certo un terrorista) è la medesima: in un contesto punitivo e non riabilitativo il cittadino diventa vittima di logiche premiali o di vendetta che vivono negli iter burocratici del sistema giudiziario (caso Blefari Melazzi), o addirittura e peggio, come nel caso di Cucchi il cittadino viene sottoposto a forme di violenza verbale, costrittive, che possono sfociare in violenza fisica, giustificata dalla condanna morale del reato. In parole povere: la nuova legge sulla droga, che equipara droghe pesanti a droghe leggere, consumo personale e piccolo spaccio a grande spaccio, ha favorito, legittimato i comportamenti criminali messi in essere da anonimi stipendiati dallo Stato.
Ma la logica è la medesima: il disprezzo per il cittadino che compie un certo tipo di reati. Perché non leggeremo mai di un pestaggio a sangue di un bancarottiere o di un funzionario della pubblica amministrazione corrotto. Tutta gente che esce di cella al primo "oddiocomemisentomale!".

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