mercoledì 23 febbraio 2011

DICIAMOLA TUTTA...


Certo, non appena l'Egitto è entrato in crisi, Francia e Germania hanno bloccato le forniture di armi. E ora rimproverano al governo Berlusconi (non lo chiamo italiano perché non è il mio governo) le risposte tardive, le ambiguità.
Io rimprovererei il caos mentale e l'impreparazione di chi avrebbe dovuto muoversi subito per rinpatriare i nostri cittadini e non l'ha fatto e non sta facendo un cazzo o lo sta facendo male anche adesso. E di connazionali ne abbiamo a centinaia là, esposti a una guerra civile sanguinosa, della quale i responsabili sono negli alti ranghi del regime di Gheddafi, tra i rampolli della sua famiglia, ma anche dall'altra parte del Mediterraneo e dell'oceano, ossia chi ha foraggiato in mille modi la Libia del colonnello.

Ma detto questo, mi fa altrettanto schifo l'opportunismo delle potenze europee, che hanno campato per decenni su queste dittature che macinavano energia per le nostre case e le nostre industrie, da Milano a Lione passando per Dusseldorf, che hanno mantenuto satrapi sanguinari (e lo sapevano i nostri governi) che garantivano in cambio lo status quo, la pax occidentale, che è una pax imperiale, non certo democratica nei cortili di casa.

Hanno poco da stigmatizzare la Merkel, Cameron e Sarkozy, l'imbecillità di Berlusconi, che faceva i baciamani a Muammar solo pochi mesi fa. Che solo pochi mesi fa faceva campagna media per il dittatore, mandandogli centinaia di ragazzine per false e propagandate conversioni all'Islam.

Caro Prodi, tu dici che è una questione di stile. Non basta e non è questo che fa la differenza. E' ora di finirla col separare le ragioni economiche dalla necessità di favorire pacificamente e col dialogo la democrazia nel mondo, col tutelare senza se e senza ma i diritti civili, politici, sindacali in casa propria, ma anche in casa degli altri. In questo secondo caso però si fa finta di farlo solo nelle aree scomode per noi occidentali. E allora si passa direttamente ai bombardamenti sui civili e alla guerra.

Ma non si rendono conto da questa parte del Mediterraneo e nelle fredde capitali del centro e del nord Europa, che il crollo dei regimi arabi più o meno filo-occidentali rappresenta e fa seguire il crollo delle politiche occidentali stessi, del modo di rapportarsi e persino di transare economicamente nel mondo?
Questi avvenimenti sono solo i primi sordi brontolii del terremoto. Perché la crisi di sistema globale apre a nuovi scenari. Ora sappiamo che i popoli del terzo mondo, anche quelli che abbiamo appena sotto i nostri stivali, non sono più disposti a pagare con una miseria ancora più grande, con la fame nera, con la privazione dei più elementari diritti, gli ultimi scampoli d'un benessere ormai pezzente che è solo nostro, per noi, corroso come i conti di bilancio dai titoli spazzatura, e per questo più prezioso.

Ma si potrebbe dire che dei popoli in miseria senza contropartite minime stanno facendo altare il banco. Iniziano a giocare a un altro gioco, non iniziano nuove partite con medesimi scenari.
Questa è la paura dell'Occidente. Berlusconi si muove su altri piani, quelli della corruzione, dei vantaggi che ha tratto dai rapporti con Gheddafi, con Putin, dalle laute creste su gas e petrolio. Altro che scandalo Ruby. Non vuole disturbare il colonnello.

Questo è un conto che dobbiamo saldare qui in Italia, ma la logica è la stessa in tutto il mondo Occidentale. Lecita o criminale, la speculazione deve cessare. Le democrazie devono nascere in Egitto, Tunisia, Libia e altrove delle periferie imperiali, ma devono rinascere anche qua. L'agenda della politica estera europea, come quella di politica interna non deve essere più dettata dagli appetiti di quattro pescecani che si ritrovano a Davos ogni anno.
La sovranità va restituita al popolo là come qua.


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