sabato 19 febbraio 2011

IL GESTORE DI QUESTO BLOG

A questo punto, vorrei precisare alcune cose. Perché forse, a volte, nella mia veemenza locutoria le mie posizioni politiche possono sembrare estreme.
Nulla di tutto ciò. Ogni mio ragionamento, anche di forte critica al PD, per esempio, nasce da un forte senso di appartenenza al nostro sistema democratico.
Sono un democratico. Certo, comunista, sostenitore di forme di democrazia diretta, dal basso, ma difensore proprio per questo della nostra Costituzione.

Perché dico questo? Perché di questi tempi non si sa mai. Abbiamo un governo che oltre a essere reazionario (e questo non è un fatto illegittimo: la conservazione, il neoliberismo se nelle regole della convivenza democratica hanno tutto il diritto di essere espressi ed esercitati), sta ormai uscendo dal lecito. Attacca la democrazia stessa, i poteri dello Stato. La nascita stessa della sua maggior forza politica: Forza Italia prima e PdL poi, ha delle zone d'ombra inquietanti, per le collusioni con lo stragismo mafioso e con i servizi deviati. Che se si chiamano deviati una ragione c'è. La deviazione è dalla democrazia.

In più di un'occasione ho sostanziato cosa intendo per socialismo, per democrazia diretta. Nulla che non sia compatibile con la Costituzione Italiana. Lo stesso leninismo, quello della "dittatura di una classe", è compatibile con essa, considerando la "dittatura" un governo eccezionale, dato da una situazione eccezionale. Quello indicato da Marx, Engels e Lenin, ha una forte valenza democratica: è esercizio del potere democratico delle classi sfruttate.
Oggi, nell'Italia repubblicana, può essere assimilabile a una forte parecipazione dal basso alla vita politica da parte delle masse popolari: democrazia diretta, autogestione, come sale della democrazia rappresentativa, normata e regolata dalle nostre leggi repubblicane.


Oggi c'è bisogno di questo. Perché se i lavoratori, le donne, i cittadini torneranno alla vita politica con una forte spinta dal basso, ciò dovrà essere nell'ipotesi di un allargamento della base sociale alla partecipazione democratica, nell'ipotesi di una sconfitta delle forze oscurantiste che hanno dominato la scena politica in tutti questi anni e non solo. Che hanno manovrato anche dietro le quinte.

Non è complottismo, ma richiesta di verità. Verità su tutte le stragi che hanno sconvolto il nostro paese. Non è faziosità, ma richiesta di trasparenza nella gestione della res publica per il bene di tutta la comunità e da parte di forze realmente rappresentative della società. Oggi, in questa situazione così non è.

Oggi, ciò che sembra eccezionale, quasi utopistico, è invece una gestione della cosa pubblica da parte delle masse popolari. Un evento auspicabile, che dovrà inverarsi e poi ritrovare una normalità nell'esercizio di una democrazia rappresentativa. Intendiamoci: non una contro-azione, un "contropotere" di ristretti gruppi dell'estrema sinistra, ma un muoversi di tutta la società civile.

La manifestazione dello scorso sabato la vedo come la dimostrazione di una possibilità latente, che può svilupparsi. Proprio davanti a un ceto politico sordo anche in chi si ritiene d'opposizione, che potrebbe accogliere la proposta di Padellaro, ma non lo fa.
La mia critica al PD in primo luogo, parte dalla sua ambiguità, dalla sua partecipazione di ceto ai giochi di palazzo, dall'uso strumentale che fa della piazza, ossia: delle lavoratrici e dei lavoratori, della sua stessa base sociale, del popolo di sinistra, a tutto vantaggio di ben altre cordate e comitati d'affari. Basta andare a vedere la sua politica nelle PA e in Parlamento. I suoi ceti di riferimento sono parti importanti della borghesia, non la classe operaia e il proletariato.

In conclusione non c'è nulla di eversivo in ciò che sostengo. La cesura è forte rispetto pure alle progettualità antistatuali degli anni '70, che sostenevano "l'abbattimento dello stato borghese". Io dico che un'altra società, più giusta e basata sull'uguaglianza sociale è possibile nella piena continuità storica e politica dell'edificazione costituzionale che i nostri padri fondatori hanno iniziato dopo la guerra di liberazione dal nazifascismo. Anzi, aggiungo di più: senza democrazia pluralista, senza confronto e alternanza tra le parti sociali e politiche, questo cambiamento non è possibile. Sono possibili solo le tragedie della storia, della cui eredità anche la sinistra ne porta il peso.

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