venerdì 25 febbraio 2011

GHEDDAFI ULTIMO ATTO E I SOLITI "ANTIMPERIALISTI".


Siamo alle ultime battute. Gheddafi è circondato nel suo bunker a Tripoli, mentre la popolazione libica sta insorgendo, appoggiando i ribelli, ossia quella parte dell'esercito e di irregolari combattenti che ha deciso di chiudere i conti col colonnello sanguinario.

Non so bene cosa stia accadendo, le informazioni che arrivano dalla Libia sono confuse e frammentarie, ma due cosiderazioni si possono fare. La prima.
Il fatto che Gheddafi si sia affidato in buona parte a mercenari assoldati in paesi africani, ma anche nell'Europa balcanica e slava, ci dice che non si fidava molto del suo esercito che, alla prova dei fatti si è spaccato e sfarinato in diserzioni di massa e passaggio di militari e mezzi dalla parte degli insorti. E' di queste ora l'apparizione nelle notizie di una sorta di CLN composto da nove colonnelli. Sembra.

E qui veniamo alla seconda considerazione. Le insurrezioni popolari non nascono mai per caso. Con tutta probabilità c'è qualcuno nella classe politica libica e nell'esercito che ha lavorato per arrivare a rovesciare Gheddafi. Qualcuno influente presso le varie tribù che compongono la società libica. Qualcuno che conosceva le reazioni sanguinose del regime alle proteste sociali e che sapeva cosa questa avrebbe provocato nella società libica in generale. Tra Gheddafi e le tribù che hanno visto i propri figli massacrati ha iniziato a scorrere il sangue. Un calcolo di sicuro.

La stragrande maggioranza dei tiranni, si sa, sono sanguinari e stupidi. Così è stato Gheddafi. Se c'è qualcuno che ha manovrato la reazione suicida del rais, è sperabile che questo qualcuno manovri poi per arrivare a una vera democrazia nel paese e a una stabilità. Perché una polveriera più o meno talebana sotto il nostro culo non se la augura nessuno.

E qui arriviamo a una terza questione: di politica internazionale. Io non credo che questa sia stata una manovra dell'Occidente. Questo qualcuno è "squisitamente" libico, come è egiziano in Egitto e tunisino in Tunisia. Si sono create le condizioni economico-sociali e quindi politiche per un nuovo corso nei paesi sahariani e in molti altri sino allo Yemen. Fame, repressione, una mancanza di libertà civili che nell'era della rete globale, francamente, spingono vaste masse giovanili alla ribellione.
Al contrario, i paesi occidentali, USA ed Europa in testa, non hanno visto di buon occhio la messa in discussione di uno status quo che faceva fare buoni affari e consentiva la stabilità internazionale, attraverso questi tiranni.

Ma arriviamo alla quarta questione: sembra che Chavez, Castro e Ortega abbiano dichiarato sostegno a Gheddafi dichiarando che questa sollevazione è un tentativo dell'Occidente di mettere le mani sul petrolio e il gas libici.
Se queste posizioni fossero vere, saremmo alla presenza per l'ennesima volta di una realpolitik miope, che guarda solo al proprio fronte interno, da parte di paesi che potrebbero esprimersi in modo ben diverso nel considerare anche le libertà civili degli altri popoli, sacre esattamente come quelle dei loro. Una realpolitik che preferisce chiudere un occhio (o tutti e due) sui massacri e il fascismo iraniano e di Gheddafi per difendere gli equilibri nell'OPEC o nel fronte dei paesi non alleati con gli USA e la NATO.

Non mi piace il filo "rosso" che parte dalla Cina e arriva alle dittature africane, passando per i socialismi populisti e bolivariani dell'America Latina. Questi ultimi hanno tanti aspetti positivi, ma si comportano nei confronti degli altri popoli esattamente come gli imperialisti che combattono: un buon rapporto di affari e scambi con integralisti islamici e galere a cielo aperto.

Ma più in generale, deve finire l'era delle "democrazie popolari" che vivono in un'emergenza continua, che si alimentano di nemici esterni più o meno reali. Regimi che di popolare e democratico hanno poco o nulla, magari giusto le "buone intenzioni" scritte in uno statuto costituzionale, ma poi le galere si riempiono di dissidenti. Lo si è visto con il socialismo reale, lo si vede in questi rimasugli di socialimo panarabo, misto a un nazionalismo populistico e demagogico.

Non ci trovo nulla di rivoluzionario e antimperialista in dittature che limitano le libertà più elementari o in gruppi di potere che si perpetrano grazie al loro populismo, alla difesa della patria dal nemico esterno. Dalla Cina a Cuba, passando per i paesi arabi nazionalisti, non si è prodotto nulla di meglio rispetto alle democrazie parlamentari e liberali occidentali. Anzi.

Rivoluzione significa resistere agli attacchi dell'imperialismo rispettando le libertà democratiche, non prendere i primi a giustificazione di misure liberticide e anti-democratiche. Se la sinistra mondiale alternativa alle socialdemocrazie filo-capitalistiche non capisce questo, non avremo più alcuna alternativa rivoluzionaria al sistema capitalistico globalizzato.

Mi si potranno portare le analisi più elucubrate di questo mondo, ma se in un paese un blogger che dice la sua opinione finisce oscurato o, peggio, in galera, in quel paese non esiste libertà. Punto.

Nessun commento:

Posta un commento