mercoledì 1 dicembre 2010

IL BOTTO


C’era un manifesto di una qualche organizzazione della sinistra extraparlamentare degli inizi anni ’70, in cui si vedeva un cordone di operai travisati e la headline recitava pressapoco così: FIAT. I ricambi sono una cosa importante. Ci sono giorni che valgono anni e mesi che valgono lustri, se non secoli. E’ quello che sta accadendo in queste ultime settimane. In Italia, movimenti così vasti e poderosi, non si vedevano da tempo. La crescita politica che si va svilppando negli studenti in questo ciclo di lotte ci fa ben sperare un’uscita dall’endemia di un ristagno apolitico dei giovani, a cui ormai eravamo abituati.
Una critica politica, sociale così vasta e profonda non si vedeva dai tempi dei movimenti studenteschi e dei lavoratori negli anni ’60 e ’70. Non credo che sarà un fuoco di paglia. La Grecia ha dato il via e poi la Spagna, la Francia il Regno Unito. Nella crisi finanziaria del capitale, che diviene crisi economica generale selvaggia, le cosiddette “democrazie” forti dei media e delle concentrazioni di capitali e del potere di casta pagheranno un costo alto con la rottura irreversibile della “pace sociale”. Le politiche degli establishment neoliberisti o pseudoliberalsocialisti dovrebbero cambiare troppo, per poterselo permettere.
Troppi privilegi, meccanismi di distribuzione della ricchezza sociale, delle clientele devono essere messi in discussione. Per cui, se guardiamo all’Italia, ci sono forze politiche che si candidano a guidare l’opposizione, che definire inadeguate è persin un eufemismo. Tra questi c’è ovviamente il PD. Il suo “popolo di sinistra” gli fugge via come sabbia dalle dita, verso i Vendola o i Pisapia di turno.
C’è un bisogno sacrosanto e ineludibile di pulizia, di repulisti per essere più cinico. Tanto da far pensare al “botto” ben auspicato dal grande Monicelli, non una rivoluzione proletaria socialista classica (anche se le forze del salario e del precariato sono in prima fila e forze trainanti), ma una sana rivoluzione francese, dove tante teste, metaforicamente parlando (spero...) hanno da cadere, cricche, cordate, poteri mafiosi e clientelari.
Una rivoluzione di citoyen vessati da mille orpelli, irrisi dai potenti che fanno quel cazzo che vogliono. Una rivoluzione che tocca strati sociali non soltanto “proletari”, con strati sociali della piccola e media borghesia ridotta alla povertà, una piccola e media imprenditoria saccheggiata da un fisco sordo e schifoso che fa rientrare e tutela i grandi capitali a discapito dei beni privati e delle attività economiche delle classi medie.
Quello che si sta prefigurando nella società civile è un vero movimento di liberazione che non può essere rappresentato e guidato con i vecchi schemi della politica, degli attuali partiti che, in complesso hanno gruppi dirigenti e di gestione della cosa pubblica con troppo da perdere e nulla da guadagnare da questo botto.
La slavina di giovani, e meno giovani (se guardiamo ai ricercatori universitari con capelli grigi e radi) che la peggiore contro-riforma dell’istruzione abbia mai avuto il paese ha creato e alimentato, è molto più che ossigeno per i ceti sociali subalterni in una società incancrenita da generazioni di parassiti e garantiti che se ne sono fottute dei posteri. E’ il segno che l’orso s’è svegliato, che chi dovrà vivere da adulto, da cittadino nel futuro già prossimo, non è disposto a pagare il conto lasciato da altri. Sul piano economico, ambientale e anche politico.
Questa è anche la grande differenza con i movimenti studenteschi e operai del Novecenti. Qui non c’è nessuno che vuole sovvertire un potere statale, distruggere una borghesia. Qui c’è la parte più sana della società che vuole non essere più suddita, ma cittadina, che vuole riprendersi la sovranità che poteri forti sfuggiti dal controllo popolare e democratico hanno rubato, questi sì golpisti nei fatti, a tutti noi, stravolgendo il concetto stesso di democrazia.
Ecco l’accostamento forte con la prima rivoluzione borghese della storia. Sui connotati del botto sarà da capire, da decidere. Certo, il botto dovrà essere fatto secondo le regole della nostra carta costituzionale, secondo trasparenza. E la tendenza dominante è democratico-costituzionale, non eversiva. Ma è inevitabile che sarà fatta anche secondo lo sviluppo del vero potere sovrano del popolo. Che non nasce solo da un’urna, asfittica se influenzata da chi detiene il monopolio delle informazioni e gestisce il consenso. Che nasce da organismi di massa che si creano nel conflitto sociale in atto. E’ la vera autonomia politica dei movimenti sociali, che nessun PD e leaderino di turno potrà e dovrà cavalcare. Altrimenti, Mario, che botto sarebbe?


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