sabato 4 dicembre 2010

VIVA ZAPATERO?


Mi ricordo il titolo di uno spettacolo della grandiosa Sabina Guzzanti: "Viva Zapatero". Una modalità per criticare un centro-sinistra italiano ignobile e inciuciaro. Della serie: va bene tutto ma basta con questa politica di casta. Dimenticandoci della "politica alta", quella che va oltre il mercato delle vacche e il meretricio generalizzato che è ormai la politica italiana. E della "politica altra", quella civile, che nei paesi democratici è di default. Nemmeno un Del Bono potrebbe esistere come tipologia di politico accettato e apprezzato "nonostante".

Ma andiamoci piano. Se vogliamo andare nella politica nobile, dove il socialismo è socialismo e la democrazia liberale è democrazia liberale, stiamo attenti a cosa significa oggi la politica delle sinistre labour, socialiste e socialdemocratiche in Europa.

Era dai tempi del franchismo che in Spagna non si precettava con l'intervento dell'esercito, con la legge militare contro dei lavoratori. Ci è riuscito il socialista Zapatero nei confronti dei controllori di volo in sciopero proprio in queste ore.
E' la manifestazione più evidente su da che parte stia quel socialismo che oggi aedi obamiani e post-obamiani stile SEL decantano.

Come con Papandreu in Grecia. La ricetta è unica per tutte le forze politiche del liberalismo, del lib-lab e del socialismo "democratico": prima vengono gli interessi delle banche e del capitale finanziario, poi, semmai, quello delle classi popolari.
E se l'opposizione sociale e dei lavoratori cresce e manifesta, c'è la repressione, la precettazione. Il punto di vista "neutro" dei bilanci e dei conti che "devono quadrare", è l'unica quadratura del cerchio possibile per questi gruppi dirigenti.
Con qualche beneficio d'inventario per il socialismo francese, alle prese con una destra di governo arrogante.

Le lotte sociali, e non solo degli ultimi mesi, insegnano che quello che conta è la pressione che possiamo esercitare su questi esecutivi schierati dall'altra parte nel nome degli "interessi del paese".
Nulla nasce senza sacrificio, senza lotta. Tutto va conquistato. Il sistema deve saltare. La stessa cura di Castro, quando esortava i paesi del Terzo e Quarto Mondo a non pagare il debito con il FMI e le banche occidentali, va adottata qua nell'Occidente sempre più depauperizzato e deindustrializzato dalla globalizzazione: non ci sono banche da sostenere, ma va imposto un esproprio generalizzato di risorse alienate da interessi privati e una redistribuzione di ricchezza sociale a favore dell'economia reale, del lavoro, delle fasce sociali tartassate da una crisi strutturale irreversibile.

Non è irresponsabilità. E' che il capitalismo globalizzato e neoliberista come sistema, giunto a questo punto, non ha vie d'uscita che non siano devastazione dell'eco-sistema, guerre di rapina e politiche di massacro sociale. Per questo, che al governo ci siano destre o sinistre cambia poco per i cittadini meno abbienti.

Stiamoci attenti allora, soprattutto in tempo di elezioni, soprattutto quando andiamo a costruire alleanze politiche. Già uscire dal mercato delle vacche è giusto e doveroso. Ma senza tanti viva a vanvera. E soprattutto senza darci lo "zapatero" sui piedi.

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