giovedì 2 dicembre 2010

LA VISIONE STRUMENTALE DELLA NOZIONE DI TERRORISMO




Io non conosco le finalità di Julian Assange con rivelazioni su Wikileaks. Danaro? Probabilmente. Di Don Chisciotte strambi alla Bobby Fischer non se ne vedono molti. Ma in tutta questa vicenda di inquietante vedo solo l’uso molto estensivo della categoria “terrorismo”, che i media più asserviti agli establishment governativi e i vari portavoce come Frattini e la Clinton, stanno portando avanti.

A parte il fatto che terrorista, semmai, è colui il quale utilizza la violenza, le armi, le bombe per creare terrore, il terrore sanguinario come strumento politico. In realtà quello che sta passando, sulla nozione terrorismo, è tutto ciò che destabilizza i poteri forti, quelli reali. Diventa terrorismo per definizione ogni atto contrario alle politiche governative.

Quindi, secondo passaggio logico, viene associata alla democrazia tout court, a un sistema democratico, una politica di governo, la quale diviene insindacabile, soprattutto se attaccata sul serio e non semplicemente oggetto delle solite polemiche e rimpalli, delle manifestazioni di piazza che tanto non fregano una beata ai governati vari.

Invece, a dire il vero, una bella sana trasparenza nelle questioni politiche, dovrebbe diventare il sale della politica stessa e dell’amministrazione della res publica. Perché i cittadini non devono sapere? Se non devono sapere, non sono più cittadini, ma diventano sudditi che demandano a un’oligarchia di politicanti l’agire politico. Parco buoi che deve solo mettere una X.

Dietro la criminalizzazione di questo signore di WL c’è questa logica. La questione, quindi, non verte su cosa si è detto, ma sul fatto che si è detto.

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